Il busto è stato ricomposto da una decina di pezzi con numerose integrazioni ed è probabilmente pertinente a una statua di Artemide cacciatrice, come lascia supporre la presenza della bandoliera a tracolla che allude alla presenza della faretra sulle spalle. La testa, antica ma non pertinente, è caratterizzata dallo sguardo intenso ed espressivo dei grandi occhi sporgenti, infossati per effetto delle arcate sopracciliari profondamente incurvate che può ricordare vagamente alcuni ritratti ellenistici di ambito tolemaico. La complessa pettinatura, con i capelli portati indietro in bande ondulate raccolte all’occipite in un cercine, è stata messa in relazione con opere della prima metà IV sec. a.C. Aspetti tecnici e formali suggeriscono sia per il busto che per la testa Borghese una datazione al II sec. d.C.
Collezione Borghese, citato per la prima volta nell’Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C, p. 41, n. 9 (portico). Acquisto dello Stato, 1902.
Il busto muliebre, di ignota provenienza, è menzionato per la prima volta nell’Inventario Fidecommissario Borghese del 1833 fra i sedici disposti sui mensoloni nel vestibolo d’accesso, dove tutt’oggi è collocato.
Ricomposto da una decina di pezzi con numerose integrazioni (seno destro, braccia, porzioni posteriori delle spalle) è probabilmente pertinente a una statua di Artemide cacciatrice, come lascia supporre la presenza della bandoliera a tracolla, indossata sopra al chitone smanicato, che allude alla presenza della faretra sulle spalle.
Probabilmente in occasione del restauro ottocentesco, in vista dell’allestimento nel vestibolo del Casino, il busto venne integrato con una testa antica non pertinente. Lo sguardo intenso ed espressivo dei grandi occhi sporgenti, con palpebre spesse e marcate, infossati per effetto delle arcate sopracciliari profondamente incurvate e appesantiti dal rigonfiamento dei cuscinetti sopraorbitali, può ricordare vagamente alcuni ritratti ellenistici di ambito tolemaico, quale la testa in marmo di Arsinoe III del Serapeo di Alessandria (217-204 a.C.) (Alessandria, Museo Nazionale, inv. 3908; Brophy 2015, p. 144, n. 75). La testa dall’ovale allungato con alta fronte triangolare presenta una complessa pettinatura, con i capelli leggermente sollevati sul davanti e portati indietro in bande ondulate raccolte all’occipite in un cercine: è stata messa in relazione con una testa simile a Monaco (Schmidt 1932, p. 239, figg. 20-21) e con il tipo di Musa testimoniato da un busto dalla Coll. Golitzin all’Hermitage di San Pietroburgo (Picard 1948, pp. 796 ss., figg. 357-358) e la testa a Vienna Collezione Liechtenstein (Picard 1948, pp. 800 ss., figg. 359, 361). Tali opere, databili nella prima metà IV sec. a.C. sarebbero all’origine della cd. Melonenfrisur adottata in figure femminili elaborate dall’ateniese Silanione in età classica.
Aspetti tecnici e formali suggeriscono sia per il busto che per la testa Borghese una datazione al II sec. d.C.
Jessica Clementi