Il frammento di torso, proveniente dagli scavi nella tenuta Borghese di Mentana svolti fra 1832-1833 è di dimensione maggiore del naturale. La figura indossa un mantello appoggiato sulla spalla sinistra, che scende quasi verticalmente lungo il braccio sinistro, disteso lungo il corpo, avvolgendosi intorno ai fianchi e coprendo le gambe. Lo schema iconografico riprende modelli classici nei panneggi ed è particolarmente diffuso in età romana per ritratti di personaggi di alto rango o imperatori. Probabilmente pertinente a una statua ritratto con funzione funeraria, può essere datato al II sec. d.C.
Dagli scavi nella tenuta Borghese di Mentana (1832-1833); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C, p. 41, n. 7. Acquisto dello Stato, 1902.
Il frammento di torso proviene dagli scavi nella tenuta Borghese di Mentana, svolti fra 1832-1833, nei pressi della Cappella del Romitorio, che restituirono un “Torso virile di statua imperiale involto con clamide di un vero grande stile eccellente riguardo l’arte, scolpita in ottimo marmo” (Archivio di Stato di Roma, Camerlengato II, tit. IV, b. 204, fasc. 1219), e il gruppo frammentario di Leda con cigno esposto nel Portico (inv. IV).
La figura, maggiore del naturale, è a torso nudo e indossa un himation appoggiato sulla spalla sinistra, che scende quasi verticalmente lungo il braccio sinistro, disteso lungo il corpo, avvolgendosi intorno ai fianchi e coprendo le gambe. Originariamente effigiava un uomo stante sulla gamba sinistra e con la destra leggermente scartata di lato; l'anca destra sollevata è controbilanciata dal movimento opposto della spalla sinistra leggermente sollevata.
Lo schema iconografico riprodotto è particolarmente diffuso in età romana per ritratti di personaggi di alto rango o imperatori. In età imperiale si assiste infatti a una ripresa di modelli classici nei panneggi, riservando soprattutto alla famiglia imperiale – in contesti pubblici – l’accesso a tipi statuari di divinità e privilegiando in particolare lo schema in cui il mantello, prima di cingere i fianchi, si avvolgeva alla spalla sinistra (cd. Jupiter-Kostüm o Hüftmantel-typus con Schulterbausch; si veda a titolo di esempio la statua del Divo Claudio dal Metroon di Olimpia, Mus. Olimpia, inv. lambda 125; Cadario 2011). Il tipo statuario conobbe l’acme in età giulio-claudia, con un forte incremento soprattutto sotto Caligola e Claudio.
Nello specifico, il torso Borghese, con la stoffa ricadente dalla spalla sinistra, ricorda il tipo dell’Asklepios Campana all’Hermitage, datato generalmente al tardo ellenismo e noto da esemplari superiori al naturale o di ridotte dimensioni, che prende il nome dalla statua colossale a San Pietroburgo (Inv. A 385; Holtzmann 1984, p. 884, n. 261; sul tipo anche Kranz 1989, pp. 121-124; Vorster 1993, n. 32). Secondo Heiderich (1966, pp. 7-16) il prototipo risalirebbe all’Asklepios di Sicione, opera che le fonti legano a Calamide (Paus., 2, 10,3), mentre altri studiosi come De Miro vi ravvisano piuttosto l’Asklepios che in coppia con Hygea si trovava nel tempio di Athena Alea a Tegea, opera di Skopas (Paus., 8, 47,1; 8, 54,5).
La rigida matericità del panneggio, con poche pieghe profondamente incise e dai bordi netti che giacciono pesanti e pastose sul corpo, trova confronti con una delle repliche del tipo conservata a Berlino (Berlin, Staatliche Museen, Antikensammlung, inv. Sk 90; Heilmeyer, Heres, Maßmann 2004, p. 43) e varie statue di togati (cfr. Goette 1990, p. 133 n. 56 tav. 19,3; p. 134 n. 65 tav. 20,3) stilisticamente inquadrabili nel II sec. d.C.
Al medesimo orizzonte cronologico va ascritto il torso Borghese, probabilmente pertinente a una statua iconica con funzione funeraria, come suggerisce il contesto di rinvenimento.
Jessica Clementi