La testa, innestata su un busto moderno, riproduce il tipo iconografico dell'Ercole in riposo, in particolare nella variante Pozzuoli-Antinori, nella quale la leonté, la pelle del leone nemeo, ucciso dall'eroe, ricopre il capo con il muso e le zampe anteriori sono annodate sul petto. Il modello originale è attribuito al bronzista Lisippo da Sicione, operante nel IV secolo a.C., del quale la testa Borghese è da ritenere una replica inquadrabile nel II secolo d.C.
Ercole è raffigurato con il capo coperto da una massa compatta di riccioli, che si congiungono con quelli della folta barba, più lunghi all'altezza del mento. Lo sguardo dall'espressione severa è accentuato dalle palpebre pesanti e dagli occhi infossati.
All'interno della Palazzina Borghese il Nibby ricorda per la prima volta nel 1832 la scultura esposta nella seconda sala, sua attuale collocazione.
Collezione Borghese, ricordata per la prima volta nel 1832 nella II sala dal Nibby (p.72). Inventario Fidecommissario Borghese, C., p. 45, n. 66. Acquisto dello Stato, 1902.
Il Nibby nel 1832 riporta la collocazione nella sala II, dove la colossale testa di Ercole è attualmente esposta e la definisce di “buon lavoro” (p. 72). La camera, denominata anticamente “del Sole” per la presenza di una statua radiata del dio (Nibby 1832, p. 66), accoglie una sorta di ciclo eroico erculeo, che ricorre in diverse iconografie tra le opere della raccolta Borghese.
La scultura, di dimensioni colossali, conserva di antico la testa, posta su un busto moderno e coperta dalla leontè che scende dalla sommità sulle spalle e si annoda con le zampe sul petto.
Il capo è leggermente reclinato in avanti e coperto da una massa di corte e fitte ciocche che arrivano a congiungersi con la folta barba davanti alle orecchie. La lavorazione della barba appare simile ma arricchita da riccioli dal marcato effetto chiaroscurale, reso dall’uso del trapano. Gli occhi, sormontati da pesanti palpebre, sono infossati e la piccola bocca appena dischiusa.
La replica Borghese dell’eroe, inquadrabile nel II secolo d.C. riproduce il tipo iconografico dell’Ercole in riposo, ampiamente conosciuto e riprodotto in opere scultoree e nelle produzioni numismatiche. In particolare, gli elementi caratteristici sembrano legare l’opera al tipo “Pozzuoli-Antinori” il cui archetipo è rappresentato da una statua proveniente da Pozzuoli e conservata al Museo Archeologico di Napoli, nella quale la testa dell’eroe è coperta dal muso del leone e sul petto sono annodate le zampe anteriori dell’animale. Il tipo è rappresentato inoltre da una statuetta della collezione Antinori a Firenze (Moreno 1994, pp. 491-492; Moreno 1995). L’archetipo si fa risalire a un originale bronzeo della fine del IV secolo a.C., attribuita al bronzista Lisippo di Sicione.
Giulia Ciccarello