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Testa di Madonna

Maniera di Pippi Giulio detto Giulio Romano

(Roma 1499 ca. - Mantova 1546)

Ritenuta a lungo una copia di dimensioni maggiori della Madonna della Perla di Madrid, l'opera è da considerarsi un prodotto della bottega di Giulio Romano, fortemente influenzata dalla maniera di Raffaello e di Leonardo. Rappresenta la testa della Vergine Maria la cui resa, unita al modellato del viso, delle chiome e del panneggio, giustifica la sua esclusione dal catalogo del Maestro.


Scheda tecnica

Inventario
373
Posizione
Datazione
metà XVI secolo
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tavola
Misure
cm 52,5 x 40
Cornice

Cornice Salvator Rosa (cm 65,3 x 54,8 x 6,5)

Provenienza

Roma, collezione Borghese, 1693 (Inventario 1693, Stanza V, n. 63; Della Pergola 1959; Eid. 1964); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 19. Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • 2007 Paola Mastropasqua

Scheda

La provenienza di questo dipinto è ignota. L'opera, infatti, è documentata per la prima volta in un inventario di casa Borghese del 1693 ("un quadro di due palmi e mezzo incirca di una Madonna in tavola n. 189 con cornice intagliata dorata di Raffaelle"), identificabile grazie al numero '189' tuttora leggibile nell'angolo in basso a sinistra.

Ritenuta da Adolfo Venturi (1893) una copia di Giulio Romano di dimensioni maggiori della testa della Madonna della Perla di Madrid (già Giulio Romano, Museo del Prado, inv. P301; ora assegnata a Raffaello), l'opera è da considerarsi un prodotto di bottega, eseguita non dal noto Maestro come erroneamente sostenuto in passato (Inv. Fid. 1833; Piancastelli 1891; Longhi 1928; Berenson 1936), bensì da un pittore della sua cerchia. Come ben espresso da Paola della Pergola (1959), infatti, questa Testa, vicinissima alla Madonna di Madrid ma non di certo una sua copia, presenta una certa durezza nel volto, nelle chiome e nel drappeggio, lontana da quella grazia tipica del Pippi che di fatto da sola porta ad escludere tale nome. È invece probabile che si tratti di un artista chiaramente influenzato dalla maniera raffaellesca e al contempo non esente da modelli lombardi come sembra suggerire la vicinanza di questo volto con quello di Leda del dipinto fiorentino di ambito leonardesco (Leda col cigno, Galleria degli Uffizi, inv. 1890, 9953), un confronto debitamente già proposto da Paola della Pergola (Eid. 1959)

Nel 2006, nel catalogo per immagini della Galleria Borghese, Kristina Herrmann Fiore (Eid.) ha proposto nuovamente un'attribuzione a Giulio Romano.

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 319;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 182;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 213;
  • B. Berenson, Pitture Italiane del Rinascimento, Milano 1936, p. 224;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, p. 92;
  • P. della Pergola, L’Inventario Borghese del 1693 (II), in “Arte Antica e Moderna”, XXVIII, 1964, p. 457;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 123.