Non si conoscono né l'autore del dipinto, né l'identità della donna ritratta. La non eccelsa qualità della tavola non autorizza ad attribuirla a nessuno dei pittori-ritrattisti che facevano parte della cerchia borghesiana, e mancano elementi per una qualche identificazione della donna, che appare di non giovane età.
Roma, Collezione Borghese, registrato nell’Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 27. Acquisto dello Stato, 1902.
L’opera in analisi è da riconoscere, tra i documenti relativi alla collezione Borghese, nel dipinto censito nell’inventario fidecommissario del 1833 e descritta come: «28. Retratto, d’autore incerto, largo palmi 1; alto palmi 1, oncie 3».
Adolfo Venturi (1893) avvicina l’opera alla mano di Ottavio Leoni, ma Roberto Longhi (1928) non concorda. Paola della Pergola (1955) ravvisa delle vicinanze con i modi di Alessandro Allori, ma lascia aperta la questione dell’attribuzione, sostenendo che si potrebbe trattare di un frammento di un dipinto ben più grande realizzato da un artista operante tra Firenze e Roma nel secondo Cinquecento.
È possibile ipotizzare, sulla base di un confronto stilistico, di formato e anche di aderenze nella elaborazione dei tratti somatici, una prossimità di quest’opera alla produzione di Daniele da Volterra, soprattutto se si attua un confronto con il Ritratto di gentiluomo – anticamente riconosciuto da Pedro de Madrazo come Alfonso II d’Este e precedentemente attribuito a Girolamo da Carpi (discusso anche in Pattanaro 2021 pp. 248-249 cat. RA12, con bibliografia precedente) – presso il Museo del Prado di Madrid (inv. P000069), noto anche in una replica di più piccolo formato conservata a Napoli presso il Museo e Real Bosco di Capodimonte (inv. Q752).
Lara Scanu