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Un profeta e due angeli

copia da Allegri Antonio detto Correggio

(Correggio 1489 ca - 1534)

Il dipinto è una copia di buona qualità dai celebri affreschi della cupola del Duomo di Parma, eseguiti da Correggio a partire dal 1522. Di ignota provenienza, l’opera è attestata nella collezione Borghese a partire dal 1693 ed è oggi ritenuta generalmente accostabile al nome di Ludovico Carracci.


Scheda tecnica

Inventario
113
Posizione
Datazione
fine secolo XVI - inizio secolo XVII
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
cm 54 x 43
Cornice

‘800 con quattro palmette angolari, cm 71 x 61 x 7,6

Provenienza

Inventario 1693, Stanza V, n. 26; Inventario 1790, Stanza IV, n. 66; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 16. Acquisto dello Stato, 1902.


Scheda

Il dipinto rappresentante Un profeta e due angeli è una copia dagli affreschi della cupola del Duomo di Parma che Correggio (Antonio Allegri) eseguì a partire dal 1522.

L’opera, di cui non è nota la provenienza, è stata individuata nell’inventario del 1693 alla voce “un quadro di due palmi e mezzo in circa con una Testa di un Vecchio et una Testa di un Giovane con una Testa scura del No 70 del Correggi cornice dorata”. Il quadro è stato riconosciuto anche nel successivo elenco della fine del Settecento, dove viene citato come “Il Profeta, Correggio” e in quello fidecommissario del 1833, descritto come opera di Scipione Pulzone (Della Pergola 1955, p. 27, n. 29). La corrispondenza di questi riferimenti, tuttavia, non appare del tutto sicura.

Per quanto riguarda l’autore del dipinto, Venturi (1893, p. 90) per primo ha proposto di riconoscervi la mano di Ludovico Carracci, nome che tuttora vi permane accostato (cfr. Herrmann Fiore 2006, p. 41). Una diversa ipotesi attributiva è stata avanzata da Longhi (1928, p. 187), che lo ha riferito a Bartolomeo Schedoni, mentre Della Pergola (cit.), propendendo per un artista gravitante nell’orbita carraccesca, pone l’attenzione sul fatto che Sisto Badalocchio avesse eseguito un’incisione dagli affreschi parmensi identica a questa tela. Il nome viene ripreso da Pirondini (1995, p. 103) ma non convince Berti (2004, p. 186, n. 11), il quale nella monografia sull’artista cataloga l’opera tra quelle di dubbia o problematica attribuzione.

Pier Ludovico Puddu




Bibliografia
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 353;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 90;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 187;
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, p. 27, n. 29;
  • R. Longhi, Saggi e ricerche 1925-28. Precisioni nelle gallerie italiane. La Galleria Borghese, Firenze 1967, p. 338;
  • M. Pirondini, in La scuola dei Carracci. I seguaci di Annibale e Agostino, Modena 1995, p. 103;
  • G. Berti, in Sisto Badalocchio (1585-1621/22), a cura di M. Pirondini, G. Berti, Manerba del Garda 2004, p. 186, n. 11;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 41.