Questa piccola formella, attestata in collezione Borghese a partire dal 1693, presenta diverse parti in scagliola, segno forse di un antico restauro non documentato. La rappresentazione di un uccello, identificato con un 'cardinale rosso', specie di origine americana, testimonia il gusto esotico e soprattutto insolito dell'autore del suo cartone, verosimilmente riconosciuto nel disegnatore veronese Jacopo Ligozzi, artista attivo sul finire degli anni Settanta alla corte fiorentina di Francesco I, noto all'epoca per i suoi spiccati interessi zoologici.
Cornice fine ‘700/’800 (parte di un polittico; cm 25,5 x 109 x 4,5)
Roma, collezione Borghese, 1693 (Inventario 1693, Stanza XI, n. 88; Della Pergola 1959); Inventario 1790, Stanza VII, n. 93; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 31. Acquisto dello Stato, 1902.
Nell'angolo in basso a destra '147'.
"Un quadruccio di mezzo palmo in circa in Pietra con un giro attorno di lapislazzoli con un uccello rosso, che posa sopra un pezzo di legno con cornice di metallo di rame dorato del n. 147. Incerto" (Inv. 1693). Così, nell'inventario Borghese del 1693, è descritta questa piccola formella in scagliola e pietre dure, raffigurante un uccello della specie 'Cardinale rosso', genere certamente noto a Roma dove gli interessi naturalistici erano al centro delle ricche wunderkammern. Accanto a statue antiche e pitture moderne, non mancavano infatti curiosità provenienti dal resto del mondo, in particolare dall'America Latina e dall'Asia, Paesi dai più conosciuti attraverso prodotti di origine animale o vegetale, importati per arricchire non solo tavole e giardini ma soprattutto quei gabinetti di curiosità in cui si conservavano oggetti singolarmente straordinari.
Questa composizione, la cui provenienza è ignota ma che di certo non è difficile immaginare tra i doni ricevuti da Scipione Borghese, sembrerebbe una rappresentazione allegorica del colto 'cardinale', qui raffigurato sottoforma di un 'cardinale rosso', il cui piumaggio ricorda il colore dei suoi abiti cardinalizi.
Ritenuto da sempre di scarso valore (Piancastelli 1891), nel 1959 Paola della Pergola giudicò questo manufatto un'opera puramente decorativa, una 'cineserie' giunta da Firenze nei primi anni del Seicento (Ead.), ambiente a cui rimanda nel 1971 anche Sara Staccioli. Secondo la studiosa (Staccioli 1971), infatti, quest'uccello sarebbe avvicinabile alla produzione grafica di Jacopo Ligozzi, artista veronese, attivo come disegnatore nell'Opificio delle Pietre dure dove fornì, a partire dagli anni Settanta del Cinquecento, diversi disegni per l'esecuzione di rinomati capolavori, tra i quali spicca il grande tavolo ottagonale della Tribuna degli Uffizi.
Tuttavia se da una parte il soggetto di questa composizione dialoga perfettamente con l'universo fiorentino, dall'altra alcune soluzioni tecniche, come l'impiego della pietra rossa, l'uso del marmo bianco e la presenza di scagliola - quest'ultima presente nelle zampine, nel prato e nelle penne inferiore del corpo - farebbero pensare a Carpi e ai laboratori modenesi dove, a partire dal primo decennio del XVII secolo, la polvere di gesso frammista a pigmenti colorati fu particolarmente apprezzata nel fingere pietre preziose.
Quale che sia la sua origine, è certo che questo manufatto fu uno dei primi del suo genere, come dimostrano la resa alquanto grossolana di alcuni dettagli e l'assenza di qualsiasi raffigurazione sullo sfondo.
Antonio Iommelli