La tela, una volta tutt'uno con il dipinto compagno (inv. 550) dal quale fu anticamente divisa, è entrata a far parte della collezione Borghese solo nel 1912. Eseguita dal pittore genovese Giovanni Benedetto Castiglione rappresenta con buona probabilità il viaggio del patriarca biblico Giacobbe, qui ritratto nella sua traversata verso l'Egitto in compagnia di numerose figure, a piedi e a cavallo, e da svariati animali.
Carovane di viaggiatori e animali, uniti per attraversare insieme il deserto e paesaggi ameni, rientrano nel repertorio tipico dell'artista genovese che riesce abilmente a descrivere con gusto e finezza tutti i dettagli della scena.
Acquisto dello Stato, 1912.
Siglato "G.B.C." sul cavallo fulvo al centro.
La tela in esame, dipinta insieme al suo pendant (inv. 550) dal pittore genovese Giovanni Benedetto Castiglione, fu acquistata nel 1912 dalla Galleria Borghese che pagò per entrambi i quadri la somma di lire duemila (Della Pergola 1955).
Nel 1990 in seguito ad un accurato restauro, condotto in occasione della mostra dedicata al Castiglione a Genova, è stato possibile accertare che le due opere raffiguranti Scene pastorali costituivano in realtà un unico quadro, forse anticamente diviso dallo stesso Grechetto che, dopo aver concluso la parte centrale della tela, non soddisfatto avrebbe deciso di dividerla in più parti (Heimbürger 1994). Secondo Minna Heimbürger, infatti, quest'opera sarebbe stata eseguita in due diversi momenti, come suggerirebbe il pezzo centrale della composizione, dipinto nella seconda metà degli anni Quaranta, che risulta diverso per le proporzioni dei suoi personaggi dalle scene laterali, realizzate nel 1634 quando il pittore, appena giunto a Roma, fu influenzato dalla pittura figurativa di Nicolas Poussin, Pietro Testa e Pier Francesco Mola.
Ancora nel 1990, Federica Lamera ha avanzato una nuova ipotesi circa la lettura del soggetto, interpretato come la raffigurazione del viaggio del patriarca Giacobbe in Egitto (Genesi, 46), un tema ampiamente affrontato dal pittore e qui caratterizzato da un linguaggio pittorico 'rinnovato', diverso rispetto alle tele con analogo soggetto eseguite dal pittore negli anni Trenta (New York, collezione privata; Dresda, Gemäldegalerie; Madridì, Museo del Prado). Secondo la studiosa, infatti, in questo periodo il Grechetto unì sapientemente la matrice genovese con quella romana, realizzando opere caratterizzate da ampi paesaggi sullo sfondo e da una nuova ricercata luminosità; conquiste che invece risultano più dimesse nella tela Borghese in cui emerge una vena più descrittiva, tipica della sua produzione degli anni Quaranta.
Le due tele, inoltre, dimostrano l'interesse del Castiglione per le incisioni di Rembrandt, da cui egli riprese alcune figure, come quella del ragazzo di colore e del personaggio con il turbante - ritratti uno dietro l'altro al centro della scena, vicini al cavallo su cui siede il vecchio Giacobbe - tratti dall'opera dell'olandese raffigurante Cristo davanti a Pilato (Chicago, The Art Institute; cfr. Strandring 1987), composizione ben nota al Grechetto come suggeriscono altri due suoi disegni (Studio di teste, Windsor Castle, Royal Library, n. 3944; e Studio di personaggi orientali, Digione, Museo, n. 787; cfr. Standring 1985; Lamera 1990).
Un dipinto assai prossimo al dipinto Borghese è stato segnalato da Federica Lamera (1990) presso l'Accademia Carrara di Bergamo.
Antonio Iommelli