L’opera raffigura una Adorazione dei Magi attribuibile ad un seguace del pittore ferrarese Benvenuto Tisi, detto il Garofalo. Sebbene sia stata ipotizzata una provenienza originaria del dipinto, la prima attestazione documentaria è quella della sua presenza nella collezione Borghese nel 1693. La stesura elementare nella resa di quello stile vicino alle soluzioni pittoriche di Giorgio Vasari, amico del pittore padano, lasciano propendere per l’attribuzione dell’opera a un membro della bottega di Garofalo, il quale data il dipinto sul parapetto a sinistra in numeri romani con l’anno 1543.
Collezione Borghese, Inventario 1693, Stanza III, n. 116; Inventario 1790, Stanza II, n. 39; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, Stanza III, n. 33. Acquisto dello Stato, 1902.
Paola Della Pergola, nel suo catalogo della Galleria Borghese (1955) riconosce la provenienza dell’opera in analisi nella chiesa di San Bartolo a Ferrara sulla base di una lettera di ignota provenienza copiata dal Piancastelli datata 9 Agosto 1608 inviata dal cardinale Pio invia dalla appena riconquistata Ferrara a Scipione Borghese: «Andai a S. Bartolo et con meco era il Sig. Principe Savello […] viddi […] essere in una Cappella un Quadro di buona mano, […] lo considerammo meglio et conoscessimo chiaramente ch’era del Garofolo et molto buono […] et a mio Giuditio non è delle peggiori cose che abbia fatte colui […] mi piglierò cura di farglielo condurre sino a Roma a salvamento». Tuttavia, l’opera non è attestata nei documenti inventariali prima del 1693, quando viene riconosciuta come di mano del Garofalo e, nel Fidecommesso del 1833, come produzione della scuola del maestro, e il dipinto di uguale soggetto contenuto nella chiesa ferrarese citata, datato 1549, è conservato oggi nella Pinacoteca Nazionale (inv. PNFe 156; Brisighella 1700-1735, ed. 1991, pp. 572-573, nota 1). Pertanto, è impossibile ricondurre l’opera Borghese a questa provenienza, sebbene la lettera attestata dal Piancastelli ricordi una trattativa probabilmente mai portata a termine per lo spostamento a Roma del dipinto oggi nella sede ferrarese delle Gallerie Estensi.
L’effettiva stesura elementare e lo stile dal tono calibrato evocante le assimilazioni della Maniera vasariana (Pattanaro 1995) lasciano propendere per l’attribuzione dell’opera a un membro della bottega di Garofalo, il quale data il dipinto sul parapetto a sinistra in numeri romani con l’anno 1543.
Quasi certamente proveniente da una chiesa o da una cappella privata, date le importanti dimensioni della tavola, il quadro Borghese si mostra come una realizzazione intermedia tra le due Adorazione dei Magi per la chiesa di San Giorgio, anch’essa oggi nella collezione della Pinacoteca Nazionale di Ferrara (inv. PNFe 154) e datata 1537, e quella per San Bartolo, nota anche in una replica di minore qualità conservata in Pinacoteca Capitolina (inv. PC 9).
Lara Scanu