Ritenuta a lungo un'opera del pittore greco Domínikos Theotokópoulos, come tale fu acquistata nel 1923 presso l'Ufficio di Esportazione di Roma, ceduta allo Stato italiano dalla Ditta Tartaglia per Lire 4.000. Rappresenta l'arrivo dei Magi a Betlemme dove, in un vasto paesaggio dominato da alcune rovine, i tre sovrani vengono accolti dalla Sacra Famiglia mentre un gruppo di angeli, in alto fra le nubi, assiste alla scena.
La ripresa fedele di alcune fisionomie, unita alla resa alquanto ingenua di certi dettagli, tra cui il viso allungato del mago all'estrema sinistra e le mani e i piedi di Maria e Giuseppe, inducono ad inserire la tela tra le opere di bottega di Jacopo Bassano, realizzata con tutta probabilità intorno alla metà del XVI secolo a partire da un originale perduto.
Cornice decorata a fiori e rocaille (cm 72 x 62,5 x 6,2)
già Ditta Tartaglia, 1923 (Della Pergola 1955). Acquisto dello Stato, 1923.
La storia di questo dipinto è ignota. L'opera, infatti, è documentata solo a partire dal 1923 quando lo Stato italiano, esercitando il diritto di prelazione, acquistò la tela per L. 4000 dalla ditta Tartaglia (Della Pergola 1955).
Pubblicata da Achille Bertini Calosso (1924) e da August L. Mayer (1939) come opera di El Greco, alias Domínikos Theotokópoulos, tale nome fu debitamente respinto dalla critica a favore di Jacopo Bassano, dividendo gli studiosi tra chi riteneva il quadro un dipinto originale (Porcella 1925; Longhi 1928; De Rinaldis 1938; Della Pergola 1955) e chi un'opera di derivazione da un prototipo perduto (Pallucchini 1948; Arslan 1951). Quest'ultima strada, di recente percorsa anche da Alessandro Ballarin e Kristina Herrmann Fiore, ha portato i due studiosi a parlare rispettivamente di opera di bottega (Ballarin 1995) e di cerchia di Jacopo (Herrmann Fiore 2006) tralasciando - almeno stando al breve cappello presentato a corredo della composizione nel catalogo per immagini della Galleria Borghese (Eid., cit) - il dibattito su una sua possibile derivazione.
Per quanto concerne la datazione, secondo Rodolfo Pallucchini (cit.) questa Adorazione sarebbe stata eseguita intorno al 1562, anno della probabile esecuzione del prototipo perduto; pista scartata da Ballarin (1995) che di fatto ne ha anticipato l'esecuzione al 1555-1556, ossia in un momento molto complesso nella vicenda dell'artista che, archiviato il confronto con l'estetica della Maniera, si preparava a mettere a punto un nuovo linguaggio.
Un quadro con soggetto analogo, realizzato intorno al 1555-1556, si conserva a Birmingham (The Barber Institute di Fine Arts, inv. no. 78.1), seguito da alcune copie di bottega, dipinte grossomodo negli stessi anni attualmente esposte a Pommersfelden (Schloss der Grafen von Schönborn) e a Cambridge (Massachusetts, Harvard University, Fogg Art Museum, inv. 1932.61; per tutte queste opere cfr. Ballarin 1995, p. 1556).
Antonio Iommelli