Il dipinto, segnalato a partire dal 1650 nella raccolta Borghese, rappresenta la famosa battaglia del 1588, scontro avvenuto in mare aperto tra le truppe olandesi e inglesi, alleatesi per l'occasione per sconfiggere la Grande Armada spagnola. Raffigura diversi velieri, due dei quali in primo piano espongono stendardi con l'Immacolata Concezione e stemmi con emblemi araldici. Dal punto di vista stilistico, l'opera è molto vicina agli esempi cinquecenteschi di Pieter Bruegel il Vecchio, attribuita dalla critica a Hendrick Cornelisz Vroom, pittore fiammingo specializzatosi nel genere delle marine.
Salvator Rosa (cm 131 x 182 x 8)
Roma, collezione Borghese, 1650 (Manilli 1650; Della Pergola 1959); Inventario 1693, Stanza XI, n. 32; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 34. Acquisto dello Stato, 1902.
In basso a sinistra: '444'
La provenienza di questo dipinto è tuttora ignota. L'opera, infatti, è attestata in casa Borghese solo a partire dal 1650, così descritta da Iacomo Manilli ai suoi lettori: "battaglia navale, è d'un Pittore fiammengo" (Manilli 1650). Trasferita entro il 1693 presso il palazzo di Campo Marzio (Inv. 1693), fu qui elencata col numero '444' - tuttora leggibile sulla tela - attribuita in tale occasione ad un anonimo pittore.
Curiosamente avvicinata a Filippo Lauri dall'estensore degli elenchi fedecommissari (Inv. Fed. 1833), questo nome fu ripreso sia da Giovanni Piancastelli (1891), sia da Adolfo Venturi (1893), ma debitamente rifiutato da Roberto Longhi (1928) che pur senza avanzare nuove proposte riportò il quadro nell'ambiente fiammingo di metà Seicento.
Dopo anni di oblio, nel 1983 Margarita Russell ha debitamente assegnato il dipinto a Hendrick Vroom, pittore fiammingo esperto nel genere delle marine, attivo in Italia dagli anni Ottanta del XVI secolo. La studiosa, infatti, mettendo a confronto il quadro Borghese con la Battaglia navale di Lisbona (Museu Nacional de Arte Antiga, inv. n. 79) e con una composizione simile del museo di Budapest, non esitò ad assegnarlo al catalogo di Vroom, parere successivamente confermato dalla critica (Hermann Fiore 1995; Id. 2006).
Secondo Kristina Herrmann Fiore (1995), con buona probabilità la tela fu eseguita a Roma per il cardinale Ferdinando de' Medici, forse sulla scia di quell'impegno manifestato dal potente prelato nel rafforzare l'immagine della casata medicea nell'Urbe, e passata con i dipinti di Jacopo Zucchi dalla tenuta di Ferdinando all'ingente raccolta di Scipione Borghese. Tale ipotesi, sicuramente percorribile, resta però tuttora da provare: il cardinale Borghese, infatti, in virtù del suo incarico di protettore delle Fiandre avrebbe potuto ottenere questa marina per altre vie, forse un dono ricevuto per l'impegno da lui profuso verso quelle terre.
L'opera, una battaglia navale, raffigura un veliero spagnolo, riconoscibile dalla bandiera con l'Immacolata Concezione, attaccato da un vascello dei Paesi Bassi che spiega le armi del Principato di Orange (strisce blu, bianche e rosse). Sulla destra, con le bandiere degli Stuart - una decorata con grifone e leone e l'altra con gigli e leoni - si riconosce la nave degli Inglesi, alleatisi per l'occasione con gli Olandesi per sconfiggere la Spagna cattolica. Tale scontro, identificato con la battaglia navale combattuta nel 1588 contro la Grande Armada (cfr. Herrmann Fiore 1995), fu eseguito verosimilmente da Vroom fra il 1588 e il 1590 (Ead.), anni in cui il pittore risulta ancora legato ai modi di Pieter Bruegel il Vecchio, qui riconoscibili nella prospettiva a volo d'uccello e negli intensi chiaroscuri.
Questo soggetto, eseguito più volte dal fiammingo, fu ripetuto nel 1595 per lord Charles Howard, ammiraglio della flotta inglese.
Antonio Iommelli