L’opera fa parte di una serie di quattro miniature circolari rappresentanti piazze romane, eseguite da Johann Wilhelm Baur durante il suo soggiorno in Italia negli anni Trenta del Seicento. La serie entrò nella collezione Borghese forse tramite un acquisto di Marcantonio II, oppure come dono dell’artista allo stesso principe. La miniatura testimonia l’aspetto del Campidoglio prima del completamento di Palazzo Nuovo, la cui costruzione ha definito l’attuale assetto della piazza secondo un progetto michelangiolesco.
Collezione Borghese, citato per la prima volta nell’Inventario 1693, Stanza XI, n. 35; Inventario 1790, Stanza VII, nn. 82-85; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 26, nn. 15-18. Acquisto dello Stato, 1902.
La miniatura, raffigurante una veduta del Campidoglio, fa parte di una serie di quattro rappresentazioni di piazze simbolo della città di Roma, tutte appartenenti alla Galleria Borghese (invv. 481, 482, 488, 489). Esse presentano un formato circolare di identica grandezza (circa 10 centimetri di diametro ciascuna) e sono condotte con la medesima tecnica a tempera su pergamena.
Si tratta di opere del miniaturista di origine alsaziana Johann Wilhelm Baur, formatosi in patria al seguito di Friedrich Brentel e vissuto in Italia tra il 1631 e il 1637.
L’artista soggiornò prevalentemente tra Roma e Napoli, dove lavorò ed ebbe la protezione di collezionisti di spicco dell’epoca, tra cui il duca di Bracciano, il marchese Giustiniani, Ferdinando Colonna e Marcantonio Borghese, nella cui raccolta sono attestate le quattro miniature. Al termine della permanenza in Italia, Baur si trasferì a Vienna alla corte di Ferdinando III d’Asburgo, dove trascorse gli ultimi anni di vita. Secondo le fonti, l’artista morì nel 1640, datazione che va tuttavia posticipata di almeno un anno in considerazione del rinvenimento di Veduta di una villa sul mare firmata e datata 1641 (J. von Sandrart, L’Academia Todesca della Architectura, Scultura & Pittura, 1675, II, pp. 306-307; A. Houbraken, De groote schouburgh der Nederlantsche konstschilders en schilderessen, II, 1718, p. 333; N. Pio, Le vite di pittori, scultori et architetti [1724] 1977, p. 91; F. Baldinucci, Notizie de’ Professori del disegno da Cimabue in qua. Secolo V dal 1610 al 1670, 1728, p. 197; Salerno 1976, pp. 460, 464).
La serie Borghese gli fu forse commissionata direttamente dal principe Marcantonio II, proprietario altresì di una veduta di Villa Pinciana dello stesso autore datata 1636, anch’essa tuttora in collezione (inv. 519). L’opera è certamente vicina, pur se di differente formato, alle altre quattro miniature, per cui si ritiene queste ultime accostabili alla medesima cronologia (Della Pergola 1959, p. 146, nn. 200-203; Herrmann Fiore 1990, pp. 193-194, nn. 67-68; Barchiesi 2002, p. 144, n. 15).
La prima citazione della serie nella raccolta Borghese è rintracciabile nell’inventario del 1693, dove viene descritta con attribuzione incerta, mentre in quello del 1790 e successivamente nel 1833 è ricondotta alla mano di Baur. In quest’ultimo si legge: “Quattro tondini di prospettive, di Giovanni Gugliemo Bagar, del Diametro di oncie 5”.
Il formato circolare, ma in più grandi dimensioni, viene ripreso dall’artista in altre due importanti testimonianze della sua attività romana come miniaturista, in particolare la veduta di Piazza San Pietro e quella di Piazza di Santa Maria Maggiore, rintracciate da Busiri Vici negli anni Cinquanta del Novecento (1957, pp. 32-33). Lo studioso ipotizza che anch’esse fossero destinate a Marcantonio Borghese, probabilmente su sua specifica richiesta, elemento che lascerebbe trasparire un interesse particolare del principe verso questo genere di soggetti, nonché un suo sicuro apprezzamento nei confronti della produzione di Baur nel campo della miniatura, in cui l’artista dimostra straordinaria finezza.
L’opera testimonia un momento precedente alla sistemazione che tuttora caratterizza piazza del Campidoglio, quando ancora non era stato effettuato lo sbancamento verso l’Aracoeli per far posto a Palazzo Nuovo, costruito di fronte a Palazzo dei Conservatori. È infatti ancora visibile sulla sinistra la fontana di Marforio, che in quell’occasione fu smontata e ricomposta nel cortile interno di Palazzo Nuovo, i cui lavori terminarono nel 1663.
L’opportunità di osservare luoghi importanti della città di Roma nel loro aspetto seicentesco, in concomitanza a trasformazioni importanti intraprese proprio in quegli anni, è un ulteriore elemento di interesse che caratterizza le miniature Borghese, compresa la veduta della villa, e ne fa uno strumento fondamentale ai fini della ricostruzione storica.
Pier Ludovico Puddu