La scultura, di dimensioni ridotte, doveva probabilmente far parte di un apparato decorativo più articolato nel quale il cervo era raffigurato attaccato da altri animali. Il motivo dell’assalto al cervo si diffonde nel periodo ellenistico in una corrente naturalistica di genere, caratterizzata dalla ricerca di realismo e di raffigurazione esasperata di sentimenti umani riscoperti nel mondo animale. In tale periodo è da ricercare l’archetipo di cui la scultura Borghese rappresenta una replica inquadrabile nel II secolo d.C. In epoca romana il motivo risulta ampiamente diffuso sia in ambito funerario che domestico, attestato da numerosi sarcofagi e da statue di analogo soggetto. L’animale, atterrito, è raffigurato in una posizione di tensione, con muscoli del collo e del muso tesi e occhi sbarrati.
Collezione Borghese, citata per la prima volta nell’Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C., p. 48, n. 103. Acquisto dello Stato, 1902.
L'animale è ritratto scalpitante con la zampa anteriore destra alzata, la sinistra poggiata al suolo, e le posteriori accosciate. Il muso è rivolto verso l'alto con occhi spalancati e corna e orecchie ben definite. La muscolatura del collo e del muso appare in forte tensione e la bocca è serrata.La figura, di dimensioni ridotte, presenta una caratterizzazione anatomica piuttosto dettagliata. Al centro del petto un tronco funge da sostegno. La scultura doveva, probabilmente, far parte di una composizione più complessa nella quale l'animale si difendeva dall'attacco di altre figure.
Registrata per la prima volta nell’Inventario fidecommissario della collezione del 1833, nella sala III della Galleria, l’opera risulta in seguito menzionata nella sala XIV del primo piano, la loggia del Lanfranco, nell’inventario del 1859 (Archivio Apostolico Vaticano, Archivio Borghese 426, c. 16), collocazione confermata nelle guide della Galleria a partire da Venturi (1893, p. 50). Nel 1997 è trasferita nei depositi – in concomitanza con i lavori per la riapertura del museo – fino ai primi anni 2000, quando viene nuovamente trasferita nella sala XIV, sua storica e attuale collocazione.
La scultura è da considerarsi una replica di epoca romana, inquadrabile nel II d.C., di un archetipo di età ellenistica. Il motivo del cervo assalito da animali si ritrova già diffuso nelle scene di caccia dalla fine del IV secolo a.C. come testimoniano alcuni esemplari musivi tra cui il mosaico rinvenuto nella Casa del rapimento di Elena a Pella, in Grecia, attribuito allo scultore Lisippo (Moreno 1998, pp. 13-17, fig. 5). Il successivo periodo ellenistico è caratterizzato da una scoperta del mondo animale e dalla attribuzione di sentimenti umani ad esso. Il soggetto viene affrontato con un piglio realistico, che si concretizza nel particolarismo dei tratti somatici e nell’espressione drammatica che rivela la capacità dell’artista di cogliere le sofferenze dell’animale. Una partecipazione simile mostra Ovidio nel narrare la morte di Atteone sbranato dai suoi stessi cani nelle sembianze di cervo, punizione inflittagli dalla dea Diana per essere stata sorpresa mentre si immergeva, nuda, nelle limpide acque di una fonte (Ovidio, Metamorfosi, III, vv. 155-252). In età imperiale il tema iconografico è raffigurato soprattutto in ambito privato, sia nella sfera funeraria, come testimoniano i numerosi sarcofagi pervenuti, sia in quella abitativa, a ornamento di giardini privati come evocazione di un proprio paradeisos di marmo. A questo gruppo appartengono due sculture di cervi aggrediti da un branco di cani rinvenute nel giardino della Casa dei Cervi a Ercolano (Pesando, Guidobaldi 2006, p. 231, fig. 130).
Per quanto riguarda l’esemplare Borghese, una forte analogia, per la tensione dei muscoli del collo proteso all'indietro, presenta una scultura di soggetto analogo ritrovata nella Casa del Camillo a Pompei (Serpe 2008, p. 137, n. C27) e due conservate ai Musei Vaticani (Amelung 1903-1908, pp. 328-329, n. 107, tav. 39; pp. 365-366, n. 173, tav. 39).
Giulia Ciccarello