Il dipinto fa parte del gruppo di opere acquistato da Marcantonio IV Borghese nel 1783. Ritenuta inizialmente di scuola fiamminga, la tavola fu debitamente restituita al pittore olandese Pieter Codde la cui firma, seguita dalla data '163[.]' - mancante purtroppo dell'ultima cifra - fu scoperta in seguito a un restauro del 1887. Raffigura un corpo di guardia reso con grande attenzione ai dettagli, tra i quali emergono per raffinatezza e qualità di esecuzione gli abiti del personaggio ritratto in primo piano, le botti di legno sulla destra e la lucente armatura abbandonata a terra.
Cornice ottocentesca (cm 39 x 51,3 x 4,5)
Roma, acquisto di Marcantonio IV Borghese presso Giovanni de Rossi, 1783 (Della Pergola 1959); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 36. Acquisto dello Stato, 1902.
In basso a destra "P. CODDE F. 163."
Nel 1783 il principe Marcantonio IV Borghese acquistò dal mercante Giovanni de Rossi un gruppo di sette opere di artisti fiamminghi, tra i quali una 'Bambocciata piccola di P. de Code' debitamente identificata da Paola della Pergola col dipinto in esame (Della Pergola 1958; Eid. 1959). Nonostante la precisa descrizione riportata sulla ricevuta di pagamento, la tavola perse ben presto il nome del suo autore: l'opera, infatti, fu elencata nel Fidecommisso come 'Quadretto fiammingo' (Inv. Fid. 1833), debitamente restituita al catalogo di Pieter Codde solo nel 1883 quando Wilhelm von Bode (Bode 1883), in anticipo rispetto a un restauro del 1887 che ne rivelò la firma del pittore e la data di esecuzione - attribuì questo Corpo di guardia all'artista olandese.
Secondo Paola della Pergola (Ead. 1959) il dipinto 'di grande eleganza cromatica' sarebbe coevo a un Ballo di Codde, opera firmata e datata 1636 conservata presso il Museo Reale dell'Aja. Di fatto, come argomentato da Peter C. Sutton (in Frans Hals 1984) a proposito di un dipinto di Jacob Duck (Soldati in partenza, New York, H. Shickman Gallery), forse ispirato proprio alla composizione Borghese, queste rappresentazioni con Corpi di guardia ebbero un'enorme fortuna, attingendo molte spesso a un medesimo repertorio di immagini come ad esempio sembra confermare il dettaglio dell'uomo che impugna un'arma, derivato con tutta probabilità da un'incisione tratta dal volume Wapenhandelinghe van Roers Musquetten ende Spiessen (Den Haag, 1607) di Jacques de Gheyn.
L'opera, tradizionalmente collocata intorno al quarto decennio del XVII secolo (Bode 1883; per la datazione 1635-39 si veda Herrmann Fiore 2006), è stata ricondotta da Peter C. Sutton (in Frans Hals 1984) agli anni Sessanta, dopo aver messo in dubbio la lettura della data fatta dalla critica.
Antonio Iommelli