Davide con la testa di Golia e un paggio
(Tramuschio? 1487 ca - Ferrara 1542)
La tavola, vista forse nel 1648 "in casa del principe Borghese", raffigura il tema del guerriero e del paggio, assai frequente in ambito giorgionesco. Il dipinto, già interpretato come "Davide e Golia", rrappresenterebbe una inconsueta modalità di raffigurare tale episodio, spingendo la critica a formulare altre ipotesi di lettura del soggetto - ritenute poco convincenti - come "Saul e Davide" o "Astolfo e Orrile". L'estrema durezza della resa pittorica non permette di ritenere del tutto soddisfacente il riferimento a Dosso Dossi, al quale forse spetta l'originaria composizione dell'opera, di cui esistono svariate repliche.
Scheda tecnica
Inventario
Posizione
Datazione
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
Misure
Provenienza
Roma, collezione Borghese, citato in: Manilli 1650, p. 71; Inventario 1693, Stanza V, n. 61; Inventario 1790, Stanza VII, n. 23; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 6. Acquisto dello Stato, 1902.
Mostre
- 1933, Ferrara, Palazzo dei Diamanti
- 2009-2010, Tokyo-Kyoto, National Museum of Modern Art
- 2023-2024, Shanghai, Museum of Art Pudong
Conservazione e Diagnostica
- 1907, Luigi Bartolucci
- 1914, Francesco Cochetti
- 1921, Tito Venturini Papari
- 1944/1945, Carlo Matteucci
- 1996, Elena Zivieri e Guido Piervincenzi
- 2009, Cecilia Bernardini e Gabriella Gaggi
- 2022, IFAC (CNR Firenze)
- 2023, Erredicci (indagini diagnostiche)
Opera attualmente non esposta
Scheda
Il dipinto presenta un soggetto alquanto incomprensibile e singolare: un giovane soldato in armatura, accompagnato da un paggio dal cappello piumato, ha davanti a sé una testa decapitata. Sebbene non vi sia certezza (Cantalamessa 1922), è altamente probabile che si tratti di un Davide con la testa di Golia, nonostante siano state ipotizzate altre individuazioni come Saul (Ridolfi 1648; Ramdohr 1787; Piancastelli 1891; Venturi 1893) o Astolfo che vince Orrile (Schlosser 1900; Venturi 1913).
Gli inventari Borghese avvicinano questa composizione alla mano di Giorgione, mentre il Manilli (1650) lo descrive come opera di Giulio Romano. Venturi (1893) e Berenson (1907) riconoscono nel dipinto la mano di Dosso Dossi, mentre Longhi (1934) lo ritiene di «un mediocre giorgionesco friulano». Paola Della Pergola (1955) riconosce l’invenzione del Luteri, sebbene non ne ravvisa una sua diretta partecipazione, mentre, in tempi più recenti, Hermann Fiore (2002) vi riconosce un imitatore di Dosso e Ballarin (1993; 2016) individua nella tavola Borghese una copia da un prototipo di Giorgione.
I modi, molto crudi e dai toni ritrattistici, non di certo attribuibili al maestro ferrarese né a quello veneto, hanno evidentemente reso molto celebre questa composizione, di cui esistono diverse variazioni segnalate dalla critica (Gibbons 1968, Hermann Fiore 2002, Pericolo 2019). È molto più probabile, dunque, che l’opera sia attribuibile ad un copista di area ferrarese del XVII secolo, in grado di far permeare l’atmosfera veneta nelle fattezze squisitamente padane della composizione.
Lara Scanu
Bibliografia
- C. Ridolfi, Le maraviglie dell’arte, overo Le vite de gl’illustri pittori veneti, e dello Stato (1648), a cura di D. von Hadeln, Berlino 1914-1924, I, p. 105
- I. Manilli, Villa Borghese fuori di Porta Pinciana, Roma 1650, p. 71
- F.W.B. von Ramdohr, Ueber Mahlerei und Bildhauerarbeit in Rom: für Liebhaber des Schönen in der Kunst, Lipsia 1787, p. 303
- E. Plattner, Bes Chreibung der Stadt Rom, III.3. Das Marsfeld, die Tiberinsel, Trastevere und der Janiculus, III, Stuttgart 1842, pp. 275-276
- G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 8
- A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 114
- J.A. Crowe, G.B. Cavalcaselle, A History of Painting in North Italy, Londra 1897 (ed. 1912), III, p. 50
- G. Morelli (I. Lemorlieff), Della pittura italiana. Studi storico critici. La Galleria Borghese e Doria Pamphili, Milano 1897, p. 216
- J. von Schlosser, Jupiter und die Tugend, Ein Gemälde des Dosso Dossi, in “Jahrbuch der Preußischen Kunstsammlungen”, 21, 1900, p. 269
- U. Monneret de Villard, Giorgione da Castelfranco, Bergamo 1904, p. 140
- B. Berenson, The North Italian Painters of the Renaissance, New York 1907, p. 210
- L. Venturi, Giorgione e il giorgionismo, Milano 1913, pp. 279-280
- H. Mendelsohn, Das Werk der Dossi, Monaco 1914, pp. 79-80
- G. Cantalamessa, Davide, Saul o Astolfo, in “Bollettino d’Arte”, II, 1922, pp. 37 ric-43
- A. Venturi, Storia dell’Arte italiana, IX, 3, Milano 1928, p. 977
- R. Longhi, Officina ferrarese, Roma 1934, p. 149
- B. Berenson, Pitture italiane del Rinascimento: catalogo dei principali artisti e delle loro opere con un indice dei luoghi, Milano 1936, p. 151
- G.M. Richter, Giorgio da Castelfranco, called Giorgione, Chicago 1937, p. 318
- C. Sterling, Notes breves sur quelques tableaux vénitiens inconnus à Dallas, in “Arte veneta”, VIII, 1954, pp. 52-27
- P. Della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, pp. 34-35 n. 43
- R. Longhi, Nuovi Ampliamenti (1940-1955), in Opere complete di Roberto Longhi, V, Firenze 1956, p. 88
- L. Baldass, Zur Erforschung des "Giorgionismo" bei den Generationsgenossen Tizians, Vienna 1961, pp. 51, 87-88, 170
- F. Gibbons, Dosso and Battista Dossi Court Painters at Ferrara, Princeton 1968, p. 259
- T. Pignatti, Giorgione, Venezia 1969, p. 149 n. 31
- A. Ballarin in Le siecle de Titien: l'âge d'or de la peinture a Venise, catalogo della mostra (Parigi, Grand Palais 9 marzo - 14 giugno 1993) a cura di G. Fage, Parigi, Réunion des Musées Nationaux, 1993, pp. 291 fig. 12, 294
- C. Stefani, in Galleria Borghese, a cura di P. Moreno e C. Stefani, Milano 2000, p. 249
- K. Herrmann Fiore, in Il museo senza confini. Dipinti ferraresi del Rinascimento nelle raccolte romane, a cura di J. Bentini e S. Guarino, Milano 2002, pp. 154-155, scheda 15
- A. Ballarin, Giorgione e l’umanesimo veneziano, con la collaborazione di L. De Zuani, S. Ferrari e M. Menegatti, "Pittura del Rinascimento nell'Italia settentrionale, 10", 7 voll., Verona dell’Aurora, 2016, pp. I, 122, 238, 290, 367, 435, 708, 735; II, 1033
- L. Pericolo in C. C. Malvasia, Felsina pittrice. Lives of the Bolognese Painters. Life of Guido Reni, a cura di L. Pericolo, 2 volumi, London-Turnhout 2019, I, pp. 430-431 nota 640