Ritenuta dalla critica una copia di un affresco di Iacopino del Conte, l'opera ritrae il volto di un uomo con la barba che indossa un tipico copricapo orientale, realizzata su carta e successivamente trasportata su tavola. Il dipinto, descritto erroneamente negli elenchi fedecommissari di casa Borghese come "Testa di s[an] Tommaso, di Agostino Carracci", è stata recentemente attribuito al pittore bolognese Sisto Badalocchio.
Roma, collezione Borghese, 1670-1693 ca. (Tarissi de Jacobis 2002); Roma, collezione Borghese, 1833 (Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 17). Acquisto dello Stato, 1902.
Questo raffinato dipinto su carta è segnalato per la prima volta nella raccolta Borghese tra il 1670 e il 1693, descritto nel relativo inventario come "un quadro in cartone dipinto una testa p[al]mi 2 2/3 al 404" (Tarissi de Jacobis 2002), eseguito secondo l'estensore degli elenchi fedecommissari (1833) da Agostino Carracci.
Ritenuto da Adolfo Venturi (1893) un'opera di un decoratore anonimo del Settecento, questo ritratto fu riportato nell'orbita carraccesca da Roberto Longhi (1928) che pur ritenendolo un "bonissimo studio" non riuscì a identificarne l'autore, indicato da Paola della Pergola (1955) come "seguace di Annibale Carracci". Il soggetto, letto nel 1833 come "Testa di S. Tommaso", fu invece precisato da Maria Luisa Madonna (cfr. Longhi 1967) che riconobbe la testa Borghese con quella dell'uomo a cavallo rappresentato nell'affresco raffigurante la Predica di Giovanni Battista eseguito da Iacopino del Conte nell'oratorio romano di San Giovanni Decollato. Ma la studiosa, al pari di Paola della Pergola, ignorava che in realtà, già qualche anno prima, nel 1954 Iris Cheney Hofmeister aveva debitamente rintracciato il soggetto dell'opera, attribuendo la testa proprio a Iacopino, nome ripreso nel 2010 da Andrea Donati ma respinto da Sara Tarissi de Jacobis (2002) e da Kristina Herrmann Fiore (2006) le quali hanno assegnato la tavola rispettivamente ad Annibale Carracci e a Sisto Badalocchio.
Antonio Iommelli