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Ecce Homo

Maniera di de Morales Luis

(Badajoz 1500 - 1586)

L'opera, documentata in collezione Borghese a partire dal 1693, rappresenta Cristo con le mani legate mentre guarda con profonda sofferenza verso l'osservatore. Il soggetto così raffigurato viene comunemente descritto come un Ecce Homo, espressione pronunciata, secondo la Vulgata, dal governatore romano Ponzio Pilato dopo aver mostrato ai Giudei il corpo flagellato di Gesù. Questa tavola, affine ai dipinti di analogo soggetto eseguiti da Sebastiano del Piombo, fu dipinta secondo la critica da un anonimo maestro, sensibile ai modelli espressivi e figurativi del pittore spagnolo Luis de Morales.


Scheda tecnica

Inventario
179
Posizione
Datazione
1550 ca.
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tavola
Misure
cm 59 x 43
Cornice

Salvator Rosa (cm 72 x 56 x 5,5)

Provenienza

Roma, collezione Borghese, 1693 (Inventario 1693, Stanza IV, n. 31; Della Pegola 1959); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 35. Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • 1906 - Luigi Bartolucci;
  • 1953 - Gilda Diotallevi;
  • 1953 - Alvaro Esposti, Mauro Manca.

Scheda

La provenienza di questo dipinto è tuttora sconosciuta. Secondo Paola della Pergola (1959), poteva far parte della ricca collezione di Olimpia Aldobrandini, raccolta in parte confluita in casa Borghese nella quale certamente figuravano diverse opere raffiguranti questo soggetto. La tavola è sicuramente identificabile a partire dal 1693, anno in cui è segnalata nell'inventario dei beni come "un quadro... di 3 palmi incirca in tavola con un Ecce Homo ligato le mani con una corda del n. 493 cornice dorata", assegnato dall'estensore del documento ad un anonimo artista, avvicinato soltanto nel 1833 (Inventario Fidecommissario) alla scuola di Paolo Veronese. Tale attribuzione, ripresa nelle schede di Giovanni Piancastelli (1891) - dove il dipinto è erroneamente descritto 'su tela' - fu rivista da Adolfo Venturi (1893) che parlò di 'Scuola Veneziana, copia forse di un originale di Sebastiano del Piombo', parere unanimemente confermato da tutta la critica (Longhi 1928; Della Pergola 1959; Herrmann Fiore 2006). Nel 1959, in occasione della pubblicazione del secondo volume dei dipinti della collezione Borghese, Paola della Pergola pubblicò la tavola come 'Maniera di Luis de Morales', leggendovi quei caratteri tipici del pittore spagnolo come il 'misticismo dell'espressione' e la 'luce argentea che compenetra il colore' (Della Pergola 1959). Effettivamente questa tavola, permeata da un energico patetismo - tratto distintivo delle figure del 'divino Morales' - mostra un forte afflato religioso, esasperato da una luce e da un uso ovattato del colore che denunciano la contemporanea conoscenza da parte del suo autore sia della cultura figurativa lombardo-veneta della seconda metà del XVI secolo, sia dei modelli espressivi della scuola spagnola.

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 58;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 113;
  • G. Cantalamessa, Note manoscritte al Catalogo di A. Venturi del 1893, Arch. Gall. Borghese, 1911-1912, n. 179;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 195;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, pp. 177-178, n. 262;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 63.