Il torso riproduce una figura maschile stante, coperta solo dalla clamide, il mantello, adagiato sulla spalla sinistra e dal balteo, la cintura di cuoio, pendente dalla spalla destra. Il soggetto, di ispirazione policletea, è da considerare una replica del tipo cosiddetto “Diomede Cumae-München” opera degli ultimi decenni del V secolo a.C., attribuita allo scultore Cresila. Il personaggio è raffigurato durante il furto del Palladio, la statuetta lignea di Atena, conservata nel tempio della dea a Troia e doveva probabilmente tenere con il braccio sinistro il simulacro, con il destro flesso la spada. Il modello iconografico risulta diffuso soprattutto in epoca adrianea, periodo al quale si ritiene plausibile attribuire la replica Borghese. Proveniente, probabilmente, dagli scavi eseguiti nel 1833 a Mentana, è ricordato collocato nel Portico della Palazzina nel 1841.
Collezione Borghese, probabilmente proveniente dagli scavi del 1833 a Mentana (Moreno 2003, p. 82, n. 34; dubbia l’identificazione con un frammento citato nel Portico della Palazzina Borghese dal Nibby (Nibby 1841, p. 909, n. 7); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C., p. 41, n. 7. Acquisto dello Stato, 1902.
Il torso acefalo e privo delle braccia, a partire dall’incavo ascellare in quello destro e dalla metà del bicipite in quello sinistro, si conserva fino alle ginocchia. I genitali sono stati mutilati e la peluria pubica è a malapena rilevabile per la consunzione della superficie. Si riferisce a una figura stante con ponderazione sulla gamba destra mentre la sinistra è lievemente avanzata. Il torso, di dimensioni maggiori del vero, ha forme anatomiche salde e atletiche: torace ampio, pettorali pronunciati, digitazioni intercostali e partizioni addominali ben evidenti, linea alba ad andamento obliquo coerente con la ponderazione, cresta iliaca rilevata. La nudità del corpo è solo in parte celata dalla ricaduta sulla spalla sinistra della clamide, il mantello, e dal balteo, la cintura di cuoio, pendente dalla spalla destra verso il fianco sinistro. Su di esso sono presenti tracce del fodero della spada che pendeva dal balteo con andamento orizzontale. Il braccio sinistro era probabilmente rivolto all’indietro e il destro disteso. All’altezza della coscia sono visibili i resti del puntello.
La posizione delle gambe si riflette sulla costruzione del busto appena ruotato a destra, in cui si coglie l’inarcarsi del fianco sinistro e il rialzarsi della spalla sinistra. La testa è spezzata alla base del collo ma la posizione dei muscoli suggerisce che fosse volta a sinistra. Sul capo doveva calzare un elmo del quale sono visibili sulla scapola destra resti del lophos, il cimiero.
Questo schema iconografico è conforme a quello del tipo cosiddetto “Diomede Cumae-München”, che prende il nome dall’esemplare della Glyptothek, proveniente dalla Collezione Albani (Vierneisel-Schlörb 1979, pp. 78-98, n. 9) ed è restituito nella sua interezza da quello rinvenuto a Cuma (Maiuri 1930). Le due repliche raffigurano l’eroe vestito di sola clamide gettata sulla spalla sinistra senza avvolgere il braccio sinistro. L’identificazione del soggetto con Diomede si deve a Hermann Brunn che, richiamando un passo della Piccola Iliade, interpretò la rotazione della figura con il volgersi indietro dell’eroe inseguito da Odisseo, contro il quale sguaina la spada per impedirgli la sottrazione del Palladio, di cui egli si era impadronito (Brunn 1887, pp. 215-216, n. 162). Lo schema iconografico è di chiara ponderazione policletea, il cui archetipo bronzeo è stato variamente ricondotto a Lykios, figlio di Mirone (Lippold 1950, p. 184) oppure a Kresilas, nella cui produzione s’individua una fase d’influenza policletea cronologicamente inquadrabile tra il 440 e il 430 a.C. (Furtwängler 1893, p. 32; Vierneisel-Schlörb 1979, pp. 82-84). Il torso riproduce fedelmente il prototipo nell’impostazione generale della figura e nella costruzione vigorosa del nudo, secondo lo schema base definito dalla Maderna (1988, pp. 58-63). La figura è ritenuta dall’autrice una delle copie più fedeli dell’archetipo originale, inquadrabile in età adrianea (1988, p. 213 n. B 23; pp. 56-62).
Il soggetto iconografico di Diomede, testimoniato da numerose repliche, inizia a essere riprodotto in età augustea, ma la massima diffusione sembra potersi inquadrare in epoca adrianea, quando, secondo l’ipotesi della Maderna, era più fortemente sentita la propaganda relativa all’eroe argivo. In tale periodo si può far risalire la scultura Borghese per le proporzioni snelle delle membra e la dinamica costruzione delle parti anatomiche.
Il Moreno riporta il rinvenimento della scultura dagli scavi condotti a Mentana nel 1833: “un torso di statua nuda della grandezza maggiore del naturale, con un pezzo di panneggio sulla spalla sinistra” (2003, p. 82, n. 34). Il frammento sembra potersi identificare con uno ricordato nel Portico dal Nibby nel 1841 e successivamente, nel 1893, è citato nella stessa collocazione dal Venturi (1842, p. 909, n. 7; 1893, p. 11).
Giulia Ciccarello