La scultura, mancante della parte inferiore delle gambe e del braccio destro, raffigura un Ercole barbuto con il capo cinto da una corona di foglie di pioppo dalla quale scendono fin sulle spalle due nastri. Nella mano sinistra sorregge la clava e la leonté, la pelle del leone ucciso dall'eroe. Si tratta probabilmente della raffigurazione di Ercole nell'atto di sacrificare dinanzi ad un altare o nell'atto di bere.
La statua è portata alla luce durante gli scavi svolti a Olevano, sulla via Nomentana, da Gregorio Castellani nel 1826 ed esposta nel portico della Palazzina Borghese nel 1833. Ispirata a modelli ellenistici di ambito lisippeo, l'opera è inquadrabile nel II secolo d.C.
Proveniente dagli scavi di Olevano sulla via Nomentana del 1826 (Moreno, Sforzini 1987, p. 350, fig. 8). Collezione Borghese, ricordata per la prima volta nel 1833 nel Portico (Inventario Fidecommissario Borghese, C., p. 41, n. 7). Acquisto dello Stato, 1902.
La scultura è scoperta negli scavi intrapresi nel 1826 da Gregorio Castellani a Olevano, sulla via Nomentana. L’elenco dei rinvenimenti, datato 22 aprile 1826, riporta: “Un Ercole con la clava, e la sua Testa, mancante di Coscie e Gambe” (Archivio Stato di Roma, Camerlengato, parte II, tit. IV, b. 167, fasc. 430, prot. 13981-14190: Moreno, Sforzini 1987, p. 350, fig. 8). Nel 1833 è ricordata nel Portico della Palazzina Borghese (Inventario Fidecommissario Borghese, C., p. 41, n. 7). Moreno nel 1987 la menziona conservata nella Cantina della Palazzina e la definisce “pezzo mai restaurato” (Moreno, Sforzini 1987, p. 350, fig. 8).
La figura, che si conserva fino all’attacco delle ginocchia, insiste sulla gamba sinistra mentre la destra doveva essere leggermente flessa e avanzata. Il braccio destro, del quale rimane il bicipite, aderisce lungo il torso; su quello sinistro, integro, è adagiata la leontè, la pelle del leone nemeo ucciso dall’Eroe. La caratteristica clava, riccamente nodosa, è sorretta dalla mano sinistra e poggia sulla spalla corrispondente.
Il busto compie una lieve torsione verso il fianco più teso, evidenziata dalla nudità che ne esalta la tensione muscolare. Il corpo, nudo, è caratterizzato da una scolpita tonicità, con muscoli pettorali sporgenti, capezzoli incisi e addominali ben evidenziati. La linea alba, particolarmente evidente, termina nel sesso del quale si conservano solo i peli pubici.
Il capo, rivolto verso destra, è coronato da un’elaborata pettinatura a riccioli raccolti, sormontata da una corona di foglie di pioppo dalla quale discendono sulle spalle due lunghi nastri. Il volto è ricoperto da una folta barba composta da massicci riccioli dall’evidente chiaroscuro. Le arcate sopraccigliari, delicatamente evidenti, sormontano gli occhi dalla forma amigdaloide, delineati ai lati da rughe.
La frammentarietà della scultura non permette l’identificazione con un modello iconografico certo. Il Moreno nel 2003 vi riconosce il tipo dell’Ercole Vincitore nell’atto di sacrificare, ipotizzando la presenza di una patera nella mano destra cosi come raffigurato su un rilievo proveniente dal Tempio di Ercole ad Ostia (Becatti 1939, pp. 37-61; Moreno, Viacava 2003, p. 78, n. 26). Una statuetta di giovane Ercole Vincitore, con clava sulla spalla sinistra e corona con nastri adagiati sulle spalle, presente al Museo Chiaramonti, mostra delle forti affinità con la copia Borghese (Viacava 1995, p. 61, n. 4.6.1).
Il Moreno avanza, inoltre, l’ipotesi che si possa trattare della raffigurazione del tipo dell’Hercules Bibax, bevitore, diffuso soprattutto nella piccola bronzistica. Un esemplare di questo tipo, proveniente da Qarvat al-Faw, propone in effetti un’impostazione simile alla scultura in esame e indurrebbe ad ipotizzare il braccio sinistro flesso in avanti (Cotty 2010, p. 334, n. 155).
In conclusione, l’osservazione delle caratteristiche stilistiche, quali la delicata torsione del busto e la realistica tensione muscolare, derivanti da modelli ellenistici di ambito lisippeo, induce a considerare la scultura una produzione di II secolo d.C.
Giulia Ciccarello