L’opera, ricordata col nome di Federico Zuccari, compare nell’'inventario del 1682 compilato per la divisione ereditaria tra i figli di Olimpia, Giovan Battista Borghese e Giovan Battista Pamphili. Il dipinto è copia del pittore ravennate Luca Longhi di un celebre affresco perduto ma già presente nella cappella dell’importante famiglia dei Grimani a S. Francesco della Vigna a Venezia, eseguito da Federico Zuccari nel 1564. Nella composizione l’artista ha diviso gli astanti: a destra le donne, a sinistra gli uomini, tra i quali è possibile riscontrare veri e propri ritratti. Si noti sullo sfondo la presenza di un tempietto circolare, possibile riferimento alla celebre architettura di Bramante a S. Pietro in Montorio a Roma.
Roma, collezione Olimpia Aldobrandini junior, 1682 (Della Pergola 1955); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 19. Acquisto dello Stato, 1902.
L’opera proviene dall’eredità di Olimpia Aldobrandini ed è identificabile con il “quadro bislongo in Tavola con Christo quando predicava pel Tempio alla Maddalena di Federico Zuccaro” citato nell’inventario stilato per la divisione dei beni di Olimpia Aldobrandini tra i Borghese e i Pamphilij nel 1682 (Della Pergola 1955). Forse individuabile nel dipinto descritto al n. 79 dell’inventario Aldobrandini del 1692 (Ead. 1962), nell’elenco Fidecommissario del 1833 e nel catalogo di Piancastelli (1891) il dipinto mantiene l’attribuzione allo Zuccari, modificato da Morelli in un generico “maestro veneto della scuola di Paolo Veronese” che avrebbe copiato il dipinto di uguale soggetto ascritto a Pedro Campaña conservato presso la National Gallery di Londra (inv. NG1241). Se per Venturi (1893) si trattava di un’opera di Carletto Caliari, Longhi (1928) la riferiva ad un “manierista venezianeggiante verso il 1570-1590” in rapporto con Lavinia Fontana, e più tardi Bologna (1953) faceva il nome di Maarten de Vos. Si deve a Della Pergola (1955), con l’avallo di Pouncey, il merito di aver ricondotto alla mano di Luca Longhi il dipinto, definito “veronesiano nella composizione, manierista nelle figure, e acutamente ritrattista in alcune immagini che acquistano un rilievo singolare” (ibid.). La proposta della studiosa è stata accolta dalla critica successiva, in particolare da Colombi Ferretti (1988) e da Viroli (2000), nel cui catalogo sul pittore ravennate figura anche la tavola Borghese. Sempre di Della Pergola è l’identificazione dell’originale fonte d’ispirazione dell’opera, ovvero l’affresco perduto di Federico Zuccari nella cappella Grimani in San Francesco della Vigna a Venezia (1564 ca.), opera nota attraverso disegni preparatori e incisioni, alla quale si rifanno sia questa versione che quella della National Gallery di Londra.
La scena risulta divisa a metà dal fornice di un arco che si apre sullo sfondo, dove compare un edificio a pianta circolare su modello del Tempietto del Bramante a San Pietro in Montorio. I personaggi che assistono alla predica di Gesù, tra cui si riconoscono sulla destra la Vergine Maria e Marta, abbigliata sontuosamente, presentano una grande varietà di espressioni ed atteggiamenti. L’artista si sofferma su dettagli ritrattistici di notevole vivacità, utilizzando raffinate soluzioni cromatiche. Tenendo presente il termine post quem offerto dal modello di Zuccari, l’opera è da collocare nella fase matura dell’attività dell’artista ravennate, intorno al 1570-1580, come del resto già intuito da Longhi.
Elisa Martini