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I santi Cecilia e Valeriano

Orsi Lelio

(Novellara 1508 - 1587)

La tavola, firmata sulla base dell'organo 'L.E.O', raffigura i santi Cecilia e Valeriano mentre nel silenzio della loro casa ricevono la visita di un angelo. Secondo la Passio, dopo il matrimonio, la vergine romana rivelò all'uomo di essere cristiana, convertendo quest'ultimo e suo fratello Tiburzio al cristianesimo. Abbracciata la nuova fede, un angelo apparve loro con due bellissime corone di fiori, simbolo del loro imminente martirio.

L'opera, attestata in collezione Borghese dal 1650, è stata attribuita dalla critica al pittore Lelio Orsi di Novellara. Tuttavia alcuni errori prospettici, così come la qualità a tratti discontinua dell'esecuzione - evidente soprattutto nella resa dell'angelo - lasciano ipotizzare l'intervento della bottega.


Scheda tecnica

Inventario
167
Posizione
Datazione
Ottavo decennio del XVI secolo
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tavola
Misure
cm 75 x 59
Cornice

In climabox (cm 89,2 x 73,8 x 6,7)

Provenienza

Roma, collezione Borghese, 1650 (Manilli 1650; Della Pergola 1955); Inventario 1693, Stanza II, n. 21; Inventario 1700, n. 40; Inventario 1790, Stanza VII, n. 37; Invv. 1725, 1765, pp. 120, 146; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 34. Acquisto dello Stato, 1902.

Iscrizioni

Alla base delle canne dell'organo, in lettere capitali: 'L.E.O.'

Mostre
  • 1950 Reggio Emilia, Galleria Fontanesi
Conservazione e Diagnostica
  • 1917 Francesco Cocchetti;
  • 1937 Carlo Matteucci;
  • 1995 Laboratorio Restauro Soprintendenza;
  • 2004 Maria Francesca Tizzani;
  • 2008 Paola Minoja.

Scheda

La provenienza di questo dipinto è tuttora ignota. L'opera, infatti, è attestata in collezione Borghese a partire dal 1650, così segnalata da Iacomo Manilli tra i beni presenti nel casino di Porta Pinciana: "L'antico-moderno di Santa Cecilia con S. Valeriano, coll'Angelo di sopra, è di incerto e fu ritoccato dal Domenichino" (Manilli 1650). Riferito anticamente al Correggio (Inv. 1693; Rossini 1725; Pungileone 1891) e ad Orazio Gentileschi (Inv. 1700; Inv. 1790), nel 1928 fu avvicinato a Lelio Orsi (Longhi 1928), attribuzione generalmente accettata dalla critica (Salvini 1950; Della Pergola 1955; Freedberg 1971; Hoffmann 1975; Romani 1984; Hermann Fiore 2006) ad eccezione di Kunze (1932) e di Aldo de Rinaldis (1939) il quale sciolse curiosamente le tre lettere visibile alla base dell'organo ('L.E.O.') in favore di Ottavio Leoni.

Come individuato da Roberto Longhi (Id. 1928) e confermato da Vittoria Romani (Ead. 1984), l'opera mostra una certa attenzione ai modelli correggeschi riletti alla luce del Parmigianino e del Bedoli, profondamente influenzati dalla cultura religiosa del secondo Cinquecento. Per quanto concerne la sua esecuzione, il quadretto è stato variamente datato dalla critica, oscillando dagli anni del soggiorno romano dell'artista (Longhi 1928; Della Pergola 1955) fino agli ultimi tempi della sua attività (Salvini 1950; Freedberg 1971; Romani 1984). Secondo Roberto Salvini (Id. 1950), l'opera, da scalare agli anni Ottanta del Cinquecento, rappresenterebbe uno dei lavori più tardi del pittore, caratterizzato da un malioso decadentismo evidente sia nel busto di Cecilia, le cui fattezze richiamano quelle della Santa Margherita di Cremona (Museo Civico, inv. 160); sia nella gestualità edulcorata di Valeriano, il cui afflato risulta affine a quello della Carità e della Giustizia della Pietà estense (Modena, Galleria Estense, inv. 296).

Restaurata per la prima volta nel Seicento dal Domenichino (Manilli 1650), la composizione ha perso nei secoli quello smalto originale da giustificare una certa staticità e freddezza estranee al catalogo del pittore. Tuttavia, nonostante alcuni dubbi sollevati della critica (cfr. Clerici Bagozzi, Frisoni 1987), il quadretto è sicuramente ascrivibile all'Orsi, sebbene l'impaginazione della scena ed alcuni errori prospettici lascino ipotizzare un massiccio intervento da parte della bottega.

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • I. Manilli, Villa Borghese fuori di Porta Pinciana, Roma 1650, p. 97;
  • P. Rossini, II Mercurio Errante, Roma 1725, p. 37;
  • L. Pungileone, Memorie Istoriche di Antonio Allegri detto il Corregio, I, Parma 1817, p. 39;
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 57;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, pp. 109-110;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, pp. 13-17, n. 194;
  • J. Kunze, Palma Vecchio, in Thieme-Becker Kunstler-Lexicon, XXVI, Leipzig 1932, p. 59;
  • O. Kurz, Guido Reni, in “Jahrbuch der Kunsthistorische Sammlungen in Wien”, XI, 1937, p. 189;
  • A. De Rinaldis, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1939, p. 34;
  • F. Arcangeli, Mostra di Lelio Orsi a Reggio Emilia, in “Paragone”, I, 1950, pp. 48-52;
  • R. Salvini, in Mostra di Lelio Orsi: catalogo, catalogo della mostra (Reggio Emilia, Galleria Fontanesi, 1950), a cura di R. Salvini e A. M. Chiodi, Reggio Emilia, 1950, p. 50;
  • R. Salvini, Su Lelio Orsi e la Mostra di Reggio Emilia, in “Bollettino d’Arte”, XXXVI, 1951, pp. 82-83;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1951, pp. 21-22;
  • M. Gregori, Una Madonna di Lelio Orsi, in “Paragone”, XLIII, 1953, p. 56;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, p. 58, n. 98;
  • L. Ferrara, Galleria Borghese, Roma 1958, p. 121;
  • G. Briganti, La maniera italiana, Roma 1961, p. 52;
  • P. della Pergola, L’Inventario Borghese del 1693 (I), in “Arte Antica e Moderna”, XXVI, 1964, p. 223;
  • S. Freedberg, Painting in Italy, 1500 to 1600, Baltimore 1971, p. 400;
  • J. R. Hoffman, Lelio Orsi da Novellara - A Stylistic chronology, tesi di dottorato, University of Wisconsin 1975, pp. 91, 105, 187 n. 35;
  • V. Romani, Lelio Orsi, Modena 1984, p. 94 e nota 71;
  • M. R. Bentini, Lelio Orsi alla corte Gonzaga di Novellara: una proposta per il “Cristo tra le croci”, in “Il Carrobbio”, XII, 1986, pp. 33-48, p. 34;
  • N. Clerici Bagozzi, F. Frisoni, in Lelio Orsi: (1511 - 1587), dipinti e disegni, catalogo della mostra (Reggio Emilia, Teatro Municipale Romolo Valli, 1987-1988), a cura di E. Monducci, M. Pirondini, Cinisello Balsamo 1987, p. 255, n. 9;
  • A. Coliva, a cura di, La Galleria Borghese, Roma 1994, p. 138;
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 245;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 59.