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Pietà e quattro santi

Andrea d'Agnolo detto Andrea del Sarto

(Firenze 1486 - 1531)

Citata per la prima volta nell'inventario del 1693 con l'attribuzione al Perugino, l'opera ha mantenuto tale riferimento fino a quando non è stata assegnata al pittore fiorentino Andrea del Sarto, collocata dalla critica tra le sue opere giovanili. A partire da sinistra le figure rappresentano Apollonia, ritratta mentre ostenta la tenaglia con l'osso di una mandibola; Antonio da Padova, con l'immancabile giglio; Cristo, sorretto al centro dalla Madonna, da Giovanni Evangelista e Maria Maddalena; Elisabetta, regina d’Ungheria, col saio, il giglio e la corona; e infine Margherita d'Antiochia raffigurata con la croce e il drago.


Scheda tecnica

Inventario
375
Posizione
Datazione
1508 ca.
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tavola
Misure
cm 22 x 172
Cornice

Cornice cinquecentesca decorata palmette e intrecci di vimini (cm 37 x 204 x 7)

Provenienza

Roma, collezione Borghese, 1693 (Inventario 1693, Stanza IV, n. 2); Inventario 1790, Stanza VIII, n. 25; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 34. Acquisto dello Stato, 1902.

Iscrizioni

In basso a sinistra '198'

Mostre
  • 2009 Arezzo, Galleria Comunale d'Arte moderna e contemporanea
Conservazione e Diagnostica
  • 1981-83 Gianluigi Colalucci;
  • 2008 Laura Cibrario, Fabiola Jatta.

Scheda

"Un quadro longo in tavola alto un palmo in circa con dentro una Pietà con altri Santi con cornice dorata del n. 198 di Pietro Perugino" (Inv. 1693). Così, col numero inventariale '198' tuttora visibile in basso a sinistra, il dipinto è elencato per la prima volta in casa Borghese nel 1693, attribuito comprensibilmente in tale occasione al pittore umbro Pietro Perugino. Questo nome, ripetuto nei successivi inventari sulla villa (Inv. 1790; Inv. Fid. 1833), fu ripreso da Giovanni Piancastelli (1891), ma decisamente rifiutato da Adolfo Venturi (1893) che nel 1893 preferì parlare di pittore anonimo di area umbra, parere recuperato diversi anni dopo da Ingeborg Fraenckel (1935) datando la predella intorno agli anni Trenta del Cinquecento.

Il primo studioso ad accostare debitamente la tavola al fiorentino Andrea del Sarto fu Roberto Longhi (1928), attribuzione accettata fin da subito da tutta la critica (De Rinaldis 1948; Sinibaldi 1925; Della Pergola 1959; Freedberg 1961; Id. 1963; Monti 1965; Natali 1989; Stefani 2000; Herrmann Fiore 2006), ad eccezione di Bernard Berenson (1936) che dal canto suo optò per Domenico Puligo, amico del D'Agnolo.

A riportare la composizione nel solco sartesco, collocandola intorno al 1508, fu Sidney J. Freedberg (1963) che trovando molte relazioni con gli affreschi del chiostro fiorentino degli Scalzi, giunse alla conclusione che l'opera potesse essere in qualche modo collegata alla pala della chiesa di San Gallo di Firenze (Noli me tangere, Museo degli Uffizi, inv. 516), condividendo con essa quel lessico peruginesco dai lievi accenti leonardeschi.

Chiaramente la sua forma oblunga - tipica di una predella - ha fatto sì che molti studiosi la ritenessero debitamente parte di un dipinto da cui è stata separata (Monti 1965), avvicinandola variamente al Matrimonio mistico di Santa Caterina di Dresda (Gemäldegalerie, inv. 76; Shearman 1965), alla perduta tavola della chiesa delle monache di Monte Domini a Greve in Chianti (Shearman 1965; Natali 1989) o al dipinto della chiesa di San Giustone di Pietramarina di Monte Albano (Franklin 1997). Come suggerito da Antonio Natali (1989), è probabile che la composizione sia appartenuta a un monastero francescano, forse a un convento di suore (Id.), costringendo di conseguenza il pittore a raffigurare due santi dell'ordine francescano (Antonio ed Elisabetta d'Ungheria) e ben tre personaggi femminili (Apollonia, Elisabetta e Margherita).

Recentemente, nella mostra aretina dedicata ai Della Robbia, famiglia di scultori italiani, la scena centrale con la Pietà - soggetto che trovò ampio successo anche in seguito alle predicazioni di Girolamo Savonarola -  è stata messa in rapporto con le opere in terracotta realizzate da Andrea Della Robbia (Mozzati 2009), un significativo riscontro che riporta la composizione Borghese al primo decennio del Cinquecento, quando Andrea del Sarto, dopo aver stretto rapporti con il ceramista fiorentino, si rifece ai suoi modelli, qui ben evidenti nella resa plastica e ingombrante dei panneggi. A tale datazione - precisamente intorno al 1508 - rimanda ancora Antonio Natali (1989; Id. 1998).

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 285;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 182;
  • G. Sinibaldi, Le Opere di Andrea del Sarto che si conservano a Firenze, in “L’Arte”, XXVIII, p. 153 ss.;
  • R. Longhi, La Notte del Rubens a Fermo, in “Vita Artistica”, II, 1927, p. 8 ss.;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, pp. 123, 126, 213; F. Canuti, Il Perugino, Siena 1931, p. 381;
  • J. Fraenckel, Andrea del Sarto, Gemälde und Zeichnnungen, Strassburg 1935, pp. 107, 239;
  • B. Berenson, Pitture Italiane del Rinascimento, Milano 1936, p. 409;
  • A. De Rinaldis, Catalogo della Galleria Borghese, Roma 1948, p. 38;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1951, p. 25;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, p. 10, n. 3;
  • S. J. Freedberg, Andrea del Sarto, Cambridge Mass. 1961, p. 215;
  • P. della Pergola, L’Inventario Borghese del 1693 (II), in “Arte Antica e Moderna”, XXVIII, 1964, p. 462;
  • S. J. Freedberg, Andrea del Sarto, Cambridge 1963, I, p. 6; II, p. 5;
  • R. Monti, Andrea del Sarto, Milano 1965, pp. 19, 133;
  • J. Shearman, Andrea del Sarto, I, Oxford 1965, pp. 17, 134, 197
  • S. Meloni Trkulja, in Il primato del disegno. Firenze e la Toscana dei Medici nell’Europa del ’500, catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Strozzi, 1980), Firenze 1980, pp. 58-59;
  • A. Natali, A. Cecchi, Andrea Del Sarto. Catalogo completo dei dipinti, Firenze 1989, p. 23 n. 3;
  • D. Franklin, A Proposal for Early Andrea del Sarto, in "The Burlington Magazine", CXXXIX, 1997, pp. 106-108;
  • A. Natali, Andrea Del Sarto. Maestro della 'maniera moderna', Milano 1998, p. 14;
  • C. Stefani, in P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, pp. 230-231;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 124;
  • T. Mozzati, in I Della Robbia. Il dialogo tra le arti nel Rinascimento, catalogo della mostra (Arezzo, Museo Statale d'Arte Medioevale e Moderna, 2009), a cura di G. Gentilini, L. Fornasari, Milano 2009, p. 354 n. 87.