Pur essendo citata negli inventari antichi come opera di Pietro Perugino, la tavola è stata avvicinata al catalogo del pittore Jacopo de' Boateri, uno dei tanti seguaci dell'artista bolognese Francesco Francia, attivo nella prima metà del XVI secolo. Il dipinto, raffigurante la Madonna tra i santi Antonio abate e Caterina d'Alessandria, sembra riflettere alcuni modelli del Maestro bolognese, come confermano sia la schematicità compositiva delle simmetrie, sia le forme armoniose delle figure immerse nel tipico paesaggio emiliano.
Cornice ottocentesca decorata con quattro palmette angolari (cm 85 x 73 x 7,5)
Roma, collezione Borghese, 1790 (Inventario 1790, Stanza I, n. 20; Della Pergola 1955); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 8. Acquisto dello Stato, 1902.
La provenienza di questo dipinto è ignota. L'opera, infatti, è documentata in collezione Borghese solo a partire dal 1790, attribuita nel relativo inventario borghesiano a Pietro Perugino.
Assegnata negli elenchi fedecommissari a Francesco Raibolini, noto col nome di Francesco Francia, questa tavola ne reitera certamente i modelli, testimonianza del favore incontrato dalle composizioni del noto Maestro bolognese, copiate a più riprese dagli allievi e dai suoi numerosi seguaci. Come ipotizzato da Corrado Ricci - in un parere orale trascritto nelle note di Giovanni Piancastelli (1891) - con tutta probabilità il presente quadro fu eseguito da Jacopo de' Boateri, un pittore italiano attivo a Bologna intorno agli anni Quaranta del XVI secolo, la cui vicenda storico-artistica mostra ancora diverse lacune. Tale nome, accettato dalla critica (A. Venturi 1893; Longhi 1928; De Rinaldis 1939), fu confermato nel 1955 da Paola della Pergola (1955) che nel primo catalogo dei dipinti di Galleria Borghese, sottolinea le affinità di tecnica e di stile che corrono tra la tavola in esame e un dipinto firmato dall'artista raffigurante la Madonna col Bambino e San Giuseppe, conservato presso la galleria di Palazzo Pitti di Firenze (cfr. Supino 1930). In effetti, la sommaria esecuzione del quadro, unita alla poca originalità della composizione, ritornano di frequente nel catalogo del Boateri, caratteristiche che da sempre hanno indotto gli studiosi a considerarlo un mero traduttore dei modelli del Francia (Supino 1930).
Antonio Iommelli