Questo rame è entrato a far parte della collezione Borghese nel 1818, acquistato dal principe Camillo Borghese presso Ignazio Grossi di Firenze. Dipinto da Carlo Dolci, uno dei più ricercati interpreti della pittura sacra fiorentina, questo volto di Cristo esaspera la dolcezza reniana in un'edulcorata rappresentazione del sacro favorendo emotivamente la partecipazione del fedele.
Roma, collezione Camillo Borghese, 1818 (Della Pergola 1959); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 14. Acquisto dello Stato, 1902.
Questo dipinto fu acquistato a Roma, insieme ad altre quattro opere, dal principe Camillo Borghese che nel dicembre 1818 emise un pagamento complessivo di tremila scudi in favore di Ignazio Grossi di Firenze. Il documento, segnalato da Giovanni Piancastelli nel 1891, fu reso noto da Paola della Pergola che nel 1959 lo pubblicò in calce al catalogo dei dipinti della Galleria Borghese. L'atto di acquisto recita: "Io sottoscritto alla presenza degli infrascritti testimoni ho ricevuto da S.E. il Sig.r Principe D. Camillo Borghese per le mani del Sig. Giacomo Bassanelli di lui Cassiere la somma di scudi 3000 moneta romana, quali sono per il prezzo concordato della vendita fatta al lodato Sig. Principe di No 5 quadri Uno del Guercino rappresentante il Figliol Prodigo della Galleria Lancellotti, altro del Sassoferrato rappresentante una Madonna col Bambino, altro detto dello Spagnoletto rappresentante S. Ignazio vescovo investito da due leoni e altri due del Carlin Dolci rappresentanti uno il Salvatore e l'altro una Madonnina [...] Roma 4 Decembre 1818. Ignazio Grossi e testimoni" (Della Pergola 1959, p. 226, n. 100).
Il dipinto, pubblicato come autografo da Paola della Pergola (1959) e da Kristina Herrmann Fiore (2006), è stato però escluso nella recente monografia sul pittore (Baldassarri 2015).
Gregorio Cleter, attivo a Roma nell'Ottocento, ne trasse un'incisione.
Antonio Iommelli