Il dipinto, entrato in collezione Borghese assieme alla copia parziale della Leda di Berlino (inv. 122), è replica assai ridotta del quadro del Kunsthistorisches Museum di Vienna, quest'ultimo già parte della serie degli Amori di Giove realizzata dal Correggio per Federico II Gonzaga e da questi donata all'imperatore Carlo V in occasione della sua incoronazione a Bologna nel 1530.
Come si può ben notare, l'anonimo copista ha qui introdotto diversi varianti rispetto all'originale, ambientando l'incontro amoroso tra Io e Giove - quest'ultimo trasformatosi secondo il mito in una nuvola per possedere la ragazza - in un paesaggio.
Salvator Rosa cm 77 x 61 x 5,5
(?) Parigi, collezione Pierre Crozat, 1741 (Mariette 1741, p. 32, n. 102; M. Stuffman 1965 in Arch. Borgh. 407, pos. VII/I); Roma collezione Camillo Borghese, 1812 (Inventario 1812, p. 110); Roma, collezione Borghese, 1833 (Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 25). Acquisto dello Stato, 1902.
La provenienza di questa teletta resta tuttora ignota. Infatti, nonostante il tentativo di identificarla assieme alla Leda con le due analoghe composizioni documentate nella raccolta settecentesca di Pierre Crozat (l'ipotesi è stata sostenuta da Margret Stuffmann in una lettera datata 1965, inviata alla Galleria), la critica ha da sempre preferito sorvolare su questa probabilissima ipotesi, forse pensando che la fortuna riscossa dagli originali ha fatto sì che nei secoli numerose repliche e varianti fossero presenti nelle più importanti quadrerie del mondo (cfr. Quintavalle 1970).
Se si esclude tale pista, non resta che ipotizzarne l'ingresso nella raccolta pinciana tra la fine del XVIII e i primi anni del XIX secolo, essendo il quadro praticamente assente in tutti gli inventari borghesiani sei-settecenteschi. È solo nel 1812, infatti, che la tela appare per la prima volta tra i beni della famiglia Borghese, descritta insieme alla Leda nella stanza detta 'delle Veneri' allestita presso uno degli ambienti del palazzo di Campo Marzio.
Come suggerito dalla critica (Della Pergola 1955; Herrmann Fiore 2006), è assai probabile che quest'opera sia stata eseguita da un ignoto copista nel XVII secolo, acquistata insieme alla Leda da Camillo Borghese forse per ricostruire idealmente la serie degli Amori di Giove, desiderio in parte coronato con l'acquisto nel 1827 dello straordinario autografo correggesco raffigurante Danae (inv. 125) già parte delle collezioni di Carlo V e - a partire dal 1598 - di Rodolfo II di Praga.
Antonio Iommelli