L'opera, entrata in collezione Borghese nel 1926, risulta una copia tarda della parte centrale di una pala di Gioacchino Assereto conservata alla Pinacoteca di Brera. Il dipinto - un olio su carta, trasportata su tela - presenta un lieve strato di gesso la cui granulosità ha spinto la critica a collocarne l'esecuzione in Inghilterra sul finire del XVII secolo. Raffigura la cosiddetta Presentazione di Gesù al tempio, un soggetto ampiamente frequentato dagli artisti che tratta del rito organizzato da Maria e Giuseppe quaranta giorno dopo la nascita del Messia.
Collezione Lord Joseph Duveen, 1926 (Della Pergola 1955). Acquisto dello Stato 1926.
Ceduto dal mercante inglese Joseph Duveen in cambio della tassa di esportazione per l'acquisto degli arazzi fiamminghi della collezione Stroganoff, il quadro fu destinato dallo Stato italiano al Museo Borghese, dove entrò nel 1926 come opera giovanile di Lorenzo Lotto. Tale attribuzione, scartata da Roberto Longhi (1926), fu rivista dallo studioso in favore del pittore genovese Gioacchino Assereto che pubblicò la teletta come replica parziale della Presentazione al tempio di Brera, pala già attribuita a Benedetto Crespi e da Longhi stesso restituita all'Assereto. Tale giudizio, accolto da Paola della Pergola (1955), fu confermato da Gian Vittorio Castelnovi (1971) che nel 1971 pubblicò l'opera come 'Copia da Gioacchino Assereto', riferimento ripreso nel 2006 da Kristina Herrmann Fiore (2006).
La tela raffigura la presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme, qui rappresentato stretto tra le braccia di sua madre Maria e il sommo sacerdote, mentre un bambino reca all'altare delle tortore sacrificali. Sebbene si tratti di una copia, il quadro reitera quei caratteri tipici della pittura lombarda che in passato hanno fatto ipotizzare un incontro tra il pittore genovese e la pittura di Giovan Battista Crespi detto il Cerano.
Antonio Iommelli