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Lucrezia

Sirani Elisabetta (?)

(Bologna 1628 - 1665)

L’opera, attestata nella raccolta Borghese a partire dal 1790, è stata attribuita dalla critica a Elisabetta Sirani, pittrice bolognese, il cui stile risulta fedele sia agli esempi del padre, il pittore Giovanni Andrea (1610-1670), sia alla maniera di Guido Reni.

Il dipinto raffigura Lucrezia, mitica matrona romana, stesa sul letto dopo la violenza subita da Sesto Tarquinio e pronta a darsi la morte con il piccolo pugnale esibito nella mano destra. L'integrità della fanciulla, divenuta simbolo di coraggio e virtù, è qui enfatizzata dal candore delle vesti e dall'uso di una luce diafana che mette in risalto l'incarnato perlaceo della giovane eroina.


Scheda tecnica

Inventario
090
Posizione
Datazione
prima metà XVII secolo
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
cm 101 x 78
Cornice
Salvator Rosa (cm 105 x 86 x 8,4).
Provenienza
Roma, collezione Borghese, 1790 (Inventario 1790, Stanza VII, n. 48; Della Pergola 1955); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 11. Acquisto dello Stato, 1902.
Conservazione e Diagnostica
  • 1956 Gilda Diotallevi (sostituzione vecchia cornice, fissaggio del colore e riverniciatura);
  • 2000 ENEA (indagini diagnostiche).

Scheda

Il dipinto è segnalato per la prima volta presso la collezione Borghese nel 1790, descritto dall'estensore del relativo inventario come "Lucrezia, di stile baroccesco". Elencata nelle liste fedecommissarie come opera di Elisabetta Sirani, la tela fu riconosciuta come tale da Guido Cantalamessa che nel 1922 la identificò erroneamente con il dipinto appartenuto a Simone Tassi, ricordato nel 1678 da Carlo Cesare Malvasia.

Nel 1955 Paola della Pergola, accogliendo in parte il parere di Cantalamessa, pubblicò questa Lucrezia come opera di Elisabetta Sirani, sottolineando però al contempo che la descrizione di Malvasia non era per niente calzante con il dipinto Borghese sia per il soggetto narrato, sia per l'assenza di alcuni dettagli menzionati dal noto biografo. La studiosa, inoltre, datò il dipinto "condotto nei modi del Reni" intorno agli anni Sessanta, individuando un riferimento assai prossimo alla mezza figura di Lucrezia, eseguita da Reni e conservata presso la Pinacoteca Capitolina di Roma. Tale attribuzione, accolta dalla critica, è stata messa in dubbio da Adelina Modesti (2004) che nel volume dedicato alla "virtuosa del Seicento bolognese" rigetta l'autografia della tela. In effetti alcuni dettagli, come l'espressione del viso, la sinuosità della posa e l'uso di una luce diafana rivelano una mise en scene reniana più vicina alla maniera leggiadra del padre, Giovanni Andrea Sirani, che non a quella impertinente di Elisabetta, come si può notare confrontando questo dipinto con due tele con analogo soggetto, Venere e Amore, dipinte rispettivamente da Giovanni Andrea (Bologna, Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna) e da sua figlia Elisabetta (coll. privata), entrambe esposte recentemente a Milano (per queste due tele si veda da ultimo Modesti 2021).

Una copia leggermente variata di questo dipinto si trova si conserva presso la Galleria nazionale d'arte antica di palazzo Corsini (Alloisi 1993), il cui prototipo viene indicato da Paola della Pergola (1955) in un dipinto appartenente all'allora collezione Viti.

  Antonio Iommelli




Bibliografia
  • C.C. Malvasia, Felsina Pittrice, Bologna 1678, a cura di G. P. Zanotti, II, Bologna 1844, p. 339; 
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 212; 
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 79; 
  • G. Cantalamessa, Davide, Saul o Astolfo?, in “Bollettino d’Arte”, II, 1922, p. 43; 
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 185; 
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, pp. 68-69, n. 121; 
  • F. Frisoni, La vera Sirani, in “Paragone”, XXIX, 1978, pp. 3-18; 
  • S. Alloisi, Quadri senza casa. Dai depositi della Galleria Corsini, Roma 1993, pp. 22-24; 
  • A. Modesti, Elisabetta Sirani. Una virtuosa del Seicento bolognese, Bologna 2004, p. 276, n. 7; 
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 34; 
  • A. Modesti, schede in Le Signore dell’Arte. Storie di donne tra ’500 e ’600, catalogo della mostra (Milano, Palazzo Reale, 2021), a cura di A.M. Bava, G. Mori, A. Tapiè, Milano 2021, pp. 311-312, 312-313.