Si tratta del frammento di una mano destra, con parte del polso e dell’indice, pertinente, probabilmente alla medesima statua colossale al quale apparterrebbe il frammento di piede scalzo esposto di fronte a essa nel Portico (inv. XX).Per le dimensioni originarie, grandi il doppio del naturale,potrebbe trattarsi di un’opera eseguita con la tecnica acrolitica, ovvero eseguita tramite l’accostamento di parti realizzate in marmo unite a una struttura di sostegno in legno.
La ridotta porzione conservata non permette un inquadramento puntuale del frammento, che sembra comunque potersi assegnare al II secolo d.C.
Il frammento raffigura il palmo di una mano destra, con parte del polso e dell’indice. Doveva essere pertinente alla stessa statua colossale alla quale si può legare, probabilmente, il frammento di piede destro scalzo conservato di fronte a essa nel Portico (inv. XX). La piega dell’indice e delle falangi delle altre dita induce a ipotizzare che la mano stringesse un oggetto. Le notevoli dimensioni originarie della scultura, grande il doppio del naturale, portano a supporre che la statua possa essere stata realizzata con la tecnica acrolitica, unendo testa e arti eseguiti in marmo a una struttura in legno coperta da vesti o da lamine metalliche, oppure semplicemente accostando diversi tipi di marmi policromi.A confronto si ricordano i frammenti, raffiguranti la mano destra, la sinistra e un tratto del braccio, pertinenti a una statua acrolitica, provenienti dal Foro di Augusto e oggi conservati ai Mercati di Traiano (Ungaro 2008, pp. 399-417).
L’esiguità dell’opera non permette una datazione puntuale, che tuttavia si individua nel II secolo d.C.
Giulia Ciccarello