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Minerva in atto di abbigliarsi

Fontana Lavinia

(Bologna 1552 - Roma 1614)

L'opera, databile al 1613, fu eseguita dalla pittrice a Roma, qui rievocata attraverso la cupola di San Pietro visibile sullo sfondo. Il dipinto raffigura Minerva, dea della sapienza, che ha appena dismesso le armi per indossare un ricco abito femminile. Sullo sfondo, in fuga prospettica, si riconoscono l’asta, l'ulivo e la civetta, attributi consueti della dea guerriera.


Scheda tecnica

Inventario
007
Posizione
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
cm 258 x 190
Cornice
Cornice ottocentesca con fregio decorato con loto e palmette
Provenienza

Roma, collezione Scipione Borghese, 1613 (Della Pergola 1955, p. 35); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 11. Acquisto dello Stato, 1902.

Iscrizioni
"FACIEBAT MDCXIII" sotto il piede dell'amorino seduto; "679" in basso a sinistra.
Mostre
  • 1994 Bologna, Museo Civico Archeologico;
  • 1997-1998 Washington, National Museum of Woman in the Arts;
  • 2007-2008 Londra, Barbican Art Gallery;
  • 2018-2019 Gand, Musée des Beaux Arts de Gand;
  • 2019-2020 Madrid, Museo del Prado.
Conservazione e Diagnostica
  • 1779 Domenico De Angelis (documentato in Della Pergola 1955)
  • 1954 Alvaro Esposti e Maria Monasterio
  • 1994 Paola Azzaretti
  • 2021 Leonardo Severini

Scheda

Il quadro fu eseguito da Lavinia Fontana nel 1613 come suggeriscono sia l'iscrizione - dipinta sotto il piede dell'amorino seduto - sia un pagamento del cardinale Scipione, emesso a favore di Annibale Durante, falegname di casa Borghese, pagato per una cornice "[...] la quale serve per la Pallade della signora Lavinia Fontana alta p[almi] 13 et 8" (Della Pergola 1955, p. 35). L'opera, acquistata da Scipione o a lui probabilmente donata (Herrmann Fiore 2018), fu certamente dipinta a Roma dall'insigne pittrice bolognese, come suggerisce la cupola della basilica di San Pietro visibile sullo sfondo, nascosta in parte da una parete scura che mette in risalto le delicate fattezze della dea della sapienza.

Le prime notizie sull'opera si ricavano nel testo di Domenico Montelatici del 1700 che la descrive come "pensiere di Tiziano". Nonostante la data e la firma allora ben leggibili, nel 1818 Mariano Vasi assegnò la tela al Padovanino, attribuzione accolta negli anni successivi da Antonio Nibby (1824), Giovanni Piancastelli (1891) e Adolfo Venturi (1893), ma respinta decisamente da Roberto Longhi (1928) e da Giuseppe Fiocco (1926) che nel frattempo aveva avvicinato il quadro al catalogo di Girolamo Forabosco. Accostata alla scuola veneta seicentesca da Aldo De Rinaldis (1939), nel 1955 l'opera fu debitamente riferita all'artista bolognese da Paola della Pergola che basò il suo parere sulla base di analisi documentarie. Tale attribuzione fu accolta positivamente da tutta la critica e in particolare da Eleanor Tufts che nel 1974 riscontrò un'analogia tra il paesaggio di questo dipinto e quello della Visita della Regina di Saba al re Salomone, eseguito sempre da Lavinia Fontana, conservato alla National Gallery of Ireland (inv. n. 76).

Il soggetto rappresenta un'insolita raffigurazione di Minerva, dea della sapienza e delle arti, protettrice secondo la mitologia delle tessitrici a cui sembrano alludere le pregiate stoffe che la divinità sta per indossare. Ai suoi piedi, si riconoscono lo scudo e un'armatura che insieme alla civetta, raffigurata sul davanzale tra rami d'ulivo, e l'elmo, tenuto in mano dall'amorino, rientrano tra i suoi tipici attributi iconografici. Secondo Silvia Urbini (1994, p. 207), il soggetto di questo quadro affonda le sue radici ne Le imagini degli Dei degli Antichi di Vincenzo Cartari e nelle Symbolicae questiones di Achille Bocchi, testo pubblicato a Bologna nel 1555, arricchito da diverse incisioni di Andrea Alciati e Giulio Bonasone che probabilmente ispirarono il tema di questo quadro.

Alcuni anni prima, nel 1604-1605, la pittrice dipinse una tela analoga, attualmente conservata presso la collezione Pavirani di Bologna, commissionata da Marco Sittico Altemps, il cui nome è stato recentemente rintracciato da Patrizia Tosini (2019, pp. 225-228) nel poema composto da Ottaviano Rabasco nel 1605, intitolato La Pallade ignuda della famosa pittrice Lavinia Fontana. La commissione di questa tela, eseguita tra Bologna e Roma, è legata senza dubbio alla nostra Minerva in atto di abbigliarsi, richiesta qualche anno dopo da Scipione Borghese che probabilmente, dopo aver visto il dipinto di casa Altemps, richiese alla pittrice un simile soggetto che sicuramente non dovette sfigurare con le altre opere raffiguranti la dea Venere, presenti nella sua ricca collezione.

  Antonio Iommelli




Bibliografia
  • D. Montelatici, Villa Borghese fuori di Porta Pinciana con l’ornamenti che si osservano nel di lei Palazzo, Roma 1700, p. 279;
  • M. Vasi, Itinerario (cfr. 1786), 1818, p. 261;
  • A. Nibby, Itinerario di Roma e delle sue vicinanze compilato già da Mariano Vasi, ora riveduto, corretto e accresciuto dal Professore Antonio Nibby, Roma 1824, p. 311;
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 61;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 24;
  • G. Fiocco, Gerolamo Forabosco ritrattista, in “Belvedere”, IX-X, 1926, p. 24;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 176;
  • A. De Rinaldis, La Galleria Borghese in Roma (Itinerari dei Musei e Monumenti d’Italia), Roma 1939, p. 9;
  • P. Della Pergola, Contributi per la Galleria Borghese, in “Bollettino d’Arte”, XXXIX, 1954, pp. 134-35;
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, p. 36, n. 44;
  • R. Longhi, Saggi e ricerche 1925-28. Precisioni nelle gallerie italiane. La Galleria Borghese, Firenze 1967, p. 331;
  • E. Tufts, Mss. L. Fontana from Bologna, in “Art News”, LXXIII, 1974, pp. 60-64;
  • Pittura bolognese del ‘500, a cura di V. Fortunati Pierantonio, II, Bologna 1986, pp. 727-735;
  • M.T. Cantaro, Lavinia Fontana bolognese: “pittora singolare”, 1552-1614, Milano 1989, pp. 222-224;
  • S. Urbini, in Lavinia Fontana: 1552–1614, catalogo della mostra (Bologna, Museo Civico Archeologico, 1994), a cura di V. Fortunati Pietrantonio, Milano 1994, p. 207, n. 74;
  • A.M. Fioravanti Baraldi, in Lavinia Fontana of Bologna: 1552 – 1614, catalogo della mostra (Washington DC, National Museum of Women in the Arts, 1998), a cura di V. Fortunati, Milano 1998, p. 108, n. 30;
  • C. Stefani, scheda in Galleria Borghese, a cura di P. Moreno, C. Stefani, Milano 2000, p. 156;
  • M. Wallace, scheda in Seduced. Art and sex from antiquity to now, catalogo della mostra (London, Barbican Centre for Arts and Conferences, 2007-2008), a cura di M. Wallace, M. Kemp, J. Bernstein, London 2007, p. 81;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 10;
  • L. De Girolami Cheney, ’Lavinia Fontana’s Nude Minervas’, in "Woman’s Art Journal", XXXVI, 2015, pp. 30-40;
  • K. Herrmann Fiore, Uno sguardo enigmatico nella Galleria Borghese: la Minerva di Lavinia Fontana del 1613, in Vivace con espressione..., a cura di M. von Bernstorff, S. Kubersky-Piredda, M. Cicconi, Munich 2018, pp. 135-161;
  • C. Lollobrigida, in Les Dames du Baroque. Femmes peintres dans l’Italie du XVIe et XVIIe siècle, catalogo della mostra (Gand, Musée des Beaux Arts, 2018-2019), Gand 2018, p. 98, n. 20;
  • P. Tosini, Ottaviano Rabasco, un letterato dimenticato nella Roma di Caravaggio e La Pallade Ignuda di Lavinia Fontana per Marco Sittico Altemps IV, in Caravaggio ed i letterati, atti del convegno (Roma 2018), a cura di S. Ebert-Schifferer, L. Teza, Todi 2019, pp. 125-140;
  • P. Tosini, scheda in A tale of Two women painters: Sofonisba Anguissola and Lavinia Fontana, catalogo della mostra (Madrid, Museo Nacional del Prado, 2019-2020), a cura di L. Ruiz Gómez, Madrid 2019, pp. 228-229;
  • L. De Girolami Cheney, Lavinia Fontana’s Mythological Paintings: Art, Beauty and Wisdom, Newcastle upon Tyne 2020, pp. 117-132.