L’emblema centrale, delimitato da una cornice policroma con treccia a quattro capi e con foglie di acanto negli angoli, ritrae una scena di pesca, con due uomini su una barca e un pesce sulla destra. Venne inserito in epoca antica in una pavimentazione preesistente, di epoca tardo-repubblicana, decorata da un punteggiato di crocette, e inquadrata da una larga fascia a meandro prospettico policromo.
Il mosaico proviene, insieme ad un secondo presente nella stessa sala V e di medesimo soggetto, dagli scavi intrapresi nel XVIII secolo nella tenuta Borghese di Castell’Arcione, sulla via Tiburtina. Sulla base di osservazioni stilistiche si può indicare un inquadramento cronologico del riquadro figurato tra la fine del II e gli inizi del III secolo d.C.
Il pannello musivo venne scoperto, insieme ad un secondo presente nella stessa sala V, tra i resti di un’estesa villa romana, durante gli scavi effettuati nel XVIII secolo nella tenuta Borghese di Castell’Arcione, sulla via Tiburtina (Mari 1983, pp.250-251, 258-260). Ennio Quirino Visconti, nel 1796, ricorda i riquadri nella sala, allestita pochi anni prima sotto la direzione dell’architetto Antonio Asprucci e ne testimonia la provenienza (Visconti, Lamberti 1796, p. 38). Dal medesimo contesto potrebbero provenire, inoltre, tre mosaici a soggetto marino, attualmente posti nella pavimentazione della sala VII, che presentano affinità stilistiche (Blake 1940, p. 117, Moreno, Sforzini 1987, p. 345).
Il riquadro, posto al centro della sala, è databile all’età severiana per le tipiche caratteristiche tecnico stilistiche, quali l’uso del fondo nero del mare e l’irregolarità delle dimensioni delle tessere nel loro allettamento. Esso è incorniciato da una fascia policroma con treccia a quattro capi e con foglie di acanto presso i vertici, risalenti probabilmente all’epoca della sistemazione settecentesca. L’insieme è inserito, a sua volta, in una pavimentazione musiva di epoca tardo-repubblicana, punteggiata da crocette a quattro tessere nere su un fondo monocromo bianco, e bordata da una cornice policroma a meandro prospettico, nella quale si alternano tessere di colore verde, rosso e giallo per la profondità. L’emblema centrale raffigura due uomini in barca, quello a sinistra, vestito di tunica esomide, ovvero di una corta tunica che lascia scoperta la spalla; è ripreso nell’atto di lanciare una rete. Quello di destra, seduto a torso nudo, si rivolge verso il compagno mentre impugna il remo, in uno scambio di sguardi molto serrato. Sulla destra è presente un pesce che balza fuori dalle onde, rese da un forte contrasto cromatico; tessere bianche e verdi sottolineano l’increspatura su un mare di tessere nere.
Come già osservato da Marion Elizabeth Blake, nel 1940, si tratta, dunque, dell’unione di due tessellati di epoca diversa, un tappeto musivo inquadrabile in epoca tardo-repubblicana e un emblema figurato realizzato in epoca severiana.
Giulia Ciccarello