Questo paesaggio è citato per la prima volta nell’inventario fidecommissario del 1833 con l’attribuzione a Pier Francesco Mola. L’attribuzione collezionistica è stata inizialmente convalidata dalla critica ma a partire dal parere di Roberto Longhi si ritiene che il dipinto possa essere verosimilmente ricondotto ad un ignoto maestro di ambito tedesco attivo nella seconda metà del XVIII secolo.
fine ‘700 (con acanto traforato) cm. 43 x 65 x 5
Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 26, n. 4 o 5. Acquisto dello Stato, 1902.
La tela rappresenta un paesaggio caratterizzato da un’atmosfera nuvolosa da cui filtrano raggi di sole che illuminano il centro del dipinto, con alberi in primo piano e montagne sullo sfondo. A destra è raffigurato un paese posto sopra uno sperone di roccia, mentre in basso a sinistra, sotto un grande albero, si intravede un cavaliere di spalle che incede sul sentiero verso il fondale.
Il dipinto è verosimilmente identificabile con quello citato insieme ad un altro paesaggio della Galleria Borghese (inv. 140) nell’inventario fidecommissario del 1833, entrambi con l’attribuzione a Pier Francesco Mola: “Due Paesi, del Mola, larghi palmi 2½; alti palmi 1, oncie 5”, le cui dimensioni coincidono con quelle dei due dipinti tuttora in collezione. L’attribuzione inventariale è stata accettata da Giovanni Piancastelli (1891, p. 118) e da Adolfo Venturi (1893, p. 98), mentre Roberto Longhi (1928, p. 190) ha ritenuto di poter ricondurre il dipinto ad un altro settecentista straniero, forse tedesco. L’opinione di Longhi è stata accolta da Paola Della Pergola (1959, p. 172) mentre, più di recente, Kristina Herrmann Fiore ha pubblicato il dipinto come “ignoto maestro, seconda metà del secolo XVIII” (2006, p. 48).
Pier Ludovico Puddu