Appartenente ad una serie di quattro tondi in miniatura, la veduta di Piazza Colonna fu eseguita dall’artista alsaziano Johann Wilhelm Baur intorno al 1636. Il gruppo di piccole opere, tutte di formato circolare e rappresentanti vedute romane, è attestato in collezione Borghese fin dal Seicento, probabilmente acquistato o ricevuto in dono dal principe Marcantonio II. Nella stessa raccolta è presente anche un Prospetto di Villa Borghese realizzato dall’artista con la medesima tecnica e risalente, come i quattro tondi, al suo viaggio in Italia tra il 1631 e il 1637.
Fine ‘700 (con punzecchiature e girali d’acanto, parte di un polittico) cm 16,5x30,5x3
Collezione Borghese, citato per la prima volta nell’Inventario 1693, Stanza XI, n. 37 o 62; Inventario 1790, Stanza VII, nn. 82-85; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 26, nn. 15-18. Acquisto dello Stato, 1902.
L’opera corrisponde ad una miniatura circolare eseguita a tempera su pergamena rappresentante Piazza Colonna. Johann Wilhelm Baur la realizzò come parte di una serie di quattro vedute di piazze romane durante il suo soggiorno in Italia, tra il 1631 e il 1637. A questi anni risalgono alcune altre composizioni note della sua produzione, tra cui la miniatura raffigurante il Prospetto di Villa Borghese firmata e datata 1636, conservata anch’essa in Galleria (inv. 519). Probabilmente la serie di quattro vedute venne eseguita intorno allo stesso anno e dovette entrare in collezione Borghese subito dopo la sua esecuzione. Non è noto, tuttavia, se si trattasse di una commissione ordinata da Marcantonio II o di un dono di Baur allo stesso principe (Della Pergola 1959, p. 146, nn. 200-203; Herrmann Fiore 1990, pp. 193-194, nn. 67-68; Barchiesi 2002, p. 144, n. 15).
Le opere rimasero sempre nella collezione e furono montate a coppie in doppie cornici settecentesche decorate con motivi vegetali: Piazza Colonna insieme al Campidoglio (inv. 482), Piazza del Quirinale (inv. 488) con il Foro Traiano (inv. 481). Esse sono citate per la prima volta nell’inventario Borghese del 1693, dove vengono descritte singolarmente come di autore incerto, mentre in quello del 1790 ritornano in un’unica voce e la corretta attribuzione a Baur: Quattro tondi di prospettive, Giov. Gugl. Bagur.
Il soggiorno in Italia di Baur fu successivo ad un periodo di formazione a Strasburgo, sua città natale, presso il miniaturista Friedrich Brentel. In questi anni l’artista lavorò per diversi membri di importanti famiglie nobili, tra cui, oltre a Marcantonio Borghese, il Duca di Bracciano, il marchese Giustiniani, il principe Ferdinando Colonna. Nel 1637 Baur lasciò l’Italia ma non fece ritorno in patria, bensì si trasferì a Vienna, dove trascorse gli ultimi anni di vita lavorando alla corte dell’imperatore Ferdinando III d’Asburgo. Le fonti sei e settecentesche che trattano le vicende dell’artista indicano il 1640 come l’anno della sua morte (J. von Sandrart, L’Academia Todesca della Architectura, Scultura & Pittura, 1675, II, pp. 306-307; A. Houbraken, De groote schouburgh der Nederlantsche konstschilders en schilderessen, II, 1718, p. 333; N. Pio, Le vite di pittori, scultori et architetti [1724] 1977, p. 91; F. Baldinucci, Notizie de’ Professori del disegno da Cimabue in qua. Secolo V dal 1610 al 1670, 1728, p. 197), Tuttavia, questa data va posticipata almeno di un anno in considerazione di una Veduta di una villa sul mare firmata e datata 1641, segnalata da Luigi Salerno (1976, p. 460, 464) in collezione privata londinese.
Il successo dell’artista presso importanti collezionisti dell’epoca è legato soprattutto alle sue capacità di miniaturista e al suo straordinario senso prospettico, di cui la serie Borghese rimane come importante testimonianza. L’osservazione di queste opere con la lente d’ingrandimento permette di ammirarne i dettagli architettonici e figurativi resi con grande finezza, da cui traspare una tendenza al virtuosismo di stampo nordico.
Ad oggi le vedute romane di Baur sono oggetto di un particolare interesse anche per il loro valore storico, come testimonianze dell’aspetto seicentesco di alcuni luoghi simbolo della città di Roma che furono poi inevitabilmente investiti da trasformazioni urbanistiche più o meno recenti. Nella veduta di Piazza Colonna è ancora osservabile Palazzo Piombino, all’epoca di proprietà della famiglia Varalli, demolito nel 1889 e sostituito dall’odierna Galleria Alberto Sordi (Busiri Vici 1957, p. 39). La scena è animata da una serie di figurine rese con grande accuratezza che, in questa come nelle altre miniature della serie, rappresentano uno spaccato della vita sociale che all’epoca si svolgeva nelle importanti piazze della città.
Pier Ludovico Puddu