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Ritratto di giovane

Negroni Pietro detto Zingarello

(Cosenza 1505-10 - 1560 ca.)

Il dipinto, documentato in collezione Borghese a partire dal 1693, è stato attribuito dalla critica al pittore cosentino Pietro Negroni detto lo Zingarello. Raffigura un giovane ragazzo, ritratto di tre quarti, mentre esibisce una spada sul fianco e una sofisticata berretta ornata da una piuma e da una piccola medaglia. L'effigiato - forse un cavaliere - è appoggiato a un tavolo su cui giace una lettera con la scritta 'IN ROMA'.


Scheda tecnica

Inventario
086
Posizione
Datazione
terzo decennio del secolo XVI
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tela
Misure
cm 72 x 58
Cornice

Salvator Rosa (cm 94,8 x 77,8 x 6,8)

Provenienza

Roma, collezione Borghese, 1693 (Inventario 1693, Stanza VIII, n. 62); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 37). Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 2006 Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte
Conservazione e Diagnostica
  • 1914 - Luigi Bartolucci, pulitura generale, ripresa accurata del colore limitato alle parti mancanti, vernice finale;
  • 1996 - Paola Tollo e Carlo Ceccotti, sostituzione telaio, consolidamento, rimozione ridipinture, verniciatura, reintegrazioni pittoriche; restauro della cornice.

Scheda

La provenienza di questo dipinto è tuttora ignota. L'opera, infatti, è identificabile solo a partire dal 1693, descritta nei documenti inventariali di casa Borghese come "un giovane con la spada al fianco con un pezzo di carta dipinta che dice 'in Roma' del n. 650 cornice dorata del Titiano". L'attribuzione al pittore cadorino, rivista nel Fidecommisso del 1833 come 'scuola di Raffaello', fu rigettata nel 1893 da Adolfo Venturi (Id. 1893) che dal canto suo preferì parlare di Parmigianino, nome accolto in un primo momento da Roberto Longhi, ma poi da questi mutato in favore di Giorgio Vasari (Longhi 1928; Id. 1967). Quest'ultimo parere non convinse però la critica successiva che se da una parte preferì ristagnare nel solco 'parmigianinesco' scavato da Venturi (Froelich-Bum 1921; Copertini 1932; Della Pergola 1955), dall'altra optò per Girolamo Bedoli Mazzola (De Rinaldis 1939) e per Jacopino del Conte (Quintavalle 1948).

La prima a proporre il nome di Pietro Negroni detto lo Zingarello fu Sylvie Béguin (1988-89) che, facendo un punto sulla produzione dell'artista cosentino partendo dalla pala con la Natività di San Domenico di Aversa, non esitò ad assegnargli il ritratto Borghese, notando nel dipinto l'assenza di quell'eleganza tipica della scuola parmense. Secondo la studiosa, infatti, il tratto pungente degli occhi e delle labbra - riconducibile ad un artista legato alla maniera tosco-romana di Perino e Salviati e al realismo meridionale di Polidoro da Caravaggio - condurrebbe dritto a Pietro Negroni, pittore attivo con Marco Cardisco a Roma (cfr. a tal proposito Leone de Castris 1996), dove l'opera, come recita il cartiglio - 'IN ROMA' - fu eseguita intorno ai primi anni Trenta del Cinquecento.

Tale ipotesi, scartata da Kristina Hermann Fiore (Hermann Fiore 2006), è stata accettata da Pierluigi Leone de Castris (Id. 1996) e da questi riconfermata (Leone de Castris 2006) nel catalogo della mostra napoletana su Tiziano e il ritratto di corte da Raffaello ai Carracci. Secondo lo studioso, infatti, il Ritratto Borghese risulta una 'rara traccia' della produzione profana dell'artista, qui affascinato dalla lezione messinese di Polidoro, innestata sul linguaggio del conterraneo Cardisco e 'cogli esiti contemporanei dei romanisti fiamminghi nel genere d'uno Scorel o d'un Heemskerk' (cfr. Leone de Castris 2006).

Antonio Iommelli




Bibliografia
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 312;
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 77;
  • L. Fröhlich-Bum, Parmigianino und der Manierismus, Wien 1921, pp. 32, 78, 153;
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 185;
  • G. Copertini, Il Parmigianino, Parma 1932, pp. 202, 218;
  • A. De Rinaldis, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1939, p. 44;
  • R. Longhi, Ampliamenti nell’Officina Ferrarese, Firenze 1940, p. 379;
  • A. O. Quintavalle, Parmigianino, Milano 1948, pp. 68, 98, 100, 124;
  • A. De Rinaldis, Catalogo della Galleria Borghese, Roma 1948, p. 82;
  • G. J. Freedberg, Parmigianino. His Works in Painting, Cambridge 1950, pp. 203, 233;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1951, p. 53;
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma 1955, p. 60, n. 101;
  • P. della Pergola, L’Inventario Borghese del 1693 (I), in “Arte Antica e Moderna”, XXVI, 1964, p. 204;
  • R. Longhi, Saggi e ricerche 1925-28. Precisioni nelle gallerie italiane. La Galleria Borghese, Firenze 1967, p. 337;
  • S. Béguin, Quelques peintures inedites de Pietro Negroni, in “Prospettiva”, LIII-LVI, 1988-1989, pp. 386, 387 note 22, 23;
  • P. Leone de Castris, Pittura del Cinquecento a Napoli: 1540 – 1573: fasto e devozione, Napoli 1996, pp. 56, 82, nota 37;
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano 2000, p. 242;
  • K. Herrmann Fiore, Galleria Borghese Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 33;
  • P. Leone de Castris, in Tiziano e il ritratto di corte da Raffaello ai Caracci, catalogo mostra (Napoli, Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte, 2006) a cura di N. Spinosa, Napoli 2006, p. 280.