La critica non ha mai messo in discussione l'attribuzione del dipinto a Battista Dossi, avanzata alla fine dell'Ottocento. Quasi una metà del dipinto è occupata da un paesaggio che si perde in profondità. La Sacra Famiglia è rappresentata sullo sfondo di un edificio avvolto dalla vegetazione, simbolo delle antiche vestigia destinate a soccombere sotto lo scorrere del tempo. Si evidenzia la rielaborazione di temi e modelli desunti da Raffaello attraverso un'ispirazione maturata sulle opere del Dosso e dei pittori fiamminghi.
Collezione Borghese, Inv. 1693, Stanza III, n. 166; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, Stanza VIII, n. 8. Acquisto dello Stato, 1902.
A partire dagli inventari Borghese del 1693 e del 1833, l’attribuzione di questa tavola appare controversa: se nel primo documento viene genericamente ascritta al «Dossi di Ferrara», nell’elenco fidecommissario l’opera viene avvicinata a Garofalo, per poi essere ricondotta alla mano di Battista da Giovanni Morelli (1897), trovando tutta la critica concorde.
Gli studi coevi e di poco successivi (Venturi 1893; Mendelsohn 1914) avvicinavano l’opera a quelle di analogo soggetto, nonché di una affine qualità pittorica e dalla composizione simile, conservate presso la collezione Cini di Venezia (inv. VC6347) e dell’Accademia Carrara di Bergamo (inv. 725). L’impronta fortemente classicista del dipinto, in cui il personale stile di Battista sembra essere arrivato al massimo della sua realizzazione (Mezzetti 1965; Gibbons 1968), ha consentito di datare variamente il dipinto tra il quarto decennio del XVI secolo e il 1548, anno della morte di Dosso (V. Romani in Ballarin 1994-1995), o intorno al 1533, quando si data la commissione dell’Adorazione dei pastori per il Duomo di Modena, oggi alle Gallerie Estensi (inv. R.C.G.E. 440, Bacchi 1990).
Lo stile di Battista nella pittura di paesaggio in questa fase matura della sua produzione si avvicina a quello dei pittori nordeuropei, in particolare a Patenier e al Civetta (Herrmann Fiore 2002), dove la prospettiva aerea minuziosamente dettagliata negli elementi naturalistici e cittadini – si vedano soprattutto le mura del borgo e i ponti del centro abitato descritto a sinistra – si fonde alla perfezione con la lucentezza decisa delle decorazioni degli abiti, con le capigliature meticolosamente definite e con il volto graziosamente rotondeggiante della Vergine incorniciato nella tipica acconciatura “zingaresca” che caratterizza la pittura dossesca. Il gruppo coeso dell’Angelo, San Giovanni Battista e la Sacra Famiglia ricorda le analoghe composizioni piramidali realizzate da Raffaello ed iconiche per la pittura religiosa successiva.
Lara Scanu