Il dipinto, attestato in collezione Borghese a partire dal 1833, fu eseguito all'interno della bottega fiorentina di San Marco come suggerisce il monogramma visibile al centro della composizione, formato da una croce e due anelli. Variamente accostato dalla critica a Fra' Bartolomeo e a Mariotto Albertinelli, raffigura la Sacra famiglia con il piccolo Giovanni Battista, ritratto mentre regge la croce con un cartiglio. Alle spalle della Vergine, ambientata in un paesaggio l'apparizione di Dio a Mosè.
Salvator Rosa (cm 115 x 94 x 8)
Roma, collezione Borghese, 1833 (Inventario Fidecommissario 1833, p. 23; Della Pergola 1959). Acquisto dello Stato, 1902.
Datato lungo il bordo del tavolo '1511'.
In basso, al centro della composizione, monogramma della bottega del convento di San Marco di Firenze formato da una croce racchiusa da un doppio anello.
La provenienza di questa tavola è ignota. L'opera, infatti, è citata per la prima volta nell'Inventario Fidecommissario del 1833 come opera di Fra' Bartolomeo, attribuzione scartata in un primo momento dal Cavalcaselle (1864) ma riesumata poco dopo dal Morelli (1897) che, al nome del frate domenicano, unì quello di Mariotto Albertinelli. Secondo lo studioso, infatti, si trattava di un dipinto eseguito a quattro mani dai due artisti, come indurrebbero a pensare la presenza del monogramma presente al centro della composizione - una croce racchiusa tra due anelli usata dalla bottega fiorentina di San Marco - e la data riportata lungo il bordo del tavolo su cui poggia il Bambino che colloca il quadro al 1511, ossia negli anni della collaborazione stretta tra l'Albertinelli e Fra' Bartolomeo.
Il dibattito circa la paternità dell'opera persiste tuttora, dividendo la critica tra chi sostiene l'autografia tout court dell'Albertinelli (Knapp 1903; Longhi 1928; Della Pergola 1959; Becherucci 1960; Borgo 1976; Padovani 1996), chi la collaborazione tra i due artisti (Gruyer 1886; Mündler 1891; Venturi 1893; Hermann Fiore 2006), e chi la mano del primo su cartone del frate domenicano (Berenson 1909; Id. 1936). È chiaro, soprattutto in presenza di altre versioni, come l'esemplare Mond (Londra, National Gallery), quello Corsini (Firenze, Galleria Corsini) e quello Moss (Riverdale, coll. privata), che l'opera Borghese rientri nel vivo del problema della produzione della bottega di San Marco e, più in generale, del funzionamento di questi affollati atelier che producevano quadri in serie partendo da un prototipo comune. Di fatto, tenendo conto di questa criticità già Cecil Gould, nel suo lavoro sull'Adorazione Mond, avanzava l'ipotesi che il dipinto Borghese e quello Corsini derivassero da un unico cartone, mentre dal canto suo Ludovico Borgo (1974) supponeva la presenza nella bottega di San Marco di un originale perduto di Fra' Bartolomeo.
Una forte sterzata al dibattito critico è stata data nel 1996 in occasione della mostra fiorentina su Fra' Bartolomeo. Le indagini diagnostiche condotte in tale occasione misero in luce alcuni aspetti fino ad allora ignoti, rivelando ad esempio diversi pentimenti sottostante il dipinto Borghese e l'assenza di variazioni sotto l'analoga versione Corsini, un dato che induce a ritenere quest'ultima una copia della tavola romana (Padovani 1996). Tuttavia il rinvenimento della Sacra Famiglia di Riverdale, restituita senza alcun dubbio al catalogo di Mariotto (Padovani 1996), ha spinto la critica a rivedere nuovamente l'autografia della tavola Borghese che, alla luce di questa ennesima versione, nonostante la sua qualità resti alta, non mostra quei caratteri stilistici così marcati da permettere di assegnarla con convinzione né al Mariotto, né al frate domenicano (D'Albo 2014), giudizio qui condiviso.
Antonio Iommelli