La provenienza e la storia collezionistica dell’opera non sono note. Interessante il soggetto, che sembra coniugare l’iconografia della Virgo Lactans con quella più tradizionale della Sacra Famiglia: sono presenti san Giovannino e san Giuseppe, quest’ultimo raffigurato in un sonno profondo, mentre Maria è intenta nella lettura.
Collezione Borghese, citato nell’inv. 1700, Stanza 3. Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 22. Acquisto dello Stato, 1902.
Non è nota la data d’ingresso del dipinto nella collezione, ma la sua attribuzione a Lavinia e Prospero Fontana riportata negli inventari non può essere confermata. La figura della Madonna richiama, in controparte, un dipinto di Perin del Vaga (Chantilly, Musée Condé), che l’avvicina all’ambiente romano entro la metà del Cinquecento, prossimo alla cerchia di Girolamo Siciolante da Sermoneta (Sermoneta 1521 - Roma 1575). Nonostante ciò l’impianto michelangiolesco, al pari della concezione statuaria, tridimensionale del gruppo, denunciano l'alto livello qualitativo e la notevole abilità di quest'anonimo maestro gravitante nell'orbita di Siciolante ma non dimentico dell'insegnamento perinesco. Longhi riteneva che l’attribuzione dovesse rivolgersi verso un pittore «manierista di ambito salviatesco» (1928, p. 346), cui le linee sinuose del panneggio così come i colori freddi e metallici sembrano avvicinarsi.
Maria è figura consapevole, intenta nella lettura del libro sacro; il seno scoperto allude al tema della Virgo Lactans, legato anche all’affermazione della natura umana del Figlio di Dio; tale iconografia, che decadde dopo il Concilio di Trento, costituisce un elemento utile alla datazione del dipinto.
Simona Ciofetta