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San Francesco

Raibolini Francesco detto Francesco Francia

Bologna 1450 ca. - 1517)

Considerata a lungo opera del Perugino, dal XX secolo l’opera è stata riportata nel catalogo del Francia; un restauro del 1925 rese nuovamente visibili le stimmate, rendendo riconoscibile con certezza la figura del santo. Francesco, davanti al paesaggio, caratteristica comune di molte opere del pittore bolognese, mostra le stimmate e il libro, a ricordo della Regola stesa per l’ordine monastico da lui fondato.


Scheda tecnica

Inventario
057
Posizione
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tavola
Misure
cm 58 x 43
Provenienza

Roma, Collezione Borghese, citata nell’inv. 1790, Stanza II, n. 37; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 19. Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 1938 Belgrado
  • 1995 Padova, Basilica di S. Antonio
  • 2020 Urbino, Galleria Nazionale delle Marche
  • 2024 Roma, Galleria Nazionale d’Arte Antica, Palazzo Barberini
Conservazione e Diagnostica
  • 1903 Luigi Bartolucci
  • 1958 Renato Massi (cornice)
  • 1981-1983 Luigi Colalucci

Scheda

Una certa confusione circa l’autore ha interessato il dipinto sin dalla prima menzione inventariale del 1790, quando viene ricordato un «S. Francesco di Pietro Perugino» (Della Pergola 1955, p. 38). Se l’elenco fidecommissario del 1833 cambia correttamente l’autografia in favore di Francesco Francia, a vedersi mutata è l’intestazione del soggetto, riconosciuto essere un Sant’Antonio da Padova. Un errore giustificato dalla presenza degli attributi comuni quali la piccola croce e il libro, oltre alla difficoltà, in passato, di riuscire a vedere chiaramente le stimmate caratteristiche del santo francescano. Merito della recente scheda di Giacomo Alberto Calogero quello di aver ripercorso la storia attribuzionistica dell’opera (Calogero 2019, p. 87). Dopo Cavalcaselle, che propose il dipinto quale opera di Giacomo Raibolini, determinante fu il parere di Adolfo Venturi (1890, p. 293), il quale ricordava come «bellissimo è il retratto dovuto al pennello di Marco Meloni, che ammirasi nella Galleria Borghese a Roma. Nel catalogo della medesima dicesi veramente che il quadro rappresenta San Francesco; ma a torto, poiché la mancanza delle Stimmate e la presenza invece dei simboli caratteristici […] giustificano appieno la nostra identificazione» (A. Venturi 1893, p. 63; Gardner 1911, p. 195). La smentita sarebbe arrivata solo a seguito del restauro condotto da Vittorio Facchinetti nel 1925, in cui emersero chiaramente le tracce delle stimmate sulle mani. Parere decisivo in favore del Francia è stato espresso da Berenson (1907, p. 223), che fece propendere il parere di Venturi nuovamente nell’orbita del Francia, assegnandola a Giacomo Raibolini, vedendo successivamente concorde anche Roberto Longhi ([1928] 1967, I, p. 335, n. 57). Dopo esser stato ribadita (Berenson 1932 p. 209 e 1936 p. 179), l’attribuzione al Francia è accettata dalla critica successiva (De Rinaldis 1939, p. 45; Della Pergola 1955, p. 38, n. 49). Da Calogero (cit.), il quadro in collezione è definito “un esempio eccellente di quella svolta peruginesca che Francia adottò pienamente ad apertura di secolo: una formula che prevedeva una giusta miscela di nitore ottico ponentino e di dolcezza estenuata fino all’eccesso”, ponendo in tal senso un confronto stringente tra la figura del Santo con il san Girolamo presente nella Assunzione della Vergine della Galleria dell’Accademia. Circa la datazione dell’opera è fondamentale il confronto istituito da Simonetta Stagni, con il San Francesco presente nella pala dipinta dal Francia, datata al 1500, conservata nella Pinacoteca di Bologna (Stagni  1986, pp. 2, 9, 13); proposta accettata dalla critica successiva (Negro, Roio, 1988, pp. 150-151).

Fabrizio Carinci




Bibliografia
  • G.B. Cavalcaselle, J.A. Crowe, A History of Painting in North Italy, Londra, 1871 (1912), II, p.271, n.3
  • A. Venturi, L’Arte emiliana del Rinascimento. Il Francia, in “Rassegna emiliana di Storia, Letteratura ed Arte”, I, 1, 5, 1888, pp. 10-11.
  • G. Piancastelli, Giudizi orali di vari critici tra cui il Morelli, Roma, Archivio Galleria Borghese, Ms, 1891, p. 168.
  • G. Morelli (I. Lermolieff), Della Pittura Italiana. Studi storico-artistici. Le Gallerie Borghese e Doria Pamphilj in Roma (1889), Milano 1897, p. 196.
  • A. Venturi, La pittura bolognese nel secolo XV, in “Archivio storico dell’Arte”, 1, III, 1890, p. 293
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 63.
  • B. Berenson, North Italian painters of the Renaissance, London-New York 1907, p. 223.
  • E. Gardner, The Painters of Schools of Ferrara, London 1911-1912, 1912 p. 195.
  • G. Lipparini, Francesco Francia, Bergamo 1913, pp. 33-34.
  • A. Venturi, Storia dell’Arte italiana. La pittura del Quattrocento, III, Milano 1914, pp. 952.
  • G. Piazzi, Le opere di Francesco Raibolini, detto il Francia, orefice e pittore, Bologna 1925, pp. 29,
  • A. Venturi, Studi sul vero, Milano, 1927, p. 208.
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie italiane. I.R. Galleria Borghese, in Opere complete di Roberto Longhi, II. Saggi e ricerche 1925-1928, 2 voll., Firenze [1928] 1967, p. 335.
  • B. Berenson, Pitture italiane del Rinascimento. Catalogo dei principali artisti e delle loro opere con un indice dei luoghi, Milano 1936, p. 179.
  • A. De Rinaldis, Documenti inediti per la storia della R. Galleria Borghese in Roma, in “Catalogo della Quadreria Borghese nel palazzo a Campo Marzio, redatto nel 1760”, Roma 1937, p. 45.
  • P. Della Pergola, Galleria Borghese. I dipinti, I, Roma 1955, p. 38, n. 49.
  • B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance. Central Italian and North Italian Schools, 3 voll., New York 1968, p. 149.
  • S. Stagni, La Lucrezia di Francesco Francia, in Pittura bolognese del ‘500, a cura di V. Fortunati Pietrantonio, Bologna 1986, pp. 2, 9, 13.
  • R. Longhi, Opere Complete II, Saggi e Ricerche 1925-1928, Firenze, 1967, p. 335.
  • E. Negro, N. Roio, Francesco Francia e la sua scuola, Modena 1998, pp. 150-151.
  • G.A. Calogero, in Raffaello e gli amici di Urbino, catalogo della mostra (Urbino, 3 ottobre 2019-19 gennaio 2020) a cura di Barbara Agosti, Silvia Ginzburg, Firenze 2019, p. 87.