Il sarcofago è decorato sul lato lungo dalla raffigurazione di un thiasos marino al centro del quale campeggia il busto ritratto della defunta all’interno di una conchiglia rotondeggiante. Ai lati della valva si struttura simmetricamente il ricco corteo marino, che ricopre densamente l’intera superficie, composto da coppie di Ittiocentauri con Nereidi e numerosi Eroti alati.
La scultura, ritratta in un disegno di Cassiano Dal Pozzo nel Seicento, compare nella quarta camera della Villa Borghese, nel 1832, e nella sua odierna collocazione nel 1841.
Il motivo iconografico del thiasos marino si diffonde nelle rappresentazioni funerarie romane, a decorazione di sarcofagi, a partire dalla tarda età antoniniana. La particolare capigliatura della defunta, che richiama quella utilizzata nelle raffigurazioni di Orbiana, moglie dell’imperatore Alessandro Severo, induce a inquadrare il rilievo nella prima metà del III secolo d.C.
Collezione Borghese, ritratto in un disegno di Cassiano Dal Pozzo degli inizi del Seicento (Vermeule 1966, p. 41, fol. 54, n. 8608); nella Villa Borghese è ricordato, nel 1832, nella quarta camera e nel 1841, sua odierna collocazione (Nibby 1832, p. 115; Nibby 1841, p. 922, n. 13). Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C., p. 51, n. 152. Acquisto dello Stato, 1902.
La lastra figurata, pertinente alla fronte di un sarcofago che si conserva per intero, è ritratta in un disegno di Cassiano Dal Pozzo degli inizi del Seicento (Vermeule 1966, p. 41, fol. 54, n. 8608). Nella Villa Borghese il Nibby la ricorda una prima volta, nel 1832, nella quarta camera e nella sua odierna collocazione nel 1841 (p. 115, n. 8; p. 922, n. 13).
Il rilievo, che decora la fronte, presenta un thiasos marino simmetricamente disposto, al centro del quale si trova una grande valva di conchiglia rotondeggiante, sostenuta da due ittiocentauri. Essi presentano capelli con folte ciocche ben distinte e appaiono rivolti, con una leggera torsione del busto e del capo, verso due Nereidi che sorreggono sul dorso. Le dee sono nude, eccezion fatta per un drappo che realizza una velificatio sulla testa e si appoggia su una gamba. Alle estremità della lastra si ritrova a pendant una coppia costituita da una Nereide e un Ittiocentauro. Le figure di Eroti alati si ripetono a coprire ogni spazio in una forma di horror vacui. Al di sotto della conchiglia è una figura anguipede ritratta nell’atto di colpire un ketos - un mostro marino - proveniente da destra che il Rumpf identifica in Scilla, la sfortunata ninfa trasformata in terribile mostro dalla gelosa Circe (Ovidio, Metamorfosi XIII-XIV). Al centro della valva è raffigurato il busto ritratto della defunta che indossa un chitone e un himation disposto ad arco.
Il tema del corteggio marino a fregio continuo, con motivo centrale, si sviluppa nell’iconografia funeraria romana dei sarcofagi a partire dal secondo quarto del II sec d.C. Inizialmente consistente in una testa di Oceanus - come si può osservare in un sarcofago analogo della collezione Borghese, inv. LXXXVII -, il soggetto centrale è sostituito agli inizi del III dall’imago del defunto entro un clipeus, spesso modellato in forma di valva di conchiglia, intorno al quale le figure del corteggio si dispongono simmetricamente. Il significato del thiasos marino in relazione all’immagine del defunto è stato ampiamente dibattuto. Interpretato già nel XVII dal Buonarroti come corteo di esseri mitici che accompagnano l’anima del defunto nell’aldilà: “In molti sepolcri scolpirono de’ geni marini per corteggio delle anime, che andavano agli Elisi (p. 44). Tale ipotesi è successivamente accolta da numerosi studiosi, tra i quali Cumont nel 1942 e il Brandenburg, nel 1967 (p. 166; p. 195). Una diversa visione dal significato escatologico è avanzata dal Rumpf che ne ha invece ipotizzato una funzione puramente decorativa, fondata sulla presunta assenza di una documentazione letteraria ed epigrafica che corrobori questa interpretazione, nonché l’utilizzo di tale tema iconografico anche in contesti non funerari (1939, pp. 131-132). Altri autori ritengono il soggetto evocatore di messaggi edonistici visivamente veicolati mediante immagini di letizia, nudità ed erotismo e suppongono che la presenza dei Meerwesen nei sarcofagi alluda allo stato di beatitudine atemporale della dimensione oltremondana (Sichtermann 1970a, pp. 214-215; Sichtermann 1970b, pp. 236-238; Zanker, Ewald 2004, pp. 117-119, 132-134).
È verosimile considerare entrambe le ipotesi, ovvero che le immagini del thiasos marino nei sarcofagi evochino tutte le molteplici sfaccettature semantiche dell'orizzonte ctonio, da quelle riguardanti il richiamo a una condizione idillica ultraterrena a quelle relative alla “morte per acqua”, intesa come viaggio simbolico effettuato dall'anima verso le Isole dei Beati (Sichtermann 1963, p. 422; Quartino 1987, p. 52; Zanker, Ewald 2004, p. 133).
Nel sarcofago Borghese l’acconciatura della defunta, organizzata intorno ad una scriminatura centrale dalla quale si sviluppano ciocche ondulate, regolari e moderatamente gonfie, sembra riprendere quella di Orbiana, moglie dell’imperatore Alessandro Severo, Augusta dal 225 al 229, così come si ritrova attestata in una testa ritratto conservata al Museo del Louvre (Kersauson 1996, pp. 426-427, n. 197). Tale osservazione costituirebbe un terminus post quem e confermerebbe la datazione, nel III secolo d.C., proposta dal Rumpf (1939, p. 29, n. 74, tav. 24).
Giulia Ciccarello