La scultura può facilmente essere identificata con Atena-Minerva, dea della sapienza, delle arti e della guerra, grazie all’egida – il mantello realizzato con la pelle della capra Amaltea, che aveva protetto e nutrito Zeus – indossata trasversalmente su un ampio e lungo peplo senza cintura. La dea brandisce nella mano destra una lancia, mentre la mano sinistra regge uno scudo, appoggiato su un antemio (un motivo decorativo a palmette e fiori di loto), cui si attorciglia il serpente a lei sacro. La testa, antica e cronologicamente coeva al corpo, non è tuttavia pertinente. L’occhio sinistro, di dimensioni minori al destro, suggerisce infatti una originaria torsione verso destra del capo. L’iconografia della scultura Borghese mostra consonanze con diverse opere create fra V e IV sec. a. C.; sulla base di osservazioni tecniche e stilistiche l’esemplare può essere inserito nell’ambito della produzione romana di II secolo d.C.
La scultura è ricordata, a partire dalla metà del XVII sec., presso la piazza a forma di teatro dinnanzi all’ingresso principale alla Palazzina Borghese, su via Pinciana. In precedenza l’opera era esposta a ornamento del Giardino dell’Olmo della Vigna sul Quirinale di Rodolfo Pio da Carpi.
Collezione Cardinale di Carpi, Quirinale; Collezione Borghese (Manilli, 1650); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C, p. 51, n. 148. Acquisto dello Stato, 1902.
La scultura è ricordata, a partire dalla metà del XVII sec., fra le sei esposte a ornamento della piazza a forma di teatro dinnanzi all’ingresso principale alla Palazzina Borghese, su via Pinciana. Non è noto quando entrò a far parte della collezione di famiglia; in precedenza, l’opera era esposta a ornamento del Giardino dell’Olmo della Vigna sul Quirinale di Rodolfo Pio da Carpi (Hülsen 1917, p. 56, n. 13). Alla morte del Cardinale nel 1564, le opere della collezione confluirono in diverse raccolte private e alcune, come quella in esame, giunsero in un momento successivo nella collezione Borghese (Moreno, Viacava 2003, p. 61). Nel corso del XIX sec. l’opera fu restaurata e collocata all’interno del Casino, esposta nella camera del Gladiatore (attuale sala VI) dove la descrisse Antonio Nibby e tutt’oggi è collocata.
La scultura, benché la testa non sia pertinente e il torso sia privo di braccia originali, può facilmente essere identificata con Atena-Minerva, dea della sapienza, delle arti e della guerra, grazie all’egida, il mantello realizzato con la pelle della capra Amaltea, che aveva protetto e nutrito Zeus, bordata da code di serpente eindossata trasversalmente su un ampio e lungo peplo senza cintura. La dea brandisce nella mano destra una lancia, mentre la mano sinistra regge uno scudo.
Come è stato osservato, l’Atena Borghese mostra consonanze con diverse opere scultoree create fra V e IV sec. a. C. Il panneggio, infatti,è ispirato a un tipo noto di Artemide conservato a Dresda che deriverebbe, a sua volta, da una scultura probabilmente di bronzo, databile intorno alla metà del IV secolo a.C., attribuito da alcuni studiosi a Prassitele (vd. la replica in Galleria, sala IV, inv. CXXVI). Il tipo godette di grande popolarità presso la clientela romana, come confermato dalla consistente tradizione copistica, con almeno una ventina tra copie e varianti note.
D’altro canto, l’egida indossata trasversalmente richiama l’Atena Lemnia, in cui tradizionalmente si riconosce l’Atena commissionata a Fidia, tra il 451 e il 447 a.C., da un gruppo di cittadini ateniesi in procinto di fondare una colonia sull'isola egea di Lemnos (Reader 2011). Lo scudo appoggiato a destra su un antemio, cui si attorciglia il serpente, richiama, infine,l’Atena tipo Cherchell, di cui è conservato un esemplarein Galleria (sul tipo, vd. scheda sala VII, inv. CCXVII).
La testa, antica e cronologicamente coeva al corpo ma non pertinente, è di dimensioni maggiori al torso ed è stata oggetto di numerose integrazioni nel XIX sec, in occasione dell’esposizione nella Palazzina. L’occhio sinistro, di dimensioni minori al destro, suggerisce inoltre una originaria torsione verso destra del capo, anch’essa non conforme al tipo statuario cui è stata associata, secondo una visione da sinistra.
Il sapiente trattamento delle pieghe del peplo, che seguono il movimento del corpo, evidenziando un eccellente gioco di chiaroscuro, conferisce forte espressività a tutta la figura; sulla base di osservazioni tecniche e stilistiche l’esemplare Borghese può essere inserito nell’ambito del II secolo d.C.
Jessica Clementi