La piccola statuetta in bronzo patinato verde ritrae una figura maschile nuda provvista di una pelle di leone annodata al petto, la leontè, e di una clava brandita nella mano destra. Vi si riconosce il tipo dell’Ercole in assalto particolarmente diffuso nella produzione bronzistica votiva di ambito italico. Nella collezione Borghese si conserva una serie di bronzetti analoghi, restaurati nel settecento dall’orafo Luigi Valadier con integrazioni in bronzo e posti su supporti lignei dorati. La statuetta, in particolare, è applicata su una lunga cornice dorata come elemento decorativo alternato ad altre tre figurine simili e tre quadretti dipinti.
Il bronzetto miniaturizzato, al quale sembra potersi riconoscere una funzione votiva, è inquadrabile nel II secolo a.C.
Collezione Borghese, documentato nel 1773. Acquisto dello Stato, 1902.
La statuetta, conservata nei depositi della Palazzina Borghese, è compresa in una serie di bronzetti miniaturistici di soggetto vario che non compare negli Inventari e nella bibliografia riguardante la collezione archeologica. La Minozzi nel 2019 ricorda una nota di pagamento, rinvenuta da Gonzàlez-Palacios e datata al 1773, riguardante i restauri eseguiti dall’orafo Luigi Valadier su “alcune figurine accomodate”, nelle quali l’autrice riconosce i bronzetti in esame (1993, pp. 37, 50). Il documento riporta gli interventi operati sulle statuette e la loro applicazione su tavolette lignee dorate, realizzate, secondo l’autrice dallo stesso orafo (2019, pp. 192-195). L’Ercole in assalto è collocato, insieme ad altri tre (invv. CCCII, CCC, CCCI), su una lunga cornice, alternato a tre piccoli dipinti. L’opera è probabilmente da identificare con una citata nel testo antico: “Per aver affermato quattro figurine antiche sopra una tavola longa dorata avendo un tutto fatto la med.sa fattura de sud.i già descritti bustini” (Archivio Apostolico Vaticano, Archivio Borghese, n. 5294). In occasione della mostra “Valadier. Splendore nella Roma del Settecento”, svoltasi nel 2019 presso la Galleria Borghese, sono state effettuate delle indagini EDXRF sulla figura che ne hanno confermato l’originalità individuando una composizione di bronzo ternario rivestito di una patina dipinta di colore verde.
Il bronzetto ritrae una figura maschile in nudità eroica con le gambe leggermente divaricate, la destra indietreggiata e la sinistra, leggermente flessa, avanzata verso l’esterno. Il braccio destro è sollevato con l’avambraccio piegato verso l'alto ad angolo retto e la mano, chiusa a pugno, sorregge una clava segnata da una serie di intacchi. Sul braccio sinistro, proteso in avanti, è avvolta una pelle di leone stilizzata, di forma nettamente rettangolare. La mano, con indicazione delle dita, è chiusa a pugno e reggeva forse un oggetto andato perduto. La leontè, terminante in una specie di nimbo con due lembi orizzontali e appuntiti ai lati del capo, è fermata con il “nodo d’Ercole” sul petto, sul quale sono raffigurate le zampe anteriori dell’animale dalle dita profondamente marcate. Il pube è leggermente inciso e il sesso evidenziato. La superficie del corpo appare rovinata da solchi sul petto, sull’addome e sulla gamba sinistra. Sul capo la capigliatura ha una forma a calotta con un bordo rilevato sul quale sono incise piccole tacche che corona la fronte e arriva all’altezza delle orecchie. Nel volto le orbite sono rese da un solco ovale irregolare, il naso è allargato nella parte terminale e la bocca, dalle piccole labbra, dischiusa. Il collo è largo e tozzo.
La scultura riproduce il tipo iconografico dell’Ercole in assalto ben diffuso in ambito italico, in particolare nell’area umbro-sabellica, e derivante da influssi magnogreci. L’estensione del modello, riprodotto secondo uno schema definito con saltuarie varianti iconografiche, testimonia lo sviluppo di aree cultuali locali legate alla figura dell’eroe assimilata talvolta a una divinità autoctona. L’ampia disamina sulla produzione bronzistica italica di età arcaica svolta nel 1970 dal Colonna individua in tali figurine miniaturistiche una funzione/destinazione votiva e una derivazione da un archetipo originale risalente al V secolo a.C. La Woodford e il Cassola ipotizzano che l’iconografia dell’Ercole combattente possa derivare da una statua bronzea, l'Herakles Alexikakos, attribuita allo scultore argivo Hageladas, attivo tra il VI e il V secolo a.C. (1976, pp. 291-294; 1978, p. 42). Il Moreno nel 1979 suggerisce per l’opera un inquadramento cronologico nel II secolo a.C.
Giulia Ciccarello