La statua rappresenta una figura maschile giovanile seduta su un trono con indosso un mantello che ricopre entrambe le gambe, lasciando nudo il busto e ricadendo sulla spalla sinistra. La testa moderna, con copricapo alato (petaso) unitamente alla lira e al plettro, inserite nel restauro ottocentesco, conferirono alla scultura la nuova identità di Mercurio-Hermes. Il tipo statuario si inserisce in una serie abbastanza diffusa fra gli imperatori di età giulio-claudia, volta all’assimilazione – con finalità propagandistiche – alla divinità di Iuppiter-Giove. I documenti d’archivio attestano per la statua l’originaria presenza di una testa raffigurante Nerone “in atto di riposo dopo aver suonato la cetra”, mentre è probabile che essa corrisponda alla scultura di Tiberio in trono vista da Manilli e Montelatici sul viale dei cipressi vicino al teatro del II Recinto alla fine del XVI secolo.
Collezione Borghese (ante 1650; Manilli)?; Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C, p. 54, n. 190. Acquisto dello Stato, 1902.
La statua rappresenta una figura maschile giovanile seduta su un trono e ammantata. Sono antichi il plinto, i piedi, il panneggio sulle gambe con le pieghe sotto la lira (moderna), il torso e il sedile. La figura indossa un mantello che ricopre entrambe le gambe, lasciando nudo il busto e ricadendo sulla spalla sinistra con uno Schulterbausch. Il torso, trattato secondo le masse muscolari essenziali, mostra una leggera inclinazione verso destra, con uno sbilanciamento verso l’alto della spalla sinistra, su cui ricade il drappo del mantello. Il tessuto avvolge completamente le gambe e ricade sul lato sinistro del corpo con un ricco panneggio, terminando con due nappine.
Il tipo statuario si inserisce in una serie abbastanza diffusa fra gli imperatori di età giulio-claudia, seguendo il modello di Iuppiter-Giove in trono (Maderna 1988, pp. 24-49, tavv. 4-16), in particolare quello riconosciuto nello Zeus Verospi ai Vaticani (Liverani 1996; Giuliano 1957, p. 32). Gli imperatori giulio-claudi furono molto sensibili a questo genere di rappresentazione, in primis Augusto, di cui è nota la scultura da Cuma oggi all’Hermitage (inv. ГР-4191; Hallet 2005, p. 166). Tale iconografia, dal chiaro intento propagandistico, è perseguita anche da altri esponenti della gens giulio-claudia, si pensi al Tiberio in trono da Priverno ai Musei Vaticani (Fuchs 1989, pp. 53ss) o a quello da Villa Lucidi conservato a Galleria Borghese (inv. XXVII); al Claudio in trono da Ercolano al MANN (inv. 6040) o al Caligola da Nemi, recentemente recuperato dal mercato illecito (Nemi, Museo Navi romane, inv. 146828, Ghini 2013).
In tutti i casi, oltre alle dimensioni maggiori del vero, l’imperatore è assiso in trono, con mantello drappeggiato sulle gambe e sulla spalla sinistra, mentre il braccio destro è proteso in avanti con un attributo, in genere un globo, e il sinistro sollevato si appoggia a uno scettro o un lituo.
Nell’esemplare Borghese il restauro ottocentesco, affidato ad Antonio D’Este, mutò la testa con una moderna raffigurante Hermes-Mercurio con petaso alato, ispirata all’iconografia più diffusa del dio in ambito romano fra I-III sec. d.C. (si vd. a titolo di esempio la scultura vaticana, Amelung 1908, n. 3, tav. 81), aggiungendo poi gli attributi della lira e del plettro. I documenti d’archivio, tuttavia, attestano l’originaria presenza di una testa “in antico adattata” raffigurante Nerone “in atto di riposo dopo aver suonato la cetra”. Secondo una proposta di Paolo Moreno, poiché in occasione del nuovo allestimento ottocentesco della collezione nel Casino Borghese la statua venne collocata insieme ad altre tre “sedenti” provenienti dal viale dei cipressi vicino al teatro del II Recinto, è plausibile ipotizzare che anch’essa fosse prima esposta nei giardini della villa. Se così fosse, potrebbe allora coincidere con quella descritta alla fine del XVI sec. come “Tiberio con spada nella destra, e il volume nella sinistra” dal Manilli e Montelatici.
La resa del panneggio permette di datare la nostra statua al periodo giulio-claudio.
Jessica Clementi