La statua, fortemente corrosa per la lunga esposizione agli agenti esterni, rappresenta un togato con gamba sinistra portante, mentre la destra è lievemente flessa e scartata in avanti. Il personaggio indossa la tunica e una ampia toga che avvolge il corpo. Il panneggio è sostenuto dall’avambraccio sinistro avanzato in gesto di offerta, oggi perduto, mentre il destro è proteso in avanti. Gli elementi del drappeggio e l’accurata esecuzione delle pieghe, ancora apprezzabili nonostante la corrosione della superficie, permettono di inquadrare la scultura nello scorcio del I sec. d.C.
Il cattivo stato di conservazione della testa, probabilmente moderna, non rende possibile un’analisi dettagliata.
Collezione Borghese, documentata dal 1837 (ASV, Arch. Borghese 4188). Acquisto dello Stato, 1902.
Nell’ambito delle operazioni di restauro strutturale delle fabbriche di Villa Pinciana, nel 1837 l’architetto Luigi Canina predispose l’allestimento di sculture sulla facciata principale, inserendo la statua virile in esame, di ignota provenienza, su una delle quattro basi rettangolari recanti in altorilievo i simboli araldici della famiglia Borghese che scandiscono la balaustra della Terrazza, affiancata a destra da una scultura di analogo soggetto (Petrucci 2014, p. 188).
La statua, fortemente corrosa per la lunga esposizione agli agenti esterni, rappresenta un togato con gamba sinistra portante, mentre la destra è lievemente flessa e scartata in avanti. Il personaggio indossa la tunica e una ampia toga virilis che avvolge il corpo formando un largo sinus fino al ginocchio. Il panneggio è sostenuto dall’avambraccio sinistro avanzato in gesto di offerta, oggi perduto, mentre il destro è proteso in avanti: proprio in occasione dell’allestimento venne “accomodato l’avambraccio e cinque dita della mano destra di restauro” (ASV, Arch. Borghese 4188). Dal fianco destro il balteus sale diagonalmente sulla spalla sinistra con fitte pieghe, mentre l’umbo fuoriesce dal balteus con la caratteristica forma ad U. Gli elementi del drappeggio e l’accurata esecuzione delle pieghe, ancora apprezzabili nonostante la corrosione della superficie, permettono di inquadrare la scultura nello scorcio del I sec. d.C.
Il cattivo stato di conservazione della testa, probabilmente moderna, non rende possibile un’analisi dettagliata.
Nei casi in cui è nota, la provenienza delle statue togate ne attesta l’utilizzo in funzione onoraria in contesti pubblici, ma non è da escludere la destinazione di alcuni degli esemplari anche alla sfera privata, in particolare funeraria.
Jessica Clementi