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Statua di togato con testa di Ermarco non pertinente

Arte romana


La statua virile, fortemente corrosa per la lunga esposizione agli agenti esterni, rappresenta un togato con la gamba sinistra portante e la destra lievemente flessa e scartata di lato. Il personaggio indossa la tunica e una ampia toga che avvolge il corpo. Il panneggio è sostenuto dall’avambraccio sinistro proteso in gesto di offerta, mentre il destro, restaurato e integrato già nel XVIII sec, era probabilmente sollevato. Le pieghe profondamente scavate dai solchi del trapano mostrano piena organicità nella forma e corposità del tessuto e insieme alla generale naturalezza esecutiva suggeriscono una datazione non più tarda dell’età severiana. La testa di uomo maturo barbato, non pertinente, mostra una generale affinità con le immagini del filosofo epicureo Ermarco (ca. 250 a.C.) e può essere datata, sulla base di aspetti tecnici e stilistici, in età adrianea.


Scheda tecnica

Posizione
Datazione
III sec. d.C. (figura); II sec. d.C. (testa)
Tipologia
Materia / Tecnica
marmo
Misure
altezza senza plinto cm 206, testa cm 29
Provenienza

Collezione Borghese documentata dal 1837. Acquisto dello Stato, 1902. 

Conservazione e Diagnostica
  • 1965/66 Tito Minguzzi
  • 1994/1995 Abacus di Nicoletta Naldoni e Gerlinde Tautschnig
  • 2022 Consorzio RECRO

Scheda

Nell’ambito delle operazioni di restauro strutturale delle fabbriche di Villa Pinciana, nel 1837 l’architetto Luigi Canina predispose l’allestimento di sculture sulla facciata principale, inserendo la statua virile in esame, di ignota provenienza, in una delle due nicchie disposte simmetricamente al centro delle tre finestre inferiori della facciata principale del Casino, fra le edicole che ospitano l’Eracle e della Statua femminile ammantata (Petrucci 2014, p. 190).

La statua virile, fortemente corrosa per la lunga esposizione agli agenti esterni, rappresenta un togato con la gamba sinistra portante e la destra lievemente flessa e scartata di lato. Il personaggio indossa la tunica e una ampia toga virilis che avvolge il corpo formando un largo sinus fino al ginocchio. Il panneggio è sostenuto dall’avambraccio sinistro proteso in gesto di offerta, mentre il destro, restaurato e integrato già nel XVIII sec., come attesta la presenza di un perno bronzeo, oggi perduto, era probabilmente sollevato. Dal fianco destro il balteus sale diagonalmente sulla spalla sinistra con fitte pieghe, mentre l’umbo fuoriesce dal balteus con la caratteristica forma a U. L’uso di drappeggiare la toga alla maniera del togato Borghese (corrispondente alla tipologia Bb nella classificazione di Goette) si diffonde dall’età augustea e, con rare attestazioni, si conserva fino oltre l’età severiana. 

Per i casi in cui è nota la provenienza, le statue togate potevano avere sia una funzione onoraria in contesti pubblici, sia una funzione privata, in particolare funeraria. 

Nell’esemplare Borghese, le pieghe profondamente scavate dai solchi del trapano mostrano piena organicità nella forma e corposità del tessuto e insieme alla generale naturalezza esecutiva permettono una datazione non più tarda dell’età severiana.

La presenza di una capsa per volumi quale sostegno presso la gamba sinistra ha probabilmente suggerito l’integrazione con una testa antica di filosofo. Nonostante il pessimo stato di conservazione, infatti, nella testa di uomo maturo barbato è possibile riconoscere una generale affinità con le immagini dei filosofi epicurei e, come già sostenuto da Paolo Moreno, si ravvisano elementi fisiognomici caratteristici del ritratto di Ermarco (ca. 250 a.C.): la pettinatura corta sul davanti con leggera scriminatura all’altezza occhio destro, l’andamento quasi orizzontale dell’arcata sopraccigliare, gli occhi piccoli e allungati con palpebre ben rilevate, la barba leggera a ciocche serpeggianti, la piccola bocca dischiusa in atteggiamento di meditazione e le orecchie scoperte. Tale tipo maschile, noto da altre repliche (Kruse-Bertold 1975, nota 388) può essere associato al ritratto di Ermarco tipo A, derivato da una creazione della prima parte del III sec. a.C. –  di cui un esempio è conservato al Museo Nazionale Romano (inv. 125567; Felletti Maj 1953; Belli Pasqua 1987; Caso 2013) ben distinto dal più recente tipo B, datato fra 270-250 a.C., di cui la copia più nota, da Ercolano, è conservata al MANN (inv. 5466; vd. Moesch 2008, n. 74; per una sintesi sulle diverse proposte interpretative e cronologiche si vd. Belli Pasqua 1987 e Paolucci 2001). 

La replica Borghese denota un carattere atono, ascrivibile al trattamento scialbo delle superfici, e può essere datato in età adrianea.

Jessica Clementi




Bibliografia
  • B. M. Felletti Maj (a cura di), Museo Nazionale Romano. I Ritratti, Roma 1953 p. 29 n. 36.
  • V. Kruse-Bertold, Kopienkritische Untersuchungen zu den Porträts des Epikur, Metrodor und Hermarch, Göttingen 1975.
  • R. Belli Pasqua, in Museo Nazionale Romano, Le sculture. Magazzini, I ritratti. Vol, I,9, parte I a cura di E. Ghisellini et alii, Roma 1987 pp. 65-67, n. R36.
  • H. R. Goette, Studien zur römischen Togadarstellungen, Mainz am Rhein 1990 pp. 51-53.
  • F. Paolucci, in Le antichità di Palazzo Medici Riccardi. Le sculture, a cura di V. Saladino, vol.II, Firenze 2001 pp. 131-133, n. 44.
  • V. Moesch, Bustini di Ermarco, in Ercolano. Tre secoli di scoperte, Catalogo della mostra, Napoli, Museo Archeologico Nazionale, 16 ottobre 2008-13 aprile 2009 a cura di M.P. Guidobaldi, Milano 2008 pp. 268-269, n. 74.
  • M. Caso, Ritratto di greco ignoto, cd. Ermarco tipo B, in Palazzo Massimo alla Terme. Le collezioni, a cura di C. Gasparri, R. Paris, Milano 2013 p. 141 n. 83.
  • I. Petrucci, La decorazione scultorea della facciata principale del casino Borghese dall'epoca del principe Camillo ai giorni nostri. Nuove ricerche per la collezione di antichità, in “Archeologia Classica”, 65 2014 pp. 181-216, in part. pp. 190 197.
  • Schede di catalogo 12/01008376-01008585, P. Moreno 1979; aggiornamento G. Ciccarello 2021