La statua virile, fortemente corrosa per la lunga esposizione agli agenti esterni, rappresenta un togato con la gamba sinistra portante e la destra lievemente flessa e scartata di lato. Il personaggio indossa la tunica e una ampia toga che avvolge il corpo. Il panneggio è sostenuto dall’avambraccio sinistro proteso in gesto di offerta, mentre il destro, restaurato e integrato già nel XVIII sec, era probabilmente sollevato. Le pieghe profondamente scavate dai solchi del trapano mostrano piena organicità nella forma e corposità del tessuto e insieme alla generale naturalezza esecutiva suggeriscono una datazione non più tarda dell’età severiana. La testa di uomo maturo barbato, non pertinente, mostra una generale affinità con le immagini del filosofo epicureo Ermarco (ca. 250 a.C.) e può essere datata, sulla base di aspetti tecnici e stilistici, in età adrianea.
Collezione Borghese documentata dal 1837. Acquisto dello Stato, 1902.
Nell’ambito delle operazioni di restauro strutturale delle fabbriche di Villa Pinciana, nel 1837 l’architetto Luigi Canina predispose l’allestimento di sculture sulla facciata principale, inserendo la statua virile in esame, di ignota provenienza, in una delle due nicchie disposte simmetricamente al centro delle tre finestre inferiori della facciata principale del Casino, fra le edicole che ospitano l’Eracle e della Statua femminile ammantata (Petrucci 2014, p. 190).
La statua virile, fortemente corrosa per la lunga esposizione agli agenti esterni, rappresenta un togato con la gamba sinistra portante e la destra lievemente flessa e scartata di lato. Il personaggio indossa la tunica e una ampia toga virilis che avvolge il corpo formando un largo sinus fino al ginocchio. Il panneggio è sostenuto dall’avambraccio sinistro proteso in gesto di offerta, mentre il destro, restaurato e integrato già nel XVIII sec., come attesta la presenza di un perno bronzeo, oggi perduto, era probabilmente sollevato. Dal fianco destro il balteus sale diagonalmente sulla spalla sinistra con fitte pieghe, mentre l’umbo fuoriesce dal balteus con la caratteristica forma a U. L’uso di drappeggiare la toga alla maniera del togato Borghese (corrispondente alla tipologia Bb nella classificazione di Goette) si diffonde dall’età augustea e, con rare attestazioni, si conserva fino oltre l’età severiana.
Per i casi in cui è nota la provenienza, le statue togate potevano avere sia una funzione onoraria in contesti pubblici, sia una funzione privata, in particolare funeraria.
Nell’esemplare Borghese, le pieghe profondamente scavate dai solchi del trapano mostrano piena organicità nella forma e corposità del tessuto e insieme alla generale naturalezza esecutiva permettono una datazione non più tarda dell’età severiana.
La presenza di una capsa per volumi quale sostegno presso la gamba sinistra ha probabilmente suggerito l’integrazione con una testa antica di filosofo. Nonostante il pessimo stato di conservazione, infatti, nella testa di uomo maturo barbato è possibile riconoscere una generale affinità con le immagini dei filosofi epicurei e, come già sostenuto da Paolo Moreno, si ravvisano elementi fisiognomici caratteristici del ritratto di Ermarco (ca. 250 a.C.): la pettinatura corta sul davanti con leggera scriminatura all’altezza occhio destro, l’andamento quasi orizzontale dell’arcata sopraccigliare, gli occhi piccoli e allungati con palpebre ben rilevate, la barba leggera a ciocche serpeggianti, la piccola bocca dischiusa in atteggiamento di meditazione e le orecchie scoperte. Tale tipo maschile, noto da altre repliche (Kruse-Bertold 1975, nota 388) può essere associato al ritratto di Ermarco tipo A, derivato da una creazione della prima parte del III sec. a.C. – di cui un esempio è conservato al Museo Nazionale Romano (inv. 125567; Felletti Maj 1953; Belli Pasqua 1987; Caso 2013) ben distinto dal più recente tipo B, datato fra 270-250 a.C., di cui la copia più nota, da Ercolano, è conservata al MANN (inv. 5466; vd. Moesch 2008, n. 74; per una sintesi sulle diverse proposte interpretative e cronologiche si vd. Belli Pasqua 1987 e Paolucci 2001).
La replica Borghese denota un carattere atono, ascrivibile al trattamento scialbo delle superfici, e può essere datato in età adrianea.
Jessica Clementi