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Statua di fanciullo togato

Arte romana


La statua rappresenta un fanciullo stante sulla gamba destra portante, con la sinistra flessa e scartata di lato. Il personaggio indossa tunica e ampia toga che avvolge il corpo formando un largo rimbocco fino al ginocchio. Il panneggio è trattenuto al fianco dalla mano destra, mentre a sinistra è sostenuto dall’avambraccio proteso, con rotolo in mano. Ai piedi indossa i calcei patricii, tipica calzatura dei membri della casa imperiale e privati di rango patrizio. La testa, moderna, è probabilmente stata aggiunta in occasione del restauro ottocentesco. L’iconografia ufficiale del cittadino romano togato viene adottata anche per i fanciulli a partire dai rilievi dell’Ara Pacis di età augustea, quando l’indumento assume un forte valore rappresentativo. Elementi stilistici permettono di inquadrare l’esemplare Borghese, con possibile funzione onoraria o funeraria, in età neroniana.


Scheda tecnica

Inventario
CLXXXV
Posizione
Datazione
I sec. d.C.
Tipologia
Materia / Tecnica
marmo di Luni
Misure
altezza senza plinto cm 123, testa cm 20
Provenienza

Collezione Borghese, citato nell’Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C, p. 50, n. 134 (sala V). Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • 1996-1997, Liana Persichelli

Scheda

La statua, di piccole dimensioni, rappresenta un fanciullo togato con gamba destra portante, mentre la sinistra era lievemente flessa e scartata di lato. Il personaggio indossa tunica e ampia toga praetexta che avvolge il corpo formando un largo sinus fino al ginocchio. Il panneggio è trattenuto al fianco dalla mano destra, mentre a sinistra è sostenuto dall’avambraccio proteso, con volumen in mano. Dal fianco destro il balteus sale diagonalmente sulla spalla sinistra con fitte pieghe, mentre l’umbo, di dimensioni ridotte, fuoriesce dal balteus con la caratteristica forma ad U. Ai piedi indossa i calcei patricii, con quattro corrigiae fissate da due nodi sovrapposti, tipica calzatura dei membri della casa imperiale e privati di rango patrizio. La testa, moderna, è probabilmente stata aggiunta in occasione del restauro ottocentesco, quando la scultura – che secondo in Nibby poteva forse provenire dagli scavi di Gabi – venne esposta in sala V.

Gli elementi del drappeggio, che cela quasi integralmente il giovane corpo, sono tipici della prima età imperiale: confronti più stretti sono possibili con esemplari di età giulio claudia, quali la statua-ritratto di principe-fanciullo (Nerone?), con toga e bulla, rinvenuta nell’area del Capitolium di Luni (Cadario 2015).

L’iconografia ufficiale del civis romanus togato viene adottata anche per i fanciulli a partire dai rilievi dell’Ara Pacis di età augustea. È, infatti, a partire dal principato di Augusto che si accentua l’adozione della statua togata, in analogia con il forte valore rappresentativo attribuito dal princeps a questo indumento, in particolare nella variante velato capite.

Come l’acconciatura, anche l’abbigliamento ricopriva una funzione importante nella definizione dello status sociale e religioso: intorno all’età di 15 o 16 anni i fanciulli deponevano, infatti, la toga praetexta offrendola a Eracle o ai Lari domestici e indossavano quella virile, detta libera o pura, con la quale sfilavano nel Foro ed erano ufficialmente accolti nel corpo civico. Nella scultura Borghese manca il simbolo dell’infanzia, la bulla, il ciondolo circolare spesso riprodotto in questo periodo sia nella statuaria iconica privata, a testimonianza della nascita libera esplicitata in particolare nel caso di figli di liberti, sia in quella ufficiale, in cui contraddistingue i principi che non hanno ancora raggiunto la maggiore età. 

Nei casi in cui è nota, la provenienza delle statue togate conservate ne attesta l’utilizzo in funzione onoraria in contesti pubblici, ma non è da escludere la destinazione di alcuni degli esemplari anche alla sfera privata, in particolare funeraria.

L’uso di drappeggiare la toga alla maniera del togato Borghese – che rientra nel gruppo Ba della tipologia elaborata del Goette – si diffonde dall’età augustea e, con rare attestazioni, si conserva fino all’età severiana, tuttavia elementi stilistici permettono di inquadrare la scultura in esame in età neroniana. 

Jessica Clementi




Bibliografia
  • A. Nibby, Monumenti scelti della Villa Borghese, Roma 1832, p. 99.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1840, p. 20, n. 5.
  • A. Nibby, Roma nell’anno 1838, Roma 1841, p. 921, n. 5.
  • Indicazione delle opere antiche di scultura esistenti nel primo piano della Villa Borghese, Roma 1854 (1873), p. 22, n. 5.
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 42.
  • G. Giusti, La Galerie Borghèse et la Ville Humbert Premier à Rome, Roma 1904, p. 31.
  • P. Della Pergola, La Galleria Borghese in Roma, Roma 1954, p. 19.
  • R. Calza, Catalogo del Gabinetto fotografico Nazionale, Galleria Borghese, Collezione degli oggetti antichi, Roma 1957, p. 13, n. 109.
  • P. Moreno, Museo e Galleria Borghese, La collezione archeologica, Roma 1980, p. 17.
  • H. R. Goette, Studien zur römischen Togadarstellungen, Mainz am Rhein 1990, p. 128, n. Ba 309, tav. 12,2.
  • P. Moreno, A. Viacava, I marmi antichi della Galleria Borghese. La collezione archeologica di Camillo e Francesco Borghese, Roma 2003, pp. 222-223, n. 207.
  • M. Cadario, Gli spazi pubblici di rappresentazione tra memoria civica e celebrazione imperiale a Luni e in Cisalpina, in S. Agusta- Boularot, E. Rosso (a cura di), Signa et Tituli. Monuments et espaces de représentation en Gaule Méridionale sous le regard croisé de la sculpture et de l’épigraphie, “Bibliotheque d’Archeologie Mediterraneenne et Africaine” 18, 2015, pp. 95 ss., n. 2C.
  • Scheda di catalogo 12/01008465, P. Moreno 1979; aggiornamento G. Ciccarello 2021