Il bronzetto patinato raffigura una figura femminile con lungo chitone, la tunica, e himation, il mantello. Il panneggio, trattenuto dalle braccia piegate in avanti, compie un ampio arco tondeggiante sopra il capo. La piccola statuetta è da identificare con il tipo iconografico dell’Iside Pharia, provvista del copricapo lunare.
Nel deposito della Palazzina Borghese è custodita una serie di bronzetti miniaturistici di soggetto differente che non risulta menzionata negli inventari e nella bibliografia della collezione archeologica. In un intervento settecentesco attribuito all’orafo Luigi Valadier il bronzetto viene applicato su una lunga cornice dorata come elemento decorativo alternato ad altre tre figurine simili e tre quadretti dipinti.
Sulla base di osservazioni stilistiche l’opera è da considerare una replica inquadrabile nella metà del I secolo d.C. di un archetipo di epoca alessandrina, risalente al III a.C.
Collezione Borghese, documentato nel 1773. Acquisto dello Stato, 1902.
La statuetta rappresenta una figura femminile stante con le gambe parallele dritte e il volto coinvolto in una leggera torsione verso destra. Indossa un ampio e lungo chitone, una tunica, che lascia scoperti solo i piedi, trattenuto in vita da una cintura. La veste aderisce sinuosa alle forme del corpo lasciando intravedere l’ombelico reso da un puntino. Sul busto lascia scoperta la spalla sinistra e si arriccia in voluminose pieghe svolazzanti. Le braccia, flesse e protese in avanti, trattengono l’himation, il mantello, che compie una vistosa velificatio sopra la figura. Sul capo, coperto da corti boccoli ondulati, troneggia la falce lunare provvista di un elemento sporgente. Il volto, dai tratti consumati, ha occhi tondeggianti e sporgenti, evidenziati da un solco circolare inciso. Il naso è largo e le labbra carnose. La figura richiama il modello iconografico dell’Artemide, caratterizzata dal copricapo decorato dalla falce di luna ma l’elemento superiore sporgente ha indotto il Lippold ha indicare nella figura una rappresentazione dell’Iside Pharia derivante da un originale di epoca alessandrina di III secolo a.C. di cui l’opera Borghese sarebbe una delle numerose repliche note (1950, p. 345, nota 6).
La statuetta è conservata nei depositi della Palazzina Borghese insieme a una serie di bronzetti miniaturistici di soggetto eterogeneo dei quali non risulta menzione negli Inventari e nella bibliografia riguardante la collezione archeologica. La Minozzi nel 2019 ricorda una nota di pagamento, datata al 1773 e rinvenuta da Gonzàlez-Palacios, riguardante i restauri dell’orafo Luigi Valadier su vari bronzetti definiti “alcune figurine accomodate”, nei quali l’autrice individua il gruppo in esame (1993, pp. 37, 50). Il documento riporta l’integrazione di parti mancanti e l’applicazione delle figurine su supporti lignei dorati che l’autrice attribuisce allo stesso Valadier (2019, pp. 192-195). La figurina femminile è posta, insieme ad altri tre bronzetti interpretati come Ercole in assalto, Artemide e Atena (invv. CCXCVIII, CCLXXXV, CCLXXXVI), come elemento di separazione di piccoli dipinti su una lunga cornice. In occasione della mostra “Valadier. Splendore nella Roma del Settecento”, svoltasi nel 2019 presso la Galleria Borghese, sulla figura sono state eseguite analisi EDXRF che ne hanno confermato l’originalità e indicato una composizione di bronzo ternario rivestito di una patina dipinta. L’opera è da considerare una replica inquadrabile nella metà del I secolo d.C.
Giulia Ciccarello