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Statuetta di Asklepios restaurata quale Zeus

Arte romana


La statuetta può forse coincidere con la “statua di Giove con fulmine” su colonna di porfido con capitello corinzio che il Montelatici ricorda nel II Recinto oppure con una delle due “statue picciole di Giove” collocate, secondo le descrizioni di Manilli e di Montelatici, nel Salone.

Di dimensioni minori del vero, rappresenta una figura virile con mantello drappeggiato intorno alle gambe e ai fianchi, che avvolge anche la spalla sinistra, scendendo lungo il braccio sinistro piegato sul fianco. Solo il torso e il panneggio del mantello intorno ai lombi e sulla spalla sono antichi: la testa, il braccio destro sollevato con l’attributo del fulmine e tutta la metà inferiore sono integrazioni inserite dal restauratore moderno, volte a inquadrare la scultura come Giove. Il tipo iconografico deriva infatti da modelli fidiaci di V secolo a.C., quali il tipo “Zeus di Dresda”, ma si ritrova frequentemente anche nell’iconografia di Asclepio (Esculapio per i Romani), cui potremmo ricondurre l’esemplare Borghese, databile alla prima età severiana.


Scheda tecnica

Inventario
XVIII
Posizione
Datazione
inizio III sec. d.C.
Tipologia
Materia / Tecnica
marmo di Luni
Misure
altezza senza plinto cm 127 (antico cm 45)
Provenienza

Collezione Borghese (ante 1650, Manilli, p. 56 o ante 1700, Montelatici, pp. 79, 195); Inventario Fidecommissario Borghese 1833, C, p. 41, n. 2. Acquisto dello Stato, 1902.

Conservazione e Diagnostica
  • 1990/91 - Istituto Centrale del Restauro
  • 2008 - Consorzio Capitolino

Scheda

La statua, di dimensioni minori del vero, raffigura una figura virile stante sulla gamba sinistra, mentre la destra è flessa; sulla base dell’attributo del fulmine può essere riconosciuta come Giove. La figura indossa un himation drappeggiato intorno alle gambe e ai fianchi, che avvolge anche la spalla sinistra, scendendo lungo il braccio sinistro piegato sul fianco. Solo il torso e il panneggio del mantello intorno ai lombi e sulla spalla sono antichi; la testa, il braccio destro sollevato con l’attributo, parte del deltoide e tutta la metà inferiore sono integrazioni inserite dal restauratore moderno, volte a inquadrare la scultura come Giove (come accaduto per un altro esemplare analogo conservato nel Deposito, CCLIII).

Il tipo iconografico a torso nudo e himation deriva, infatti, da modelli fidiaci di V secolo a.C., quali il tipo “Zeus di Dresda”, il cui prototipo risale al 440-430 a.C., con varie repliche di età adrianea e antonina (quella di Dresda proviene forse da Villa Adriana; Canciani 1997, p. 433, n. 122), ma si ritrova frequentemente anche nell’iconografia di Asclepio (Esculapio per i Romani), cui potremmo ricondurre l’esemplare Borghese.

L’immagine più nota del dio della medicina, figlio di Apollo e Coronide o – secondo altre versioni del mito – Arsinoe, è senza dubbio quella raffigurata dal cd. tipo Amelung, il cui archetipo venne realizzato nel V secolo a.C. da maestranze argive attive ad Epidauro, nel principale santuario della divinità (si veda una variante in sala VI, CIC). Solo nel 293 a.C., quando la città fu colpita dalla peste, i Romani inviarono nella città greca un’ambasceria per portare a Roma il sacro serpente, signum Aesculapii, come rimedio alla pestilenza e questi scelse l’isola Tiberina come luogo dove sarebbe dovuto sorgere il santuario del dio (Liv., Storia Romana, XI, 12-13; sul mito e il culto del dio in Grecia e nel mondo romano, si vd. De Miro, Sfameni Gasparro e Calì 2009)

Nell’ambito della revisione della classificazione elaborata da Marion Meyer dei numerosi tipi di statue e torsi attribuiti al dio della medicina, l’esemplare Borghese può essere avvicinato al tipo “London-Eleusis”, variante – insieme al tipo “Atene-Macerata” – dell’Asclepio Giustini. Secondo la studiosa l’archetipo sarebbe da individuare in un originale bronzeo creato ad Atene intorno al 380 a.C. e rielaborato nella seconda metà del secolo dal prototipo del tipo “Atene-Macerata” e “London-Eleusi”. Quest’ultimo si caratterizza per la disposizione del mantello drappeggiato orizzontalmente sotto l’ombelico, con un lembo di forma triangolare che ricopre il ventre (Meyer 1988, pp. 141–149; Berger 1990, pp. 208-209, tipo IIIb; Capaldi 2009).

Fra le numerose repliche note del tipo London-Eleusi, quella più vicina all’esemplare Borghese è la colossale statua proveniente dal Ginnasio di Salamina di Cipro, datata al II sec. d.C. (Holtzmann 1984, p. 882, n. 236). Aspetti tecnici e stilistici suggeriscono una datazione della statuetta Borghese alla prima età severiana.

Secondo la proposta di Moreno (Moreno, Viacava 2003, p. 90), l’esemplare Borghese potrebbe coincidere con la “statua di Giove con fulmine” su colonna di porfido con capitello corinzio che il Montelatici ricorda nel II Recinto, oppure con una delle due “statue picciole di Giove” della primitiva raccolta, antecedente alla vendita di antichità a Napoleone Bonaparte, collocate secondo Manilli e Montelatici nel Salone, quali quella su colonna di porfido o quella su colonna di breccia rossa.

Jessica Clementi




Bibliografia
  • I. Manilli, Villa Borghese fuori di Porta Pinciana, Roma 1650, p. 56.
  • D. Montelatici, Villa Borghese fuori di Porta Pinciana con l’ornamenti che si osservano nel di lei Palazzo, Roma 1700, p. 79, 195.
  • P. Moreno, Museo e Galleria Borghese, La collezione archeologica, Roma 1980, p. 8.
  • P. Moreno, S. Staccioli, Le collezioni della Galleria Borghese, Milano 1981, p. 101.
  • M. Meyer, Erfindung und Wirkung: Zum Asklepios Giustini, in “Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts. Athenische Abteilung”, 103, 1988, pp. 119–159.
  • B. Berger, Zwei Köpfe und ein Torso von Asklepios-statuen, in Antike Kunstwerke aus der Sammlung Ludwig 3: Skulpturen, ed. E. Berger, Mainz 1990, pp. 183–210.
  • B. Holtzmann, s.v. Asklépios, in “Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae”, II, Zürich 1984, pp. 863-897, in part. p. 884 n. 261 tavola 655.
  • F. Canciani, s.v. Zeus/Iuppiter, in “Lexicon Iconographicum Mythologiae Classicae”, VIII, Zürich 1997, pp. 421-470, in part. p. 433, n. 122.
  • P. Moreno, A. Viacava, I marmi antichi della Galleria Borghese. La collezione archeologica di Camillo e Francesco Borghese, Roma 2003, pp. 90-91, n. 46.
  • C. Capaldi, Statua di Asclepio tipo Giustini, in C. Gasparri (a cura di), Le sculture Farnese. I. Le sculture ideali, Verona 2009, pp. 118-120, n. 52.
  • E. De Miro, G. Sfameni Gasparro e V. Calì (a cura di), Il culto di Asclepio nell’area mediterranea. Atti del convegno internazionale, Agrigento 20-22 novembre 2005, Roma 2009.
  • Scheda di catalogo 12/99000425, G. Ciccarello 2021.