La statuetta, di ridotte dimensioni, raffigura il tipo del “Vecchio Sileno seduto” derivante da modelli iconografici di età tardo-ellenistica ispirati a prototipi Lisippei. La figura, a differenza di altre repliche note, mostra una corporatura muscolosa e forte con pettorali ben definiti. Il corpo è coperto solo nella parte inferiore da un morbido panneggio. Nelle mani sorregge un grappolo d’uva e una coppa con alto stelo. Il volto, dalla fitta barba a riccioli e folta capigliatura, presenta sulla fronte due corimbi, infiorescenze simili a un grappolo mentre il capo è coronato da un nastro sottile.
L’opera risulta menzionata nella Galleria Borghese nel 1832, nella seconda camera e successivamente, dal 1893, nella terza stanza al piano superiore, dove compare fino al 1910.
Collezione Borghese, ricordata nella Villa nel 1832, nella seconda camera (Nibby, p. 81); dal 1893 al 1910 è esposta nella terza stanza al piano superiore (Venturi 1893, p. 83; Giusti 1803, p. 42; Bianchi 1910, p. 60). Acquisto dello Stato, 1902.
La statuetta, di piccole dimensioni, raffigura un Sileno di età matura seduto su uno sgabello fornito di un alto cuscino, il pulvinus. Il corpo, dalle forme massicce, con torso muscoloso ed eretto, è coperto da un mantello che partendo dalle spalle ricopre l’intera schiena e le gambe. Il panneggio, dalla resa elegante e raffinata, aderisce alle forme anatomiche e crea sul ventre delle pieghe orizzontali ricadendo sotto l’avambraccio sinistro. Le braccia sono piegate in avanti; nella mano sinistra stringe una kylix, una coppa, munita di alto stelo, che poggia sul ginocchio sinistro, in quella destra tiene un grappolo di uva. La testa, leggermente volta verso sinistra, è coronata da una sottile fascetta che termina con due corimbi all’altezza della fronte. I capelli, organizzati in lunghe e mosse ciocche, lasciano scoperte le orecchie a punta. La barba è resa da riccioli spiraliformi suddivisi al centro che arrivano a coprire il collo e sul labbro superiore sono presenti folti baffi. Il volto, appena sorridente, ha occhi semichiusi. I piedi sono calzati da un paio di sandali chiusi posteriormente e provvisti di doppie corregge laterali congiunte sul davanti. Le strisce di cuoio sono poste nella parte inferiore tra l’alluce e il secondo dito e sono decorate da un motivo a rombo che nasconde le giunture; sul dorso del piede, sono provviste di un lembo di cuoio rettangolare. L’opera appare restaurata nel panneggio, nella testa e nel braccio sinistro e sulla superficie posteriore sono visibili ampie macchie di colore marrone.
La scultura riproduce il tipo del Vecchio Sileno assiso in atto di libare, considerato un modello iconografico di età tardo-ellenistica ispirato a prototipi lisippei. Un pertinente confronto si può individuare con tre statue di soggetto analogo: una conservata nel Palazzo Nuovo dei Musei Capitolini, nella quale la figura, dall’aspetto senile e con forme pesanti, è seduta su una cista moderna (Polito 2010, pp. 282-286); una seconda, custodita a Port Sunlight presso la Lady Lever Art Gallery, nella quale la divinità è adagiata su una roccia (Waywell 1986, p. 83, n. 23, figg. 18-19) e un’ultima proveniente dalla collezione Mattei a Roma (Guerrini 1982, p. 42).
La scultura si ritrova citata per la prima volta nella seconda camera della Galleria Borghese dal Nibby, nel 1832: “statuina assisa di marmo pario alta pal. 2 on. 3 […] sopra un bel rocchio di granito rosso” (p. 81). L’autore ritiene che la caratterizzazione del volto sia da riferire a un ritratto, piuttosto che alla rappresentazione ideale di Bacco, e vi riconosce il poeta Anacreonte, ipotizzando che le braccia, di restauro, potessero originariamente essere poste nell’atto di suonare la lira.
Dal 1893 l’opera è ricordata nella terza stanza al piano superiore, dove risulta attestata fino al 1910 (Venturi 1893, p. 83; Giusti 1903, p. 42; Bianchi 1910, p. 60).
In base all’analisi stilista e all’osservazione dei confronti l’opera è da ritenere una replica inquadrabile nel II secolo d.C.
Giulia Ciccarello