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Storie di Giuseppe Ebreo: Giacobbe apprende la notizia della presunta morte di Giuseppe

Antonio di Donnino del Mazziere

(notizie fine sec. XV - m. 1547)

Entrato nella raccolta piuttosto tardi come opera di autore ignoto, il dipinto è stato a lungo associato al nome del Bachiacca sulla base di analogie con le Storie di Giuseppe realizzate dall’artista e conservate in Galleria. L’attribuzione è oggi per lo più attestata sul nome di Antonio di Donnino del Mazziere.


Scheda tecnica

Inventario
463
Posizione
Datazione
Secondo-terzo decennio del XVI secolo
Tipologia
Periodo
Materia / Tecnica
olio su tavola
Misure
cm 78 x 173
Provenienza

Roma, Collezione Borghese, Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 20. Acquisto dello Stato, 1902.

Mostre
  • 1956, Firenze, Palazzo Strozzi
Conservazione e Diagnostica
  • 1992 ICR (disinfestazione)
  • 1996 ENEA (indagini diagnostiche)
  • 2012 EMMEBI (indagini); Paola Tollo (restauro)

Scheda

L’opera è ricordata per la prima volta negli Elenchi fidecommissari del 1833 come di autore ignoto. Morelli (1897) la riferì a Francesco Ubertini detto il Bacchiacca, raccordandola alle storie di Giuseppe di mano del pittore conservate nella Galleria Borghese (invv. 425, 427, 440, 441) e supponendo che anch’essa facesse parte della decorazione della camera nuziale di Pier Francesco Borgherini a Firenze citata da Vasari. L’attribuzione al Bacchiacca e la provenienza Borgherini venne accolta da Berenson (1936), Venturi (1893), Longhi (1928) e Della Pergola (1959), mentre De Rinaldis (1948) suggeriva il nome del Franciabigio e Carlo Gamba (1957) quello del Sogliani. Nella sua ricostruzione della figura di Antonio di Donnino del Mazziere, Zeri (1962) la riferiva a quest’ultimo collegandola a un gruppo di opere da lui attribuite all’artista, ricordato da Vasari come allievo del Franciabigio. Notando nel dipinto “un certo qual stento disegnativo nel rendere i tipi e la scultura “senza errore” del Franciabigio, di Andrea e dei loro seguaci” (ivi, p. 234), Zeri lo riconduceva all’ambito di un gruppo di pittori attivi a Firenze nella prima metà del Cinquecento da lui definiti “eccentrici”. Lo studioso, inoltre, poneva in rapporto la tavola con un’opera già presso la collezione Weitzner a New York (Zeri 1962, p. 232, fig. 28) “la cui somiglianza con il pannello della Borghese è tale che ci si chiede se ambedue non facciano parte di una stessa serie.”

Anche Nikolenko (1966) respingeva l’attribuzione al Bacchiacca, senza tuttavia proporre un altro nome cui riferire il dipinto.

Antonio di Donnino del Mazziere proveniva da una famiglia di artisti. Sia il padre Donnino che lo zio Agnolo del Mazziere, infatti, furono pittori. Agnolo faceva parte del gruppo di artisti chiamati a Roma nel 1507-1508 da Michelangelo come consulente per la Cappella Sistina (cfr. Forlani 1960). Suo padre era a capo della bottega dei fratelli, e sembra probabile che il giovane Antonio vi abbia ricevuto una prima formazione, anche se Vasari lo annotò come allievo del Franciabigio.

Nell’opera sono descritti simultaneamente due episodi tratti delle Storie di Giuseppe ebreo (Genesi 37:12-36). Giacobbe, l’anziano barbuto con aureola, compare nei due estremi della tavola; sulla destra è in colloquio con il giovane figlio Giuseppe il quale, essendo da lui prediletto, attira le invidie dei fratelli. Questi, non avendo il coraggio di ucciderlo, dopo averlo calato in una cisterna, lo vendono agli Ismaeliti. Questo episodio si scorge in secondo piano, mentre sul proscenio Giacobbe ascolta il falso racconto della morte del figlio.

Elisa Martini




Bibliografia
  • F. Fantozzi, Guida di Firenze, Firenze 1842, p. 117.
  • G. Piancastelli, Catalogo dei quadri della Galleria Borghese, in Archivio Galleria Borghese, 1891, p. 439.
  • A. Venturi, Il Museo e la Galleria Borghese, Roma 1893, p. 213.
  • G. Morelli, Della Pittura Italiana. Studi Storici Critici: Le Gallerie Borghese e Doria Pamphili in Roma, Milano 1897, p. 95, 102.
  • M. Tinti, Francesco Bachiacca e i suoi arazzi, in “Dedalo”, I, 1920, pp. 805-806.
  • A. McComb, Francesco Ubertini (Bachiacca), in “The Art Bullettin”, VIII, 1926, p. 167.
  • R. Longhi, Precisioni nelle Gallerie Italiane, I, La R. Galleria Borghese, Roma 1928, p. 222.
  • B. Berenson, Pitture Italiane del Rinascimento: catalogo dei principali artisti e delle loro opere con un indice dei luoghi, Milano 1936, p. 31.
  • B. Berenson, The Drawings of the Florentine Painters, Chicago 1938, I, p. 298.
  • A. De Rinaldis, Catalogo della Galleria Borghese in Roma, Roma 1948, p. 58.
  • P. della Pergola, Itinerario della Galleria Borghese, Roma 1951, p. 37.
  • L. Berti, Note brevi su inediti toscani, in “Bollettino d’Arte”, XXXVII, 1952, p. 258.
  • C. Gamba, Antonio di Donnino, in “L’Arte”, XXI, 1957, p. 7.
  • Il Pontormo e del primo Manierismo fiorentino, catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Strozzi, 24 marzo-15 luglio 1956), a cura di L. Berti, Firenze 1956, pp. 110-111, n. 144.
  • A. Pigler, Barockthemen. Eine Auswahl von Verzeichnissen zur Ikonographie des 17. und 18. Jahrhunderts, I, Budapest 1956, p. 70.
  • P. della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, II, Roma 1959, pp. 15-16, n. 12.
  • S.J. Freedberg, Painting of the high Renaissance in Rome and Florence, Cambridge, Mass. 1961, p. 499.
  • L. Nikolenko, Francesco Ubertini called Il Bacchiacca, Locust Valley, N.Y. 1966, p. 77.
  • F. Zeri, Eccentrici fiorentini: I, in “Bollettino d’arte”, 47, 1962, pp. 233-234, p. 231, fig. 27.
  • R. Longhi, Edizione delle opere complete. II. Saggi e ricerche 1925-1928, 2 voll., Firenze 1967, I, p. 354.
  • P. Moreno, C. Stefani, Galleria Borghese, Milano, 2000, p. 283, n. 1.
  • K. Herrmann Fiore, Museo e Galleria Borghese. Roma scopre un tesoro. Dalla pinacoteca ai depositi un museo che non ha più segreti, San Giuliano Milanese 2006, p. 151.
  • A. Forlani, Agnolo, di Domenico di Donnino, detto il Mazziere, in Dizionario Biografico degli Italiani, volume 1, 1960.