Splendida tazza in marmo rosso antico: sul piede modanato con listello, toro, gola dritta di base si sviluppa uno stelo interrotto orizzontalmente da un nodo sottile e concluso da modanature a becco di civetta su cui si ripetono gola dritta di base e listello. Sulla coppa circolare si innestano con una terminazione a campanula sei elementi a peduncolo, incrociati a due a due a formare tre manici che si concludono in un motivo a foglia sotto l’orlo della tazza, a becco di civetta. All’interno della coppa si trova un motivo di grandi foglie ricorrenti, con evidente nervatura al centro e bordo ondulato che ricordano l’alloro, al centro delle quali è raffigurata una testa di Medusa.
L’esecuzione è attribuita a Lorenzo Cardelli con datazione 1781-1782, sulla base dell’interpretazione di alcuni documenti di pagamento e dell’analisi stilistica dell’opera, che per la raffinatezza del disegno e la finezza di intaglio ricorda altri lavori dello scultore presenti nella collezione Borghese.
La tazza si caratterizza per il fantasioso elemento decorativo dei tre manici finemente annodati. All'interno della coppa è un bel motivo di grandi foglie ricorrenti, con al centro una testa di Medusa, evidente citazione della celebre scultura conservata all’epoca nella collezione Rondanini.
La virtuosistica lavorazione del marmo, l’equilibrata combinazione di forme riprese dall’antico ed originali e delicati elementi decorativi hanno condotto la critica ad attribuire concordemente la tazza a Lorenzo Cardelli. L’artista possedeva un celebre studio in Via Condotti dove restaurava pezzi antichi e scolpiva opere decorative, che riscossero l’apprezzamento anche del collega Antonio Canova, che gli fece visita nel novembre 1779. A supporto dell’attribuzione sono stati portati pagamenti a suo nome rinvenuti nell’Archivio Borghese in Vaticano che, pur non riferiti espressamente all’opera in oggetto, si collocano nello stesso periodo in cui venne acquistata la tazza di alabastro giallo (inv. CI) che le faceva da pendant nella sala del Sileno (Faldi, 1954, p. 48). L’esecuzione dell’opera si verrebbe a collocare quindi tra il 1781 e il 1782, una datazione sostenuta anche dal fatto che, proprio nei primi anni Ottanta, Cardelli risulta impegnato in numerosi lavori di scultura per Marcantonio Borghese.
Coevo alla tazza è probabilmente il basamento a colonna scanalata con capitello decorato da un motivo a palmetta, su cui risulta collocata, secondo una citazione del 1873, nella galleria al pianterreno (Indicazione, I, p. 20); precedentemente l’opera era esposta con il suo pendant su un tavolo nella sala VIII (Lamberti, Visconti, 1796, II, p. 86); dal 1948 e fino al 2000 è invece documentata nella sala Egizia.
L’eleganza dei dettagli decorativi risulta esaltata dal marmo rosso utilizzato per l’esecuzione del manufatto: si tratta di una pietra estratta nell’antichità in cave situate sul promontorio di capo Tenaro, nel Peloponneso, il cui particolare colore era determinato dalla consistente presenza di ematite. La tazza è stata intagliata in un blocco di particolare pregio, la cui uniformità cromatica è interrotta soltanto da rare venature.
Sonja Felici