Già attribuito a Federico Barocci e poi riferito all’ambito di Raffaello, questo piccolo dipinto figura nella collezione Borghese solo a patire dal 1833. Esso mostra chiari rapporti con la produzione di Barocci, come visibile confrontandolo con le opere autografe conservate nella Galleria Borghese, in particolare la testa del San Girolamo e quella di Anchise nella Fuga di Enea da Troia. Pur considerando tali evidenze questa pittura risulta di qualità inferiore rispetto allo standard del Barocci, pertanto è ritenuta di un suo seguace, forse di ambito senese.
fine ‘800 cm. 41 x 107,5 x 5,6
Inventario Fidecommissario Borghese 1833, p. 23, n. 8. Acquisto dello Stato, 1902.
Questo piccolo dipinto a olio su carta incollata su tela, rappresentante uno studio di una testa di vecchio, risulta elencato per la prima volta nell’inventario fidecommissario del 1833. L’opera è stata attribuita da Adolfo Venturi (1893, p. 107) a Federico Barocci, parere non condiviso da Roberto Longhi (1928, p. 193) che l’ha ricondotta ad un seguace di Raffaello e datata intorno alla metà del Cinquecento. Successivamente Paola Della Pergola (1959, pp. 70-71) è tornata ad accostare il dipinto alla maniera di Barocci sulla base di appropriati confronti con opere autografe come la testa di Anchise nella Fuga di Enea da Troia o quella del San Girolamo della Galleria Borghese (inv. nn. 68 e 403), ma anche quella dell’apostolo in ultimo piano nell’Eucarestia in Santa Maria sopra Minerva a Roma. Questi confronti – come notato dalla stessa Della Pergola – se da una parte fanno emergere rapporti molto stretti con la produzione del maestro urbinate, dall’altra indicano che il dipinto non possa essere a lui attribuito in quanto mostra un’esecuzione meno fine rispetto al suo standard abituale. Per tali motivi l’opera è esclusa dalle monografie sul Barocci ed è ritenuta di un suo seguace. Nella fattispecie, secondo Kristina Herrmann Fiore (2006, p. 57), potrebbe trattarsi di un pittore senese della fine del Cinquecento.
Pier Ludovico Puddu